[fun.news.1363] Infiltrazioni mafiose in imprese funebri foggiane

Dieci persone tra presunti mafiosi, titolari e dipendenti di imprese di pompe funebri sono state arrestate a Foggia dalla polizia con l´accusa di aver imposto ad altre imprese di onoranze funebri un ´pizzo´ di 500 euro per ogni funerale organizzato e l´affidamento ad imprese riconducibili alla mafia del disbrigo di pratiche amministrative per il trasporto dei defunti. Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip del tribunale di Bari Michele Parisi su richiesta del pm inquirente della Dda Francesco Cavone, viene notificato da agenti della squadra mobile.

Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni. Le famiglie Sinesi-Francavilla da una parte e quella Prencipe-Trisciuoglio dall’altra secondo l’accusa avrebbero organizzato un racket delle onoranze funebri.

Di qui il nome dato all’operazione: Osiride, in onore della dea dei morti, stando alla mitologia. Universal, Annunziata, Csf (Centro Servizi Funebri) e Angeli. Queste quattro imprese funebri monopolizzavano il business. In Capitanata, però, operano in tutto una dozzina di imprese funebri e chi non era dentro al cartello (delle 4) doveva versare il pizzo di 500 euro a funerale al comitato d’affari. Chi non ci stava subiva minacce ed episodi intimidatori. Le indagini sono partite dopo le scarcerazioni dei pregiudicati presunti mafiosi Roberto Sinesi, 45 anni e Raffaele Tolonese, 48 anni, entrambi ritenuti ai vertici delle organizzazioni criminali di stampo mafioso della Capitanata, avvenute rispettivamente il 28 marzo e il 14 febbraio 2006, entrambi soci di una cooperativa di onoranze funebri, entrambi arrestati insieme con Federico Trisciuoglio, 54 anni, pregiudicato e sorvegliato speciale, Savino Buononato, 47 anni, imprenditore di onoranze funebri, Giuseppe Cavallone, pregiudicato, socio di una cooperativa, Moreno Laviano, 24 anni, pregiudicato, Savino Loberto, 27 anni, imprenditore delle onoranze funebri, Paolo Ferdinando Mancini, 45 anni, pregiudicato e socio cooperativa, Ciro Moffa, 49 anni, pregiudicato e dipendente del Comune di Foggia, impiegato al cimitero e socio della cooperativa di onoranze funebri, Antonio Sabetta, 29 anni, imprenditore di onoranze funebri. Il Gip ha respinto tre ordinanze di custodia cautelare richieste dalla Dda. Nel registro degli indagati sono iscritte complessivamente 22 persone tra le quali ci sono dipendenti degli Ospedali Riuniti di Foggia, guardie giurate, dipendenti e volontari del 118, accusati di assecondare il ruolo dei “procacciatori d’affari”, cioè coloro che presidiavano la principale fonte di reddito, l’ospedale, per accaparrarsi il maggior numero di funerali.

L’accusa è di associazione mafiosa finalizzata a numerose estorsioni. Nove casi sono stati accertati dagli investigatori. A volte i presunti estorsori non si sarebbero “accontentati” di falsare il gioco della concorrenza, minacciando gli imprenditori rivali, ma si sarebbero spinti addirittura minacciando i parenti delle vittime decedute in ospedale. «Se non fai il funerale con noi, il tuo parente non esce dall’ospedale», era la minaccia più ricorrente. «Era una realtà molto remunerativa – ha dichiarato il capo della squadra mobile di Foggia Antonio Caricato –. Su circa 120 decessi mensili, il giro d’affari si aggirava sui 300mila euro».

Dalle indagini, ma su questo filone c’è il massimo riserbo, sarebbero emerse delle conferme all’ipotesi secondo la quale la mafia foggiana aveva progettato di uccidere il sostituto procuratore della Repubblica di Foggia Giuseppe Gatti. Il magistrato, impegnato in indagini per reati contro la pubblica amministrazione, doveva essere ucciso nella stazione ferroviaria di Foggia, nel momento in cui arrivava in treno. Attualmente il magistrato è sotto tutela.

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