Il valore del servizio funebre

Soprassedendo sugli aspetti di illegalità endemica e diffusa, dei quali non so molto, altrimenti sarei ricco, e non mi vorrei nemmeno dibattere nel brago spirituale ed economico chiamato lavoro sottopagato ed estemporaneo, passo ad elencare alcuni suggerimenti meramente empirici ed operativi.Il servizio funebre, come ogni attività del terziario deve risolversi in:

1) Libertà (pensa l’impresa a sistemare il cadavere ed agli adempimenti amministrativi, così io sono sollevata da tale pietoso incarico e posso bellamente piangere, far finta, oppure pensare ai fattacci miei)

2) Sicurezza (mi servo da un’impresa di professionisti e so di aver messo il mio morto in buone mani, sono sereno perchè di quell’impresa e dei suoi uomini MI FIDO.)

3) Tempesività (l’impresa svolgerà in scioltezza il suo compito, senza ritardi oppure imprevisti, anche perchè il funerale tra orari di partenza, sosta in chiesa ed arrivo in cimitero oppure al crematorio è divenuto un giuoco ad incastri, basta sbagliare solo una mossa e tutto il servizio esequiale risulterà irreparabilmente compromesso).

L’imprenditore ed i suoi collaboratori per assicurare questi risultati debbono innanzi tutto studiare regole e procedure! (è un mio vecchio cavallo di battaglia ancora attualissimo).

Non ci si può nè tanto meno si deve affidarsi totalmente alla buona volontà degli uffici comunali preposti alle funzioni di polizia mortuaria. Spesso gli stessi addetti NON conoscono tutti i passaggi introdotti dalle recenti riforme per conservazione a domicilio oppure dispersione in natura delle ceneri, non tanto per colpa loro quanto per la farragine legislativa che ci sta sommergendo. Spesso il “Ci dispiace, ma non si può” è un arbitrio ed una forzatura, è, quindi, preciso dovere dell’impresa, che, non dimentichiamo ai sensi del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza è un’agenzia abilitata all’intermediazione di affari, difendere la volontà del de cuius e della famiglia dagli abusi della burocrazia. Per par condicio debbo ammettere, però, che anche gli impresari sul versante della Legge sono davvero poco ferrati.
Nell’allestimento delle esequie l’immagine, ossia, la percezione positiva di ambientazioni e scenografie riveste un ruolo fondamentale, l’impresa di successo deve curare in modo maniacale l’estetica:

