Un interessante studio ha esplorato cosa avviene negli USA degli implantable cardiac device (ICD, più noti in Italia come pace-makers), dopo la morte del soggetto portatore. Sono state interrogate 100 imprese di pompe funebri di Chicago e 71 hanno accettato di rispondere al questionario. Non esiste alcuna procedura formale che informi l’addetto delle pompe funebri che il cadavere porta un ICD. Nella maggior parte dei casi, se il soggetto viene sepolto l’ICD non viene espiantato. Se invece il soggetto viene cremato allora l’ICD viene sempre espiantato perchè può scoppiare durante la cremazione. In media ogni agenzia di pompe funebri espianta 7 ICD all’anno. Solo una minoranza degli addetti alla cura del cadavere pensano che sarebbe giusto rimuovere l’ICD senza il consenso dei parenti. Molti gettano gli ICD direttamente nei rifiuti, altri li tengono nel negozio senza saper bene che cosa farne, altri li donano a delle organizzazioni umanitarie che li sterilizzano e li fanno pervenire nei paesi poveri ove vengono reimpiantati in soggetti umani, altri ancora li regalano ad organizzazioni che usano gli ICD per impiantarli in animali, quali i cani. Una ipotesi allo studio è il recupero obbligatorio con restituzione alle ditte di produzione, per testare dopo il periodo di utilizzo se l’ICD è ancora perfettamente funzionante o meno, per studiarne la curabilità e aumentare così la percentuale di garanzia di funzionamento nei nuovi.
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