Della giustizia costituzionale ho un vago ricordo, la studiai nel lontano 1996 come parte integrativa, a sè stante, all’esame di diritto pubblico. Onestamente, visto il far west regionale della polizia mortuaria, mi sarei aspettato una sentenza più coraggiosa, del tipo pronuncia di parziale accoglimento o rigetto (poco importa), ma interpretativa o fors’anche manipolativa. La Consulta ha una fantasia sfrenata nello sfornare queste formule: vale a dire: io Alta Corte, investita di una questione di legittimità, rilevo un bug nell’ordinamento, un vuoto, ragion per cui, spesso, per il principio di conservazione (detto altrimenti dell’horror vacui), siccome piuttosto dell’anarchia è meglio una cattiva legge, debitamente accomodata
a) ricostruisco sulle macerie di una norma, altrimenti incostituzionale, un mosaico regolamentativo ed un tessuto di principi della materia oggetto di giudizio, imponendo, quale pregiudiziale di costutuzionalità, l’applicazione della norma contestata solo in un certo modo, minacciando, altrimenti di cassarla tout court.