  • Nella remota provincia italiana dove il necrologio si carica tutt’ora di valori sociali e simbolici (è pur sempre uno status symbol) sarà compito del buon impresario disporre di una linea altamente personalizzata e personalizzabile di epigrafi ed immagini sacre con cui corredare gli avvisi murali. O ci si affida a qualche pittore davvero geniale, oppure conviene rifuggire le orripilanti versioni moderne della pittura religiosa. Il Cristo o Santa Maria disegnati come fumetti di Topolino sono un insulto al buon gusto ed alla sensibilità religiosa, molto meglio, nel dubbio, ripiegare sui grandi maestri del Rinascimento o del 200 toscano. Anche l’iconografia bizantina, molto spirituale ed ascetica, sarebbe da riscoprire, magari attraverso piccole icone su supporto cartaceo (sono intensissime e non costano pressoché nulla) con cui corredare biglietti di ringraziamento o ricordini a stampa. Meglio evitare le raffigurazioni barocche, sono troppo voluttuose e carnali, potrebbero prestarsi a fuorvianti interpretazioni teologiche. (Il Gesù del giudizio universale michelangiolesco è stupendo, ben inteso, ma presenta una muscolatura ed un’imperiosità del gesto poco adatte alla commemorazione di un defunto).
  • L’autofunebre è un importante biglietto da visita, purché non si ecceda nell’italianissimo slogan vascorossiamo “è la macchina che conta!”. Cambiare continuamente il carro significa maggiori costi per ammortare la spesa e quindi un inevitabile rincaro sulla spesa a carico dei dolenti, soprattutto in un momento storico in cui l’economicité del servizio incide molto sulle scelte funerarie delle famiglie italiane. Molto meglio un’auto sobria, di colore grigio perla metallizzato o blu, con linee piuttosto arrotondate, soprattutto nel vano che ospita il feretro. I finestrini dell’abitacolo mortuario nelle ultime creazioni del design italiano si modellano sulla forma “a lunetta” di un arcosolio, questa soluzione stilistica ammorbidisce molto le superfici e le rende più fluide con leggerissimi passaggi chiaroscurali di piano. La versione dell’autofunebre a 4 porte + portello per la movimentazione della cassa, è molto costosa e pacchiana. Appesantisce inutilmente la silouette del veicolo, rendendolo ancor più sproporzionato nel senso della lunghezza. Molto meglio puntare su volumi più equilibrati. Una possibilità da vagliare attentamente potrebbe esser l’allestimento con la capotta in vinile: celando la cassa allo sguardo dei curiosi rende più intimo e raccolto il trasporto del cadavere.
  • Anche i necrofori sono parte integrante della coreografia definita “funerale”, soprattutto dove (Italia centrale e Meridione), nelle cerimonie funebri, molto alto è il portato di teatralità popolare. Per anni la dottrina ha dibattuto sul perfetto abbigliamento dell’operatore funebre, in mancanza di un protocollo ufficiale i maestri del bon ton raccomandano un vestiario sobrio ed elegante. Sono perfette le cravatte con piccoli disegni stilizzati, le cosiddette “fantasie a ministrina”. In America, presso le più importanti funeral homes il nero è considerato troppo deprimente, meglio allora un bel completo blu ministeriale che comunica un senso di professionalità e competenza. e si opta per uno “spezzato” il blazer blu può esser abbinato a calzoni grigio antracite o dalle tonalità leggermente più luminose, magari alternate seguendo le stagioni. Per l’estate, infatti, il galateo consente, ed, anzi, consiglia, indumenti dal colore più chiaro. La camicia sarà di preferenza celeste o blu (da abolire quelle proletarie con spallini da tranviere), si potrebbe, utilmente, fare qualche concessione al rosa, per sdrammatizzare. Il personale femminile in servizio indosserà tailleurs di buona fattura (l’uniforme da uomo è una volgarità appannaggio delle vigilesse), possibilmente con tacchi bassi.
    Di solito ci si concentra sulla cassa, tralasciando colpevolmente la fodera. L’imbottitura deve esser scelta dalla famiglia e liberamente consigliata dall’impresa in base agli indumenti indossati dal de cuius ed ai colori della camera ardente. Anche i colori tenui hanno pieno diritto di cittadinanza, purché ben assortiti. Da abrogare con decreto legge i famosi “tappeti da morto” ossia quel cascame di velluto dai colori inguardabili, simil vomito, con cui si ricopre il tavolinetto delle firme.

L’unica vera motivazione che possa spingere un’impresa funebre ad investire nell’arredamento è l’immagine, ossia la percezione positiva con cui il cliente vede e giudica la ditta.Nelle onoranze funebri un’elegante solennità è un valore, il sentimento del bello ed IL CULTO DELL’ESTETICA, ANCHE per IL CARO ESTINTO sono un dovere morale, un principio di civiltà.Le soluzioni da noi proposte mirano a diminuire i pezzi esposti, per valorizzare, con un sapiente giuoco chiaroscurale di simmetrie e contrasti,i cofani della collezione.Il cliente, entrando, vede sì meno modelli, ma, così, evita di confondersi nella decisione, la prima scelta è sempre emotiva e viscerale, fatta “con lo stomaco” più che con la ragione ed quasi sempre svincolata dall’aspetto monetario.

 

La bellezza di un cofano è esaltata da una disposizione mista dei pezzi nello spazio, alcune casse in posizione eretta, altre collocate orizzontalmente, diversi cofani, poi, sono inclinati, mentre alcune casse possono anche delicatamente sovrapporsi, intersecando le loro linee, occorre anche una differenziazione basata sull’uso dei materiali.

