I rigattieri della cremazione

Riportiamo per esteso un articolo dell’Huffington Post, a firma di Adele Sarno, del 18/4/2021, su un’esperienza di economia circolare che da anni funziona in Europa e anche in Italia.

 

Orthometals ricicla tutti i metalli post cremazione. Serve più di 1250 crematori in tutto il mondo

CULTURA
I rigattieri della cremazione
Protesi dentarie, dell’anca, viti e pacemaker: storia di una famiglia olandese e di un’azienda italiana che riciclano i metalli post mortem

Questa storia inizia con un incidente sulle piste da sci circa 20 anni fa. Una ragazzina olandese, Nienke Verberne, si rompe una gamba. Ruud, il padre, un camionista esperto di logistica, stupito del costo della protesi che stavano impiantando alla figlia, pone al chirurgo Jan Gabriëls la domanda che avrebbe cambiato la vita di queste due famiglie.
Il signor Verberne chiese: “Ma questa protesi è fatta di materiali rari e preziosi, poi, che fine fa, viene buttata via?”. Il “poi” a cui si riferiva era proprio la morte della figlia, che oggi è ancora viva e vegeta, e lavora nell’azienda che nacque qualche mese dopo l’incidente: la Orthometals. Un’impresa familiare che si occupa di riciclare i metalli che vengono dalla cremazione dei cadaveri umani. Metalli nobili che sono esattamente come quelli che andiamo a estrarre nelle miniere del Congo e di altri paesi africani.

Dal 1997, con una precisione teutonica, questa impresa familiare organizza viaggi diretti in Europa, trasporti in nave dall’Australia, dal Canada, dalla Groenlandia e dagli Stati uniti per recuperare i metalli rari e preziosi che restano dopo la cremazione. Con tecnologie sofisticatissime, come tavoli vibranti e magneti, partono dai pezzi più grandi per arrivare ai più piccoli, e li separano per tipologia. Infine li fondono e li vendono. Così protesi dentarie, dell’anca, della spalla e del ginocchio, viti, ferri e placche, occhiali e Pacemaker, vengono riciclati in tutto il mondo. Potremmo immaginarli come rigattieri della cremazione, che raccolgono in giro oggetti che verrebbero buttati dandogli una seconda vita.

Il signor Daniele Fogli è un ingegnere di Ferrara. Da quando aveva 25 anni lavora nel settore funebre cimiteriale, prima come dirigente di una municipalizzata, poi come consulente a vari livelli, poi è diventato rappresentante e presidente del comitato tecnico della Federazione europea dei servizi funerari per i cimiteri e crematori. Oggi è Ceo della EuroAct, che rappresenta la Orthometals in Italia.

Ing. Daniele Fogli

 

Dieci anni fa quando i Verberne e i Gabriëls decisero di ampliare il loro raggio di azione iniziarono a partecipare alle fiere del settore cremazione in tutta Europa. Fecero tappa anche in Italia. Per la precisione a Ferrara. L’ingegner Fogli, che girava per i corridoi di quella fiera, rimase incuriosito dal loro stand perché era vuoto. Prese un depliant e lo portò a casa. “Era in inglese e allora non parlavo bene la lingua, così ho chiesto a mia nipote di tradurmi quello che c’era scritto. Ho capito che si trattava qualcosa di interessante. Avevano iniziato ad applicare i principi dell’economia circolare anche alla cremazione. Mi sembrò geniale”, racconta ad HuffPost. Così il signor Fogli decise di invitarli a cena. “Pagai io e ne valse la pena. Eravamo in un ristorante del centro a Bologna e loro ci raccontarono tutto. Rimasi affascinato da tutto quello che facevano: avevano inventato qualcosa che non esisteva”. E così quella sera il signor Verberne raccontò per filo e per segno questa storia che oggi l’ingegner Fogli ha avuto la pazienza di raccontarci in una lunga telefonata.

