"I tagli previsti dalla manovra ci preoccupano molto, ma sono necessari, in quanto determinati dalla situazione economico finanziaria mondiale". Cosi’ il presidente di Acea e di Confservizi, Giancarlo Cremonesi, durante la conferenza nazionale della confederazione, ha commentato i tagli previsti dalla manovra correttiva del Governo.
Cremonesi ha espresso una "valutazione critica in merito alla distribuzione degli sforzi richiesti ai diversi livelli istituzionali" in quanto dall’analisi quantitativa del provedimento emerge che i tagli gravano prevalentemente su Regioni ed Enti locali, che sono quelli che investono nei servizi", per cui "bisogna fare molta attenzione ai settori sui quali andranno ad intervenire".
"Servono investimenti nei servizi pubblici locali per lo meno in linea con i maggiori Paesi europei" ha aggiunto Cremonesi spiegando che "purtroppo scontiamo un ritardo negli investimenti sia sulle reti di ditribuzione (gas e elettricita’) sia nel trasporto pubblico".
Secondo la ricerca condotta da Confservizi, "il fabbisogno di investimenti per il superamento delle lacune e dei ritardi e’ stimato in 60,5 miliardi di euro in 30 anni per il settore dei servizi idrici (in media oltre 2 mld all’anno); nel settore del trasporto pubblico locale servirebebro oltre 10 miliardi per il rinnovo del materiale rotabile e quasi 20 mld per portare la dotazione infrastrutturale di metropolitane ai livelli delle capitali europee; tra gli 11-12 miliardi nel settore ambientale".
Il presidente ha concluso sottolineando che "il fabbisogno di investimenti e’ tale da costituire un problema di primario interesse nazionale", e per questo "nei giorni scorsi e’ stata avanzata una seria proposta per l’apertura di un tavolo tra Governo e Parti Sociali in tema di produttivita’"
"Federalismo e servizi pubblici locali costituiscono le colonne portanti del riassetto istituzionale del Paese”. Lo ha detto Giorgio Galvagno, Delegato Anci ai Servizi Pubblici Locali e sindaco di Asti, aprendo il suo intervento alla seconda conferenza Nazionale Confservizi di stamattina a Roma. “Guardando però le disposizioni del dl 78/2010, come Comuni – continua Galvagno – non possiamo che essere preoccupati dagli effetti stringenti sulle nostre amministrazioni, che mettono in crisi proprio la costruzione del federalismo stesso. Vorremmo invece agire con maggior autonomia per non mettere a rischio l’erogazione dei servizi pubblici ai cittadini. Questi ultimi ancora una volta soggetti a divieti e dismissioni, per effetto della norma contenuta nella manovra che sembra vietare ai Comuni sino a 30 mila abitanti di costituire società; previsione non condivisibile e soggetta ad interpretazioni, considerando l’esplicito richiamo al comma 27 della legge finanziaria 2008 che regola già alcune dismissioni." "In questo momento, invece, – prosegue il delegato Anci – è necessaria certezza nell’applicazione delle norme, vogliamo sapere cosa fare per orientare le nostre scelte presenti e future, non essere chiamati a disporre la mera esecuzione di tagli ai servizi”. “Nonostante vi siano situazioni estremamente differenti fra i Municipi italiani” – conclude Galvagno – oggi una cosa ci accomuna, il fatto di sentirci un po’ commissariati”.
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