Persino i pannelli che reggono le casse debbono variare tra loro, nella tipologia costruttiva: legno e vetro sono le essenze più richieste, anche le pedane debbono essere luminose, bisogna creare una scenografia, in cui ogni elemento sia parte integrante di un’unica organizzazione delle masse.La luce riflessa dai bordi di un supporto trasparente, su cui è appoggiato un cofano, pone la cassa in una cornice particolare che attira lo sguardo. La vendita di una cassa è contraddistinta da una decisione irrazionale ed emotiva, non è un acquisto preventivabile e ragionato.

In poco tempo, ed in una situazione di forte squilibrio emotivo a carico dell’acquirente, l’impresario deve concludere l’affare, ottimizzando ogni aspetto della trattativa.

Di norma consiglio pochi pezzi scelti e presentati sotto la giusta luce.

La politica di una buona immagine aumenta la qualità del servizio, non certo la quantità dei funerali, occorre, quindi, grande attenzione per l’aspetto economico, negli arredi bisogna evitare soluzioni troppo esose.

Un arredamento di legno massiccio e pregiato sarebbe inutilmente dispendioso, il legno di mensole e supporti entrerebbe in conflitto con l’essenza lignea dei cofani, si svilirebbe l’aspetto scenografico.

Il gusto moderno predilige colori freddi e metallici come l’acciaio o tonalità cromate e ruvide, altri acquirenti, invece, richiedono tinte più calde, come l’avorio o un giallo chiaro ed opalescente.

In numero ideale di casse esposte è di 10 o 15, dipende dalle dimensioni della show room, i pezzi debbono trovare una loro collocazione ideale nello spazio da cui sono ospitati, 20 metri quadri possono già risultare sufficienti.

Bisogna creare linee di leggera ed armonica frattura tra le masse esposte. Una sala mostre risponde ad un linguaggio visivo, è una comunicazione analogica che passa, essenzialmente, attraverso gli occhi.

 

Bisogna infondere sicurezza nel cliente, il servizio funebre è un momento sì doloroso, ma non un semplice atto dovuto o un’imposizione, bisogna ordinare le cose e l’ambiente per sollevare il morale del dolente dal senso di tragica afflizione.

 

Un ufficio obsoleto e triste trasmette l’immagine squallida di un’impresa composta da orridi beccamorti, l’accoglienza è fondamentale, una persona si fida di me impresario perché, anche parlando di morte, si sente a suo agio ed è rassicurata dal mio ufficio e dal mio modo sincero e pulito di interpretare la mia professione.

 

Nelle estreme onoranze l’abito fa il monaco, la forma è fondamentale, siccome è il mezzo con cui si veicolano determinati valori, né gli arredi né l’ultimo modello di autofunebre possono sostituire la componente umana del servizio, che vende onoranze funebri vende soprattutto sé stesso e la propria umana capacità d’accostarsi al dolore degli altri.

 

L’impatto d’immagine fondamentale non è la vettura per il trasporto, ma l’impresario e l’ambiente in cui egli vive e lavora; tutto parla di noi, come vestiamo, il modo in cui parliamo o il nostro portamento.

Conta tantissimo il primo impatto bisogna trasmettere alla clientela una sensazione di solida professionalità, curando in maniera maniacale i dettagli.

La normalità, anche nell’esercizio d’impresa funebre è il miglior risultato conseguibile, la gente sconvolta da un lutto viene educatamente accolta da gente normale, che lavora in un ambiente tranquillo, posato, pulito e normale, arredato con oggetti eleganti e normali, disposti con cura come si farebbe in qualsiasi salotto di una casa borghese e “normale”.

E’ la posizione che, alle volte, attribuisce il valore ad un articolo, perché tra due casse disordinatamente accatastate una deve costare più dell’altra?

Il cliente no è un esperto di arte funeraria, ragiona in modo molto più semplice per lui la cassa, sostanzialmente, è solo un contenitore imposto dalla legge.

