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C’era una volta, in un paese dove i fiori parlavano piano e le panchine raccontavano ricordi, un bambino di nome Leo. Leo amava tantissimo il suo nonno Arturo, che gli insegnava a costruire aquiloni e a contare le stelle più luminose.
Un giorno, mamma e papà si sedettero accanto a lui sul tappeto, con un sorriso dolce e uno sguardo serio.
— Leo, vogliamo raccontarti una cosa importante sul nonno — disse papà. — Sai che da tanti anni riposava nel Campo dei Ricordi, vero?
Leo annuì. Sapeva che era un posto speciale del cimitero, dove molte persone riposavano vicine, come in un grande abbraccio silenzioso.
— Dopo tanti anni — continuò mamma — in quel campo bisogna fare spazio per chi viene dopo. Per questo, i custodi del cimitero vanno a cercare i resti delle persone, per spostarli in un luogo più piccolo chiamato ossarietto.
Leo guardò il pavimento, pensieroso. — Ma… trovano sempre le ossa?
Papà scosse il capo con dolcezza. — A volte no. Può succedere che, oltre alle ossa, si trovino anche altri resti mortali. In quei casi, non si possono spostare semplicemente nell’ossarietto. Allora si sceglie un’altra strada: la cremazione. Così quei resti diventano cenere e possono essere custoditi con rispetto.
— E il nonno… adesso dov’è?
— Quello che si poteva recuperare è stato cremato — spiegò mamma — e le sue ceneri riposano ora in una piccola urna, sepolta in un angolino tranquillo del cimitero, vicino al posto dove il nonno stava prima. Così possiamo sempre andare a trovarlo, proprio come facevamo.
Leo sorrise. — Quindi… è ancora lì, in un modo diverso.
— Sì — disse papà stringendogli la mano. — È ancora lì. E anche in ogni stella che brilla, in ogni storia che racconteremo di lui.
Da quel giorno, Leo non si sentì più triste quando pensava al nonno. Ogni volta che passava vicino al Campo dei Ricordi, gli lasciava un sasso lucido o un fiore, e gli raccontava com’era andata la giornata.
Perché anche se il corpo cambia forma, l’amore resta sempre uguale.
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