SEFIT chiede la modifica del regime fiscale per il settore funebre e cimiteriale italiano

LE OSSERVAZIONI DI SE.F.IT SUL SETTORE e le possibili soluzioni

Il settore funebre ha notevoli problemi, determinati soprattutto dalla natura delicata del servizio. Non bisogna dimenticare che raccoglie episodi deprecabili di reato, di vera e propria “caccia al defunto” da parte di sciacalli senza scrupoli che cercano di tradurre in profitti il dolore altrui (in particolare in ospedali, case di riposo ed altre strutture simili).

Inutile negare che esistono nel nostro Paese una miriade di agenzie ed operatori funebri, spesso dotati solo di un telefono cellulare, un catalogo e buone conoscenze all’interno degli ospedali.
Secondo SEFIT i mali del settore funebre italiano – dal punto di vista gestionale – sono essenzialmente due:

1) Il nanismo delle imprese operanti e la grande polverizzazione
Si contano in Italia circa 6000 operatori, mentre in Francia sono circa 1/3 con una mortalità analoga. In Italia, in circa dieci anni, si è passati da 4.000 a 6.000 operatori. Cosicché negli anni il numero di funerali medi per operatore è fortemente diminuito ed ora è sotto i 100 funerali annui. Una dimensione incapace di garantire il sostentamento economico di una impresa, che richiede valori medi di almeno 200 funerali annui.

2) L’evasione fiscale sia delle imprese funebri, sia di operatori del settore marmoreo e lapideo.
L’evasione è sostanziosa e può stimarsi in danni all’erario di diverse centinaia di milioni euro ogni anno. L’evasione è favorita dalla necessità di dotarsi di contanti disponibili per pagare le informazioni ad operatori sanitari scorretti.

PER QUESTO SEFIT PROPONE DUE INTERVENTI (possibili e realizzabili):

Da un lato l’assoggettamento all’IVA – seppure ad aliquota ridotta – delle operazioni funebri, estese a quelle delle fasi anche post-sepoltura (marmi e simili), collegato ad un intervento sulla misura della detraibilità dalle imposte sui redditi. A parità di trattamento per le famiglie in lutto, la misura consentirebbe l’emersione delle aree di evasione fiscale altamente presenti e alle aziende del settore la deducibilità dell’IVA generando una maggiore entrata erariale.

Dall’altro, quello dell’estensione delle modalità previste per le manutenzioni dei fabbricati (detrazioni al 36 %) anche alle manutenzioni di sepolcri cimiteriali. Secondo Sefit questo consentirebbe di recuperare l’ampia fascia di “nero” che si registra nell’ambito dei lavori effettuati all’interno dei cimiteri.

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2 thoughts on “SEFIT chiede la modifica del regime fiscale per il settore funebre e cimiteriale italiano

  1. Si, è vero il rischio che aumenti il “nero” c’è, ma se aumenta il plafond di detraibilità ai fini IRPEF tutto si ridimensiona, anzi si recupera evasione.
    Per gli acquisti delle imprese funebri non c’è bisogno di alcuna regola precisa di detraibilità. Vale quel che fanno tutte le altre imprese che già pagano l’IVA e si scaricano quella a monte.
    Non credo possa essere usata l’aliquota al 4% perché se ben ricordo è contrario alla direttiva eurpea in materia di IVA (che consente solo aliquote dal 5% in su per le pompe funebri, salvo che non sussitano situazioni di maggior favore, come nel caso dell’Italia, che ha l’esenzione). La prima aliquota possibile dovrebbe essere il 10%.
    In questo modo lo Stato non ci rimette, visto che l’impresa funebre non diventerà creditrice nei confronti dello Stato.
    Sarebbe interessante fare un pò di conti sugli attuali bilanci .. Se ho tempo ci provo

  2. Buongiorno,
    vorrei segnalare due cose a proposito dell’applicazione dell’IVA sull’attività funebre:
    1) rendere imponibili i servizi funebri non determina un aumento automatico delle entrate fiscali, anzi la proposta di “far risparmiare” l’IVA sarebbe un presupposto per occultare una parte della base imponibile del funerale
    2) già ora, nel caso in cui le attività connesse al funerale ma non immediatamente riconducibili ad esso (ad esempio la posa del monumento a terreno, che di solito viene effettuata alcuni mesi dopo il funerale) è soggetta all’IVA del 20%, così come tutte quelle operazioni straordinarie (traslazioni, esumazioni, estumulazioni e simili) che vengono effettuate in da imprese funebri, ma non con diretto riferimento al servizio funebre.

    Inoltre utilizzare un’aliquota ridotta IVA determinerebbe la necessità di stabilire una regola precisa sulla detraibilità dell’IVA sugli acquisti per le imprese funebri (ora soggette all’indetraibilità dell’IVA sull’attività specifica), nonchè sulla misura della detraibilità stessa; ciò in quanto se ad esempio l’impresa funebre fattura al 4% di IVA e poi fa acquisti soggetti al 20%, diventa un creditore nei confronti dell’erario.

    Grazie e saluti

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