Segnalazione dell’Antitrust che richiede la separazione tra attività sensibili in ambito ospedaliero e cimiteriale da quelle svolte da imprese di onoranze funebri

Riportiamo il testo di un COMUNICATO STAMPA dell’ANTITRUST

SERVIZI FUNEBRI: ANTITRUST, GRAVI DISTORSIONI CONCORRENZIALI NEL SETTORE. PREVEDERE INCOMPATIBILITA’ TRA ATTIVITA’ PUBBLICHE E ATTIVITA’ PRIVATE

Segnalazione inviata ai Presidenti di Camera e Senato, a Governo, Regioni e Comuni

Per evitare le gravi distorsioni riscontrate nel settore delle onoranze funebri occorre prevedere una netta separazione tra le attività igienico-sanitarie di carattere pubblico e le attività di tipo privato. Lo chiede l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in una segnalazione inviata al Parlamento, al Governo, alle Regioni e all’Associazione Nazionale Comuni Italiani.

Nella segnalazione, approvata nella riunione del 17 maggio 2007, l’Autorità sottolinea come molte amministrazioni ospedaliere, per contenere i costi di gestione o addirittura per garantirsi un’entrata, affidano a società di onoranze funebri, gratuitamente o a pagamento, la gestione delle camere mortuarie. Si tratta di prassi che violano la necessaria distinzione fra servizi di natura pubblica in adempimento agli obblighi di polizia mortuaria, e attività commerciali quali sono i servizi di onoranze funebri.

In questo modo si determinano gravi distorsioni sul mercato, in quanto l’operatore funebre ha la possibilità di venire immediatamente in contatto con le famiglie acquisendo quindi una posizione privilegiata rispetto agli altri concorrenti; tale circostanza determina al contempo un pregiudizio economico per i familiari dei defunti, i quali difficilmente sono nelle condizioni psicologiche di scegliere l’operatore funebre in grado di offrire il miglior servizio al minor costo.

Analoghe distorsioni della concorrenza si creano, a parere dell’Antitrust, quando a svolgere i servizi di onoranze funebri sono le stesse società comunali che gestiscono i cimiteri. Anche in questo caso si assiste ad una commistione tra attività tipicamente pubblica (la gestione dei cimiteri) e attività imprenditoriali private. Ulteriori problemi nascono poi quando le società comunali, attraverso le quali le amministrazioni hanno esercitato in regime di esclusiva le attività funebri, hanno successivamente esteso la loro attività nel mercato contiguo delle onoranze funebri.

Per risolvere le distorsioni evidenziate l’Autorità ritiene dunque efficaci le soluzioni previste dagli articoli 2 e 4 del Disegno di Legge 504/2006, sulla “Disciplina delle attività nel settore funerario”, che prevedono, rispettivamente, l’incompatibilità tra l’attività di onoranze funebri e le gestioni dei servizi cimiteriali istituzionali e delle camere mortuarie.

L’Autorità in conclusione auspica da un lato che il Ministero della Salute, le Amministrazioni Regionali competenti e le singole Aziende Sanitarie si adoperino comunque affinché i servizi di natura igienico sanitaria non vengano affidati a operatori privati di onoranze funebri, e dall’altro che le amministrazioni comunali si limitino ad offrire servizi di gestione cimiteriale e altri servizi di natura pubblica evitando di svolgere, attraverso le stesse imprese, attività privatistiche di onoranze funebri.

Roma, 26 maggio 2007

Fonte: Ufficio stampa Antitrust
Per leggere il testo integrale del parere dell’Antitrust, clicca quì

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6 thoughts on “Segnalazione dell’Antitrust che richiede la separazione tra attività sensibili in ambito ospedaliero e cimiteriale da quelle svolte da imprese di onoranze funebri

  1. Veda Antonio, lei scrive “Certo, verrebbe da chiedersi perché qualcuno intraprende un’attività imprenditoriale sapendo di non guadagnare”, riferendosi al comune di Milano. La risposta è semplice, perché le pompe funebri sono state storicamente un servizio sociale. Prosegue dicendo “E se addirittura il servizio fosse in perdita, sarebbero comunque “affari del Comune e di chi lo sceglie”?
    Ancora la risposta è no”. Ci penseranno i cittadini di Milano a valutare se il servizio è gradito o meno e se sono cifre discrete (mi si dice che sono oltre 1.000 i funerali annui di questo tipo nel Comune di Milano) evidentemente c’è una richiesta e se c’è una richiesta è giusto che il Comune provveda di conseguenza.
    La vedo molto peggio per le varie agenzie che circolano per Milano comperando servizi funebri dal Centro servizi di turno a 1.000 euro e che poi rivendono a 3.000, quando va bene. E’ strano che alei interessi più il servizo comunale e non quel che succede nel suo settore. O è anche Lei un appartenente a queste agenzie!!
    A proposito di ricarico, le agenzie praticano un ricarico del 300% (3000/1000), altro che 13% (anche se personalmente ritengo che il 13% sia basso …). ma il 300% è alto.

