Il sistema di sepoltura italiano va in crisi nei primi due decenni del Duemila – 2/3

Questo articolo è parte 2 di 3 nella serie Il sistema cimiteriale italiano, passato, presente e futuro

È nei primi due decenni degli anni duemila che la macchina cimiteriale, partendo dalle grandi città del Nord, va in piena crisi, inceppandosi con il forte sviluppo della cremazione.
La cremazione è come uno tsunami per la gestione cimiteriale, perché:
• toglie di mezzo l’elemento fondamentale per obbligare il seppellimento nel cimitero: cioè l’occultamento del fenomeno putrefattivo ed il pericolo igienico sanitario dato dall’ammassarsi di grandi quantità numeriche di cadaveri in uno stesso luogo;
• necessita di spazi conservativi per l’urna nettamente inferiori a quelli occorrenti per un feretro;
• costa nettamente di meno, sia perché – se le ceneri restano in cimitero – abbisogna di un contenitore più piccolo e spazi inferiori, sia perché si possono riutilizzare facilmente tumuli esistenti;
• non obbliga alla conservazione interna al cimitero, potendo ora le ceneri essere disperse anche fuori del cimitero o affidate al familiare per la conservazione esterna al cimitero.

Una vera e propria rivoluzione o, come ebbi a dichiarare fin dall’inizio, la cremazione è la “killer application” per questo settore. Cosicché, col crescere a dismisura della cremazione, il delicato equilibrio dei cimiteri va in crisi.
Principalmente e inizialmente crisi economica, visto che si riducono fortemente le entrate da concessioni cimiteriali con cui si sostentavano (erroneamente) la maggior parte delle gestioni pubbliche italiane.

Ma è crisi anche architettonica, perché non si riesce a dare una risposta architettonicamente valida alle nuove tipologie di richiesta di sepoltura, basate su una maglia molto più ridotta rispetto a quella usuale del feretro.
Gli effetti di urbanistica cimiteriale, per coloro che non hanno saputo trovare soluzioni, sono le distese di ex campi di inumazione ora terribilmente ed implacabilmente vuoti.

Dal punto di vista economico il risultato è una crisi di bilancio senza precedenti delle gestioni cimiteriali che, senza soluzioni legislative adeguate, rischia di produrre l’abbandono di migliaia di cimiteri al loro destino.
Ma è anche crisi di identità per il cimitero tradizionale italiano, che non riesce più ad attrarre la popolazione in visita.
Lo strumento ideale per dare risposte adeguate ai nuovi bisogni è il piano regolatore cimiteriale, ma mancano le idee, gli esperti e i professionisti capaci di interpretare i nuovi bisogni.

Navigazione nella Serie di articoliLe due principali funzioni del cimitero – 1/3 >>Che fare per rimettere in carreggiata il sistema cimiteriale italiano – 3/3 >>

Written by:

Daniele Fogli

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