Però due cofani ben definiti nello spazio, con due contraddistinte collocazioni comunicano un ben preciso messaggio, il cliente per accettare la differenza di prezzo deve comprenderla, deve sapere perché la cassa x costi più di quella y ed esserne convinto.

Il primo sgradevole impatto di un’azienda spoglia e gretta è difficilissimo da correggere, bisogna INFONDERE FIDUCIA, da subito.

Essere impresario funebre non è facile, occorre una grande stabilità di nervi, un bell’ufficio è di certo un invito rassicurante ad offrire sempre il massimo delle proprie energie.

Una mostra gradevole, ben sistemata ed ordinata, che magari tu stesso impresario spolveri e vivi ti aiuta tantissimo a vivere bene il tuo lavoro, in fondo le cose belle piacciono a tutti, da sempre, perché l’imprenditoria funeraria dovrebbe esser insensibile a questo criterio universale?Il vero guadagno di un’impresa funebre consiste nel servizio: l’impresario ed i suoi collaboratori propongono al pubblico prima di tutto loro stessi e le loro competenze, dettagli ed accessori sono subordinati a questa scelta di principio. X è meglio di Y perché x è un vero esperto di onoranze funebri, mentre y è un banale venditore di casse da morto.Oggi, in un’epoca di generale svilimento verso i valori tradizionali è compito dell’impresa esaltare l’importanza del servizio funebre, sono le imprese, con la loro rinnovata sensibilità verso il lutto, a dover onorare la morte di una persona.

I fondali non debbono presentare velluti pesanti e tetri, con immagini raccapriccianti della crocifissione.

I veri cristiani professano la loro Fede in Gesù di Nazareth morto e RISORTO, la vera icona per un funerale cristiano è rappresentata dalla gloria del Cristo asceso al celo e vincitore della morte, il crocefisso, invece, nell’immaginario popolare è pur sempre un orrido strumento di tortura che incute terrore e disperazione, occorrono scenografie delicate e luminose, come i temi d’arte sacra che il rinascimento ci ha tramandato.

 

Anche stoffe neutre senza soggetti specifici sono un’opportunità da valutare.

Noi consigliamo di evitare le immagini sacre, perché potrebbero urtare, in una società multietnica, la sensibilità di chi professa una diversa fede, nell’ufficio dell’impresario, poi, può capitare chiunque, quindi uno specifico tema religioso potrebbe riuscire davvero inopportuno, sarebbe meglio un corredo iconografico che suggerisse il tranquillo sviluppo della natura, ovvero la più immediata immagine d’ eternità, magari con le raffigurazioni di un prato verdeggiante o del perpetuo scorrere dell’acqua in un ruscello.

In caso di una sacra icona a tutti i costi suggeriamo immagini varie e piuttosto eteree come i meravigliosi angeli che il rinascimento italiano e la scuola raffaellesca ci ha tramandato.

La crocifissione o la pietà oltre ad essere soggetti smaccatamente di parte inducono angoscia e smarrimento con il loro drammatico portato di violenza e dolore quasi irreali nella loro livida materialità.

Un messaggio così negativo, anche se nella cultura occidentale, anche nel pensiero laico si leva, ormai, a simbolo universale del tragico vivere umano, o suscita una penosa indifferenza, o colpisce troppo duramente il cuore di chi ha subito una grave perdita.

Nella show room cerchiamo di convincere e guidare il cliente a contemplare tutte le fasi della scelta per il servizio funebre, la sala mostra è un universo espositivo in cui la famiglia valuta e definisce tutti gli elementi del servizio, è importante l’unitarietà di questa decisione.

La modulistica è solo una questione di logica composizione degli ambienti che finisce alcuni paradigmi fissi, si può denotare lo stesso stile, ,ma mai l’uguaglianza tra una mostra e l’altra, un comune principio ordinatore significa razionalità, la copia spudorata di un altro modello, invece, è segno di pochezza creativa.

Written by:

Carlo Ballotta

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