“Tenga conto che la cosa importantissima per capire come nasce il riciclo dei metalli post-cremazione è che il professor Jan Gabriëls, chirurgo ortopedico, insegnò a Ruud Verberne tutto quello che sapeva sulle protesi e sui metalli che contenevano: Acciai speciali, Vanadio, Tantalio”. Così dal konw-how di Jan e dall’esperienza nell’organizzazione della logistica e nel riciclo di Ruud nacque la Orthometals. Dall’inizio, nel 1997, l’azienda è cresciuta molto, arrivando oggi a fornire il servizio a più di 1.250 crematori in 20 Paesi di tutto il mondo. Tra questi ovviamente c’è anche l’Italia, dove proprio l’ingegner Fogli si occupa di organizzare i rapporti tra la Orthometals e i crematori italiani. “Cosa Facciamo? Buona parte della logistica e lo sviluppo di mercato, come l’acquisizione di nuovi impianti. E facciamo la formazione, seguiamo la normativa italiana del settore funebre cimiteriale e quella ambientale… e poi parliamo in italiano con i crematori, mentre gli Orthometals parlano inglese. Sa in Olanda è tutto diverso. Loro avevano un pregiudizio sull’Italia. Dicevano “most complicated”. Noi abbiamo semplificato tutto”.

A questo punto della storia immaginerete una famiglia miliardaria, che si arricchisce recuperando metalli preziosi dalla cremazione, con un’azienda da mille dipendenti che opera tutto il mondo. Ma non è così. E il guadagno è come quello dei “rigattieri” di una volta (quelli di oggi sono molto più simili ad antiquari): il giusto necessario a mandare avanti l’attività e a viverci. “Sono gente di una semplicità unica. Sono in sei. Vestono in maniche di camicia. Il professor Jan Gabriëls è morto. Però suo figlio e il figlio dell’altro fondatore sono diventati i due responsabili. I titolari fanno gli autisti, percorrendo migliaia di chilometri, e fanno anche i separatori di metalli. Cambiano attività ogni due settimane, altrimenti il lavoro diventerebbe troppo monotono e pesante”. Sul sito di Orthometals spiegano come funziona.

“Dal sito www.orthometals.it
Il nostro impegno personale vi garantisce trasparenza e controllo completi del processo di riciclo. Il servizio OrthoMetals è gratuito per tutti i crematori aderenti. OrthoMetals, dopo aver dedotto i costi sostenuti, restituisce la maggior parte dei proventi ai crematori. OrthoMetals incoraggia i crematori a sostenere opere di beneficenza con i proventi ricevuti dal riciclo dei metalli post-cremazione. OrthoMetals si occupa del completo processo di riciclo, così che i crematori possano concentrarsi sulla loro missione.”

Il riciclo in Orthometals

Già, i proventi vengono restituiti in gran parte ai crematori. Il signor Fogli ci spiega meglio: “In media si parla del 60% di quello che deriva dalla vendita dei metalli recuperati. Un po’ più nel Nord e un po’ meno nel Sud Italia, perché i costi di trasporto sono maggiori. In Francia, Inghilterra e Olanda i crematori destinano queste somme anche in beneficenza. In Italia al miglioramento delle garanzie ambientali o le tecnologie. Altri crematori invece hanno scelto di abbassare le tariffe”. Quanto guadagnano? In Italia ogni anno ci sono circa 200mila cremazioni a seguito di funerali, e altre 30mila di resti mortali delle salme non scheletrizzate. In Italia infatti usiamo una tecnica di sepoltura che si chiama “tumulazione stagna”, che favorisce la conservazione del corpo. Così, ci racconta Fogli, arrivati al termine della sepoltura dopo 30-40 anni, questi resti mortali vanno cremati. Da ogni cremazione, anziché avere un costo per lo smaltimento dei rifiuti, ogni crematorio ricava dal recupero dei metalli in media 4-5 euro e Ortomethals serve 63 crematori su 85.“ Così credo si arrivi a due milioni di euro di fatturato Orthometals l’anno. Ma le stime sono difficili da fare anche per un altro motivo. In questo lavoro non ci sono regole precise, perché quello che entra in un crematorio non lo sa nessuno e varia di zona in zona. Per intenderci se il crematorio è in una zona dove si scia, tipo il Piemonte, è probabile che ci siano molte protesi o impianti di viti e placche di titanio”. Così una protesi all’anca da impiantare vale 2mila euro, e una volta separata dal corpo vale circa 3 euro.

