Cenni storici ed evoluzione della pratica crematoria – 2/3

Questo articolo è parte 2 di 3 nella serie Storia della cremazione

La parola cremazione deriva dal latino cremare= incenerire, bruciare, consumare con il fuoco. La pratica della cremazione non è nuova.
Gli storici concordano sul fatto che probabilmente iniziò nell’età della Pietra, verosimilmente in Europa e nella Mesopotamia.
Durante i secoli, la pratica conobbe fasi alterne, fu condannata e lodata, passando da pire funebri rudimentali a moderni metodi tecnologici e scientifici.
La prima concezione di cremazione nacque come conseguenza della considerazione per la “fiamma sacra” e della credenza nel suo alto potere purificante.
Soprattutto in uso presso le popolazioni nomadi, i corpi venivano cremati per proteggerli da animali selvaggi, spiriti maligni, e mutilazioni da parte dei nemici durante la guerra.
Era un modo per assicurare ai defunti calore e conforto durante i loro viaggi spirituali e un mezzo per trasportare l’anima nel Aldilà.
La cremazione rassicurava le popolazioni primitive che credevano che il defunto potesse minacciare i vivi anche dall’aldilà. Inoltre, essa permetteva ai popoli nomadi di portare i resti con sé durante le loro migrazioni.

Quasi del tutto sconosciuta in Africa, America del Sud e Oceania, fu largamente praticata dalle popolazioni del Nord e Centro America, del pacifico settentrionale, della costa della Siberia e del bacino del Mediterraneo.
Gli Etruschi consideravano il fuoco purificatore dell’anima, “la forza purificante del sole ispirava la partica della cremazione”.
Nella Grecia classica la cremazione era una pratica corrente riservata a eroi, soldati e uomini di valore le cui ceneri venivano custodite in urne poste ai piedi della statua di Apollo.
A Roma era una pratica corrente per soldati e classi nobili.
Nel 450 A.C. viene emanata una serie di leggi in cui la cremazione viene regolamentata proibendo le pire in città e ogni pratica funeraria all’interno del perimetro urbano. I sepolcri vengono disposti lungo le strade principali di accesso alla città, in prossimità delle mura.
La pira funeraria, che consisteva in un cumulo di legno su cui veniva posto il corpo, rappresentava a quei tempi il luogo dove avveniva la cremazione. Con il passare del tempo, queste pire divennero sempre più elaborate e grandi, in riconoscimento dello status del defunto e per assicurare una completa cremazione del corpo.
Erano costruite come degli altari a cui spesso si aggiungeva della resina profumata e dei rami di cipresso, emblema del lutto. Quando tutto era pronto, il corpo senza bara veniva posizionato in cima alla pira e il cerimoniere, a debita distanza, accendeva la pira con una fiaccola.
Alcuni storici ritengono che la sempre maggiore opulenza e spesa che derivavano dalla costruzione di questo tipo di pire sia alla base del primo decadimento della pratica. Altri indicano come fattore di decadimento l’abitudine di non cremare ma di seppellire, in tempo di guerra, i corpi per paura che il nemico vedesse il fuoco.

In Palestina la cremazione era considerata un oltraggio, una violazione del corpo.
Fino al Quarto secolo dopo Cristo, i cristiani venivano inumati o cremati indifferentemente e urne sono state rinvenute in molte catacombe.
In seguito Carlo Magno nel 785 D.C. vieta la cremazione per i cristiani intimando la pena di morte per chi la pratica in quanto rito da considerarsi pagano.
Durante le Crociate viene di nuovo praticata ma nel pensiero medioevale espresso da Bonifacio VIII la cremazione è proibita perché contraria al tradizionale insegnamento della resurrezione dei corpi, dell’immortalità e della fede nel giudizio finale.
Nel XVIII secolo con lo sviluppo urbano e industriale si acuiscono i problemi legati a pestilenze e l’igiene pubblica diviene una delle priorità.

Il pensiero illuminista, soprattutto in Francia, porta ad una laicizzazione dei culti, allo smantellamento della morale cristiana, ad una prevalenza dello Stato. Una delle conseguenze è stato il progressivo spostamento dei cimiteri fuori dalle mura (extra moenia) della città.
Nel 1801 Napoleone firma il Concordato con Pio VII riconoscendo la religione cattolica della Chiesa apostolica romana come credo ufficiale della popolazione francese. I movimenti laici nati dalla rivoluzione non trovano più un riconoscimento politico. E per molti anni la cremazione passa in secondo piano.
Solo dopo la metà del XIX secolo il movimento cremazionista di matrice laico-positivista riprende vigore e nascono le prime Società per la Cremazione, inizialmente in Inghilterra per poi diffondersi nel resto dell’Europa.
In Italia si diffondono le prime SO.CREM. a Milano 1876, Firenze 1884, Torino 1887, Genova 1904, e vengono costruiti i primi Templi Crematori a Milano 1876, Lodi 1877, Roma 1883, Torino 1887.
Nel secolo XIX, la cremazione viene sostenuta e difesa dalla comunità medico-scientifica europea poiché vi era grande attenzione e interesse al contenimento e prevenzione delle malattie.
Un professore italiano, Brunetti, completò il primo esperimento sulla moderna cremazione nel 1869, e mostrò il suo modello di forno crematorio alla Esposizione Universale di Vienna nel 1873.
Sir Henry Thompson, il fisico personale della regina Vittoria, vide il modello di Brunetti e condusse maggiori ricerche per migliorare i metodi di cremazione con il supporto della English Cremation Society.
Nel 1886 la Suprema Congregazione del Sant’Uffizio emana il decreto con il quale stabilisce la scomunica e la privazione della sepoltura ecclesiastica ai massoni e a coloro che scelgono la cremazione.
Nel 1888 lo Stato Italiano con la così detta Legge Crispi e il successivo Regolamento di Polizia Mortuaria legalizzava la pratica crematoria.
Gli impianti di cremazione dovevano essere approvati da un medico provinciale e sottoposti al controllo dell’autorità comunale, collocati all’interno del recinto cimiteriale in aree concesse gratuitamente. Le urne dovevano essere deposte in colombari o cappelle private o templi appartenenti a enti morali situati sempre all’interno del cimitero. (… segue)

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Fabrizio Giust

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