La “Valle della Pace”, uno dei più antichi e più estesi cimiteri del mondo, vicino al centro della città santa irachena di Najaf, si è trasformata in un sanguinoso campo di battaglia fra le forze statunitensi e le milizie agli ordini dell’imam sciita oltranzista Moqtada Sadr. Un settore del muro esterno del cimitero è stato raso al suolo dal cannoneggiamento notturno dei carri armati statunitensi, che hanno sparato sulle posizioni dei miliziani asserragliati all’interno. Le pietre tombali in un intero settore del sacrario sono state rase al suolo, diversi sepolcri sono stati colpiti e riportano danneggiamenti dovuti ai proiettili dei carri armati e sfregiati dai colpi dei miliziani che per sfuggire all’assedio delle forze statunitensi si fanno scudo dei sepolcri. Sono diverse decine i miliziani uccisi, secondo il comando delle forze americane, i cui carri armati attaccano appoggiati dagli elicotteri da combattimento. Non c’è pace per i morti di Najaf. Non c’è pace per i vivi. Un tempo le chiese, le moschee, i cimiteri erano rispettati da chiunque: fosse questo un cacciato o un cacciatore. Il rispetto per le spoglie mortali, fin dai tempi dei greci (Antigone ne è il simbolo), è stato un dovere morale. La barbarie umana purtroppo sta facendo scempio anche della pietas.
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