Ma come funziona esattamente il lavoro? “C’è una parte che viene levata dalla bara prima dell’ingresso nel forno: crocifisso, piedini, maniglie. La targhetta con il nome e il cognome non viene tolta perché serve per la tracciabilità durante tutto il percorso. A quel punto viene effettuata la cremazione. Restano ceneri, ossa calcinate e tutto ciò che non è combustibile. Si raccolglie il tutto (le ceneri e gli incombusti) con una specie di rastrello. Si inserisce in una macchina polverizzatrice che si chiama “Cremulator”, che è una sorta di lavatrice. La polvere viene fuori e nel cestello della lavatrice che è bucherellato resta tutto ciò che non è cenere. La parte metallica viene buttata nei bidoni della Ortomethals”. Si tratta dei bidoni che gli olandesi hanno lasciato in comodato d’uso al momento dell’accordo e che recuperano nei loro viaggi in Italia. Circa tre volte all’anno. Una volta caricati sul camion, li pesano, lasciano la documentazione al crematorio, e li riportano in Olanda, dove li separano dal pezzo più grande al più piccolo. Poi li fondono nelle fonderie partner per il riutilizzo. Per i metalli vale la quotazione mensile, per i metalli preziosi quella giornaliera. I crematori italiani fanno fattura, e vengono pagati a 30 giorni. Dall’America, dal Canada e dall’Australia i bidoni arrivano in navi a Rotterdam. In Europa c’è solo un’altra azienda che fa questo. In Italia nessuno oltre Orthometals.

Euro Act, fissa gli appuntamenti, organizza i bidoni, e affronta i problemi. Come quelli causati dalla pandemia. Ma la sua azienda, composta da cinque persone, è anche altro. “Abbiamo il sito www.riciclo.org e anche www.funerali.org con due redattori.
Col Covid è molto aumentato il servizio alla popolazione. Rispondiamo a tutte le domande, e diamo una tutta una serie di informazioni alle persone sui funerali. Come partecipare, come spostarsi dalle zone arancioni a quelle rosse in caso di un funerale, le domande sulle concessioni cimiteriali e sulla cremazione. Facciamo quasi un milione di contatti all’anno su funerali.org. Inoltre siamo consulenti, facciamo formazione e diamo il know-how a chi fa la parte operativa”.

Da quella cena durata tre ore sono passati 10 anni. La curiosità è il comune denominatore che ha cambiato la storia di queste famiglie. Ma c’è un aspetto che accomuna tutte queste persone: l’amore per questo lavoro. “Le dico una cosa, chi si occupa di cremazione e di servizi funebri ama la vita. Fondare questa azienda è un atto d’amore nei confronti del futuro del mondo. Ci sono metalli rari che non ha senso andare a produrre. Perché buttare via Vanadio, Tantalio, per poi andare ad estrarlo nelle miniere del Congo? Quelli che estraiamo dalla cremazione sono metalli nobili che sono esattamente come i metalli fusi che vengono presi dai minerali. Non sono mica schifezze. Dobbiamo combattere i pregiudizi. La morte porta sempre a un rifiuto. Lei sa cosa mi hanno insegnato il primo giorno di lavoro? Avevo 25 anni e mi dissero: ‘Dai la mano a chi scava le fosse, perché loro sentono se tu hai paura di toccarli’. I figli di chi opera in questo settore vengono discriminati, nel bar si fa attenzione anche alle tazzine di caffè toccate da loro. Si parla del burnout dell’operatore cimiteriale”.

Perché il signor Fogli ci racconta tutto questo? Perché lui crede in quello che fa. E davvero ci ha raccontato la sua storia e quella di Ortomethals per farci capire quanto sia importante per le persone e per l’ambiente quello che fanno. E se ha voluto chiudere questo racconto parlandoci della solitudine degli operatori funebri e cimiteriali è anche per segnalare quanto sia stato difficile il Covid per loro. “Non sono stati ringraziati eppure sono andati a prendere i defunti dove c’era la malattia. Serve empatia, conoscenze tecniche, umanità”.

Oggi l’ingegner Fogli e i soci della Ortomethals vanno sempre a cena nello stesso posto a Bologna una volta all’anno. ”A loro piace mangiare italiano, piace il nostro sole e il caldo. Quando siamo andati in Olanda c’era la neve, e noi eravamo tutti imbacuccati. Sa, abbiamo valutato ogni aspetto prima di decidere se intraprendere questo lavoro. Volevamo capire se fossero persone serie. Ma dopo due anni abbiamo detto sì. E oggi a 71 anni posso dire di essere soddisfatto”.
Fonte: https://www.huffingtonpost.it/entry/i-rigattieri-della-cremazione_it_607981d5e4b0eac4813c8374

 

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