Con la pronuncia della Corte di Cassazione, Sez. III Pen. 19 giugno 2024, n. 24271 (reperibile, per gli Abbonati PREMIUM e LITE Norme nella Sezione SENTENZE, si prende in considerazione la portata dell’art. 408 C.P. (Vilipendio di sepolcro), con un insieme di considerazioni che vanno dalla qualificazione del concetto di pietas fino a quella concernente la sua natura di previsione per c.d. dolo generico.
Aspetto questo in cui si afferma, esplicitamente, come risulti pertanto irrilevante il movente dell’azione, né essendo necessaria l’intenzione di offendere la memoria di un determinato defunto, e la circostanza che la condotta sia avvenuta non per arrecare offesa al defunto, ma alla persona che aveva fatto sistemare la tomba per onorarlo e ricordarlo.
Nel suo complesso la sentenza risulta essere una “lezione” su aspetti, a volte del tutto sotto valutati o neppure considerati, che merita di essere letta, non solo per la chiarezza e limpidezza, ma altresì per a puntualizzazione sulla collocazione, dal punto di vista sistematico, dello specifico C.P. rubricato: “Delitti contro la pietà dei defunti“, in altre parole gli articoli da 407 a 413 C.P.
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