[fun.news.864] A Urbino arrestati due operatori cimiteriali con l’accusa di distruzione e soppressione di cadavere

La settimana passata due operatori cimiteriali che lavoravano presso il cimitero “S.Bernardino” di Urbino sono stati arrestati con l’accusa di distuzione e soppressione di cadavere. L’indagine ha preso il via quando nel mese di febbraio 2004 alcuni operatori del Commissariato erano intervenuti presso il cimitero “S.Bernardino” dove ignoti avevano perpetrato un furto di materiali edilizi. Nella circostanza, gli investigatori avevano effettuato un sopralluogo all’interno della struttura per cercare le tracce pertinenti al reato. Durante l’operazione sono stati rinvenuti, all’interno di un contenitore per rifiuti di grandi dimensioni posizionato nell’area del cimitero, alcune bare in legno, casse zincate, rivestimenti delle bare, capi d’abbigliamento ed ossa che dalle dimensioni e dalla conformazione apparivano di origine umana, ipotesi in seguito confermata dagli esami effettuati. Lo stato dei resti rinvenuti lasciava chiaramente pensare che si trattasse di materiale proveniente da estumulazioni effettuate non in conformità alle leggi ed ai regolamenti vigenti in materia. In seguito al sopralluogo era stata quindi avviata una delicata attività d’indagine finalizzata ad identificare gli autori del fatto ed a verificare se il fenomeno avesse carattere episodico o si ripetesse con una certa frequenza. Nei mesi seguenti sono stati effettuati sistematici sopralluoghi, nel corso dei quali è stato riscontrato e documentato un aumento dei resti umani nel container. I sospetti degli investigatori si sono diretti su due necrofori escavatoristi, dipendenti di una cooperativa appaltatrice per lavori di estumulazione all’interno del cimitero. Secondo le osservazioni degli agenti, i necrofori all’atto della riduzione in resti non operavano secondo quanto specificato dal DPR 285/90, dal DPR 254/03 e dalla circolare Min. Sanità 10/98, ma in parecchi casi parti anche considerevoli di salme inconsunte venivano lasciate nelle bare che poi venivano gettate all’interno del contenitore e successivamente smaltite presso una discarica. Allo stato attuale sono al vaglio le ipotesi sulle motivazioni che avrebbero spinto i due arrestati a commettere i reati, determinati da una sorta di grave negligenza ormai consolidata nel tempo, o causati da ragioni di carattere economico ancora da determinare.

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