  2. Ineccepibile il commento di MesserCiccio.
    Ineccepibile se il Comune di Milano “fosse” un’azienda privata. Egli infatti sostiene: “se il Comune sceglie di NON guadagnare, affari suoi e di chi lo sceglie.”
    Se il Comune non guadagnasse, poco male. Un pareggio a volte non è un così cattivo risultato. Certo, verrebbe da chiedersi perché qualcuno intraprende un’attività imprenditoriale sapendo di non guadagnare.
    E’ legittimo NON guadagnare?
    Secondo il buon senso sì.
    Secondo il Ministero delle Finanze, no. Provi Lei, MesserCiccio, a sostenere che nell’anno di imposta 2006-07 non ha guadagnato, e vediamo come se la cava a dimostrarlo.
    E se addirittura il servizio fosse in perdita, sarebbero comunque “affari del Comune e di chi lo sceglie”?
    Ancora la risposta è no.
    No perché nel Comune di Milano, ed ovviamente in tutti i Comuni, le voci di bilancio in passivo vengono ripianate con imposte o addizionali locali (quando non con autovelox et similia), mica con il denaro del Sindaco.
    Quindi sono affari di tutti i residenti nel Comune di Milano, anche di chi NON sceglie quel tipo di impresa.
    Ci sarebbe anche da valutare se quel 13% è suficiente a coprire le spese di gestione del servizio, altrimenti si potrebbe ipotizzare come una vendita sottocosto, vendita che è regolamentata da una precisa legge e che serve proprio a tutelare la correttezza della concorrenza.
    Non sono un residente nel Comune di Milano, spero però che quel servizio non sia in perdita, mi seccherebbe come impresario funebre pagare tasse che servono a tenere in piedi un concorrente sleale.
    Con rispetto
    Antonio

  3. Sono nel mondo delle pompe funebri da circa 25 anni e con vari ruoli,sia prima dipendente che ora titolare e posso dire con assoluta certezza che gli appalti nelle camere mortuarie ci sono sempre stati.Prima erano sottointesi con conoscenze di comodo ecc,ora invece essendo fino a poco tempo fa’legali sono diventati uffici privati in aziende pubbliche.Io faccio parte del comitato che si batte per l’abolizione degli appalti ma anche con la direttiva dell’antitrust non riesco a vedere cambiamenti che possano finalmente risolvere il dannoso problema di Roma.Qui a Roma alcune aziende private sono strettamente collegate all’azienda comunale e pur se questo e’totalmente ILLEGALE qui nessuno si prende la briga di interessarsi,sicuramente avranno il loro tornaconto

  4. E cosa fa di tanto scandaloso il Comune di Milano nel comperare all’ingrosso servizi e rivenderli con margine lordo del 13%.
    Dal punto di vista operativo fa esattamente quello che fanno tutte le agenzie di onoranze funebri che acquisiscono clienti e che rivendono servizi in effetti effettuati da altri autorizzati.
    Ci si lamenta perché il margine è troppo basso?
    In effetti non è remunerativo per un privato, ma se il Comune non ci vuole guadagnare, affari suoi e di chi lo sceglie.

  5. è evidente oramai che in Italia (ma forse non solo) trattare argomenti legati alla morte viene considerato un problòema di secondo piano e spesso si preferisce”lasciare le cose mo stanno tanto…”.
    L’indifferenza e anche l’arroganza di alcuni direttori sanitari infermieri e impresari che sono coinvolti tutti nella gestione delle camere mortuarie a favore di alcuni è talmente tangibile e verificabile che non permette equivoci.
    Ma anche alcuni comuni non sono esenti da critiche: a milano per esempio il comune ha dato in gestione ad alcune aziende il proprio servizio, gestisce la parte contrattuale e fa svolgere il servizio alle imprese.
    Sul concordato col parente, che sarà pagato all’impresa il comune prenderà il 13%!!!!!.
    Sarebbe opportuno che venisse varata una legge ad hoc per tutto il territorio che possa pernmettere alle imprese di operare e nel contempo, protegga il cittadino da cartelli.
    Dopo 30 anni di attività sono ancora convinto ,purtroppo,che questo è un lavoro dove la mazzetta è all’ordine del giorno e le collusioni con le direzione sanitarie pure.
    Quindi scusate ma mettiamoci il cuore in pace o troviamo una federazione forte che riesca farci ascoltare oppure continueremo con le varie assemblee inutili a discutere ancora inutilmente ,mentre aziende “furbe”avranno le loro belle associazioni o istituti che gestiscono le camere mortuarie di cliniche ed ospedali e i comuni che svolgono il nostro lavoro,accusandoci di essere avvoltoi etc.etc.
    Avvilente ecco la parola giusta. Il nostro lavoro è diventato avvilente. Non lavora chi è bravo,corretto e preparato ma spesso solo chi è furbo.
    Quindi o diventiamo furbi e ovviamente scorretti oppure sopravviviamo e non mi si dica per favore che alla lunga paga l’onestà,venite Milano a vedere come paga poi mi direte,
    Un saluto a tutti.

  6. Ma quanto, quando e come l’intervento dell’Antitrust potra’ influenzare la situazione? Questa domanda non e’ nuova, perche’ e’ il solito problema quando le nostre Autorita’ segnalano perche’ il legislatore e l’amministratore intervengano.
    E vuoi per la materia (chi non tende ad esorcizzare il problema facendo finta che non esista?), vuoi per gli interessi e commistioni in gioco (specialmente a livello locale), non crediamo di essere estremisti nel credere che l’auspicio dell’Antitrust restera’ lettera morta.

    Ci chiediamo, pero’, perche’ l’Autorita’ si sia limitata ad una segnalazione, non era forse il caso di avviare iniziative piu’ incisive, tipo un’indagine conoscitiva, e arrivare anche a sanzioni? Il Parlamento, infatti, non sta dando grande prova di se’ visto che il disegno di legge 504/2006 (che prevede proprio i divieti che l’Autorita’ auspica) e’ da maggio dell’anno scorso defunto in qualche commissione. Stimoli maggiori, oltre alla semplice segnalazione, farebbero decisamente bene alla latitanza del legislatore.
    Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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