[Fun.News 2102] ANCI insoddisfatta. Chiede al Governo minori tagli, autonomia nella scelta di vendere o meno le municipalizzate

“E’ molto positivo l’aver scongiurato l’eliminazione dei piccoli Comuni, ma non lo è il mancato stralcio dell’intero articolo 16 della manovra, che continuiamo a chiedere”. Dopo la modifica della manovra, l’Anci – con le parole del vicepresidente e sindaco di Reggio Graziano Delrio – chiede nuovamente una convocazione a Berlusconi, Maroni, Calderoli e Tremonti, oltre che al presidente della Commissione Bilancio del Senato Azzolini, per "una nuova, veloce e propositiva fase di miglioramento della manovra economica, nella parte che riguarda i Comuni".
Non tutti i cambiamenti approntati sono stati giudicati positivamente dall’Anci: "Siamo fortemente convinti che materie come quelle del riordino dell’assetto istituzionale non possano essere affrontate per decreto – spiega Delrio – e per questo ci attendiamo il recepimento, da parte dell’intero governo, della disponibilità dimostrata dal ministro Maroni a istituire una Commissione che porti in tempi rapidissimi ad una proposta per il riordino degli enti locali”.
Un incontro che sarebbe molto urgente, anche perchè – secondo quanto riporta Delrio – “non abbiamo ancora notizie su altri emendamenti che abbiamo presentato, come quelli sulla vendita delle municipalizzate o lo sblocco dei residui passivi".
Il nodo principale da sciogliere, poi, riguarda l’inasprimento del patto di stabilità: "Ci inquieta poi soprattutto il fatto di non avere notizie certe sul carico che dovremo sopportare – spiega Delrio – Al momento il peso complessivo è di 6,7 miliardi: noi chiediamo che si azzerino gli 1,7 miliardi previsti dall’attuale manovra, e che si proceda con una revisione complessiva del Patto di stabilità”.
Secondo l’Anci, i Comuni sarebbero sì stati ascoltati, ma non abbastanza: "I numeri della manovra, al momento, vogliono dire tariffe più alte per i cittadini, servizi minori, minori diritti e meno democrazia – conclude Delrio – Si sta facendo un federalismo al contrario, per cui la spesa si accentra sempre di più ai livelli centrali dello Stato, responsabile del 95% della spesa complessiva del sistema Italia”.

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