Ma è veramente preoccupante per il Paese il livello di mortalità attuale da COVID-19?

È da mesi che oltre al bollettino giornaliero dei contagi da COVID-19, sui vari media, viene diffusa la quantità di defunti in presenza di COVID-19. E anche in questi giorni è una sorta di mantra quello del prestare attenzione ad un numero che dovrebbe far paura e quindi indurci a comportamenti maggiormente consapevoli per ridurre le occasioni di contagio.
Ma è veramente vero?
Personalmente ritengo che in questa fase questo allarmismo sia ingiustificato.
I morti, in questo periodo dell’anno ci sono sempre stati e con dimensioni analoghe a quelle che vediamo oggi. I 2-3 cento morti giornalieri attribuiti al Covid, sono più o meno quello che ci si sarebbe dovuto attendere in questo periodo principalmente come complicanze della ordinaria influenza stagionale. E il COVID-19 è una influenza che non ha più le sole caratteristiche stagionali, ma che si amplia e si attenua in funzione stagionale.
Detto questo voglio semplicemente affermare che in questa fase è sbagliato urlare al lupo al lupo, quando la mortalità del Paese è sostanzialmente di poco sopra percentualmente quello che ordinariamente ci si doveva attendere in questo periodo. Anzi, è proprio in questo periodo che occorre mettere in atto una serie di misure che ci consentano di attrezzarci al meglio se il controllo epidemico dovesse sfuggire di mano e si dovesse entrare in una successiva ondata pandemica, causa la maggiore contagiosità della variante inglese (e non solo di quel Paese).
Aggiungo che propendo per un approccio di applicazione di misure sia per la limitazione del contagio, che per affrontare picchi di mortalità, su base locale (cioé per zone di focolaio o di elevato contagio) e non per macro aree come possono essere quelle regionali.

Schermata 2021 02 22 alle 11 02 13Sostengo le mie tesi, riportando di seguito un estratto del periodico del Ministero della salute e del CCM “Andamento della mortalità giornaliera (SiSMG) nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19“, con i dati a tutto il 9 febbraio 2021:


L’attuale rapporto del sistema di sorveglianza SISMG include i dati di 33 Comuni italiani è aggiornato al 9 febbraio 2021. Si continua a rilevare una mortalità bassa, in particolare tra le città del nord, dove in diversi casi la mortalità osservata è inferiore al livello di riferimento.
Schermata 2021 02 22 alle 11 02 43• L’andamento della mortalità media giornaliera per settimana e classi di età evidenzia per la settimana 3 – 9 febbraio una mortalità inferiore all’atteso tra le città del nord mentre al centro-sud si evidenzia una mortalità in linea o vicina alla banda superiore dell’intervallo di confidenza.
• I dati della mortalità relativi al periodo 1-31 gennaio 2021 delle 33 città sentinella (NdR, che contribuiscono alla mortalità totale del Paese circa per 1/5) mostrano complessivamente sia al nord che al centro-sud una mortalità lievemente superiore all’atteso (+5% al nord, +6% al centro-sud) ma con una grande eterogeneità tra città.
In diverse città la mortalità nel mese di gennaio 2021 rimane significativamente superiore all’atteso (Aosta, Brescia, Verona, Venezia, Padova, Genova, Bologna, Roma, Bari, Potenza, Messina, Palermo) attribuibile soprattutto all’ eccesso registrato nella prima metà del mese.
In altre città invece la mortalità è stata significativamente più bassa del valore di riferimento per il mese di gennaio (Torino, Milano, Frosinone, Cagliari, Catanzaro).
Tale fenomeno è attribuibile ad un possibile effetto “harvesting”, che in seguito all’eccesso di mortalità osservato nei 2 mesi precedenti, ha ridotto la quota dei soggetti più fragili ad elevato rischio di mortalità nel mese di gennaio.
Schermata 2021 02 22 alle 11 03 00Noi beccamorti non usiamo il termine inglese, ma semplicemente lo chiamiamo la legge “delle foglie morte”. Una volta che da un albero sono cadute le foglie (appunto i morti) non possono più ricadere …
Da notare anche che per i primi mesi del 2021 il sistema di sorveglianza InfluNet dell’ISS ha evidenziato una bassissima incidenza delle sindromi influenzali (ILI) rispetto agli anni precedenti quando si raggiungeva il picco epidemico stagionale (https://www.epicentro.iss.it/influenza/flunews).
(NdR: che si spiega semplicemente col fatto che l’insieme delle misure preventive messe in atto per il COVID-19 (mascherine, distanziamento, ecc.) e la massiccia vaccinazione antinfluenzale classica, hanno ridotto di almeno i 3/4 le normali influenze stagionali, il cui posto è stato preso in gran parte dal COVID-19.)
• Complessivamente l’andamento stagionale della mortalità mostra il valore in linea con l’atteso.
L’analisi dei dati settimanali del 2020 e delle prime settimane del 2021 evidenzia l’anomalia della mortalità osservata nel 2020 rispetto alle variazioni stagionali (valori massimi nel periodo dicembre-febbraio e valori minimi nel periodo giugno-agosto), osservato nei 5 anni precedenti.
Nel 2020 si sono verificati due picchi di mortalità in corrispondenza della prima fase (marzo-aprile) e della seconda ondata (ottobre-dicembre) dell’epidemia Covid-19.
Il forte incremento della mortalità osservata (linea rossa) nella prima fase dell’epidemia di COVID-19, è stato seguito da una riduzione che ha riportato la mortalità in linea con i valori di riferimento (linea nera) a fine maggio.
A partire dalla seconda metà di ottobre si è osservato il secondo incremento della mortalità che ha raggiunto il picco nella seconda metà del mese di novembre per poi tornare ai valori di riferimento a gennaio 2021.
Per ultimo, l’andamento della mortalità giornaliera nelle 33 città e per la settimana 3-9 febbraio ci porta a considerare come in gran parte delle città si osserva un trend in calo o valori costanti in linea con l’atteso o all’interno della banda di confidenza. Nelle ultime settimane si rileva un trend di incremento della mortalità solo a Perugia.

Schermata 2021 02 22 alle 11 33 17Concludo queste note con una avvertenza su un fatto che, specie nel corso della prima ondata, fece commettere diversi errori di valutazione:
Gli effetti di un evento pandemico non possono essere solo efficacemente letti per grandi numeri, ma occorre SEMPRE segmentarli su scala territoriale e quindi capire che un aumento di mortalità medio di un Paese del 6% (ad es.) può essere poco o tanto, in funzione di DOVE si localizza la mortalità: se cioé la mortalità si spalma uniformemente nell’intero etrritorio è ben poca cosa e facilmente assorbibile da tutta la filiera. Diversamente se quel 6% di aumento deriva da incrementi a 2 o addirittura 3 cifre in zone ben circoscritte e poi si diluisce su scala nazionale) allora l’effetto locale diventa difficilmente gestibile. È il caso, nella prima ondata, di quel che successe a Bergamo e a Brescia, con aumenti di mortalità dell’ordine in alcune settimane del 500%, mentre a livello regionale l’aumento visibile era del 20-30%.
Le strutture di quei territori sono andate rapidamente in affanno e poi in tilt sia per i numeri di morti da trasportare, seppellire e cremare sia perché nel contempo la forza lavoro necessaria era stata intaccata dal diffondersi del contagio (e quindi occorre sempre ricordarsi della somma dei due effetti negativi, quando si programmano piani pandemici sulla base di stress test).

Written by:

Daniele Fogli

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