Nel “secolo breve” il cimitero italiano diventa, definitivamente, servizio pubblico.
La promessa ottocentesca di un recinto comune per tutti si traduce in pratiche standardizzate, registrazioni uniformi e – soprattutto nel secondo dopoguerra – in una meccanica edilizia capace di moltiplicare i posti feretro (tumulazione seriale a loculi).
Su questo sfondo si affermano tre linee direttrici:
- 1) universalità dell’inumazione in campo comune come soglia minima di tutela;
- 2) persistenza della monumentalità (con picchi nel Ventennio) quale linguaggio della distinzione sociale;
- 3) razionalizzazione tecnico-amministrativa con regole nazionali sempre più precise, oggi riconducibili al D.P.R.
