Ottantaquattro anni dopo la strage provocata nel mondo dall’epidemia di “spagnola”, che fece nel 1918 ventuno milioni di morti, un’equipe di medici di un ospedale londinese vuole esumare la salma di una donna morta in quel terribile anno per trovare un vaccino contro questo virus. I ricercatori dell’ospedale di St. Bartholomew ritengono che la salma di Phyllis Burn, una donna colpita dalla malattia all’età di 20 anni, possa ancora ospitare il virus letale, che potrebbe essere usato per mettere a punto nuove cure contro un’eventuale altra emergenza. Lo scrive il domenicale britannico The Sunday Times. Burn morì il 20 ottobre del 1918. Fu sepolta nel quartiere di Twickenham (sud-est di Londra) in una bara di piombo all’interno di una tomba protetta da uno spesso strato di mattoni. Proprio questa sorta di blindatura, sottolineano i medici, potrebbe aver conservato la salma della donna in condizioni eccellenti: tanto da permettere l’estrazione di alcuni campioni del virus dal cadavere. Un’eventuale esumazione del corpo sarebbe però difficile e pericolosa, soprattutto perché se il virus riuscisse a sfuggire ai controlli sarebbe ancora mortale nonostante l’età. Per questo, la bara verrebbe prelevata all’interno di un ambiente completamente sigillato e la salma verrebbe ispezionata solo nei laboratori del National Institute for Medical Research (nord di Londra), l’unico in Gran Bretagna equipaggiato per progetti di questo genere. L’equipe di medici, rivela la testata, sta cercando in questi giorni di rintracciare eventuali parenti e discendenti di Phyllis Burn per ottenere il permesso necessario all’esumazione. Tuttavia, se questi tentativi non dovessero dare frutti, non è escluso che il ministero dell’Interno possa dare comunque il disco verde all’operazione. Se tutto andrà come previsto e le cellule del virus verranno estratte intatte, i ricercatori ne mapperanno la struttura genetica. La notizia fa riflettere in quanto in Italia, contrariamente al resto del mondo, sono conservate in bare di zinco centinaia di migliaia di cadaveri, che quindi potrebbero conservare per molti anni, in un “ambiente protetto” virus letali per l’uomo. Contrariamente a quanto stabilito per le esumazioni, il DPR 285/90 non stabilisce particolari cautele nel caso di estumulazione di feretri di morti a causa di malattia infettiva, né spesso si ha traccia sui registri cimiteriali di tali circostanze.
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