[Fun.News 2168] ANCI fa approfondita ricerca sulle municipalizzate e sulla loro validita economica

“Una commissione pubblica sugli sprechi delle municipalizzate e un’indagine sulle quote azionarie inutilizzate, che i Comuni potrebbero cedere”. Sono le due proposte lanciate dal presidente dell’Anci, Graziano Delrio, nel corso del dibattito che ha fatto seguito alla presentazione della ricerca sulle imprese partecipate dai Comuni (La versione integrale in PPT è disponibile all’interno del sito www.euroact.net nell’Area News).

"La novita’ di questa indagine e’ che per la prima volta ci si affida ai dati ufficiali dei bilanci depositati presso i registri delle imprese, e non ai questionari inviati dai Comuni". Lo ha sottolineato il vice segretario Anci Alessandro Gargani introducendo i risultati della ricerca sulle societa’ partecipate dai municipi, presentata in una conferenza stampa.
"Grazie a questi dati, frutto di una collaborazione avviata con le Camere di commercio, abbiamo realizzato una ‘fotografia originale’ del fenomeno partecipate esclusivamente in ambito comunale", ha precisato Gargani.

Per Delrio “i Comuni non temono la trasparenza dei dati ed il confronto”, anche se il tema delle liberalizzazioni dei servizi pubblici va affrontato con cautela e senza pregiudizi. “Innanzitutto i dati presentati oggi dimostrano che il fenomeno delle società partecipate dai Comuni va ampiamente ridimensionato”, ha osservato il Presidente. Ma ogni discussione deve considerare la pluralità dei casi e dei territori: “Un conto è una società che nasce per un’ esigenza personale, altro è un’azienda che garantisce un servizio pubblico.

La diversità non deve essere una scusa per non colpire le inefficienze, ma si deve distinguere caso per caso”, ha osservato Delrio. Inoltre, bisogna capire la fine che faranno, una volta sul mercato, i servizi adesso gestiti dalle municipalizzate. “Se si dice che i Comuni devono ‘uscire’ dai servizi pubblici, chi mi garantisce che un servizio che si riveli non redditizio verrà ancora assicurato ai cittadini?”, ha affermato il presidente Anci. Infine, un’altra considerazione sul valore sociale dei servizi pubblici: “Ci sono servizi, come la metropolitana di Londra, gestiti in perdita, eppure hanno un impatto notevole sulla qualità della vita dei cittadini. Bisogna tenerne conto prima di tagliare”, ha ricordato il Presidente.

Per questo motivo i Comuni sono pronti a confrontarsi con il governo su liberalizzazioni e municipalizzate, partendo dai cinque progetti presentati dall’Anci sul futuro del Paese: “Ci sto a cambiare, ma dobbiamo farlo – ha puntualizzato Delrio – tenendo conto sia dell’efficienza economica, che soprattutto dell’interesse dei cittadini e del valore sociale dei servizi loro assicurati”.


SINTESI:
Il 19% e il 15% dei Comuni che detengono partecipazioni si concentrano in Lombardia e Piemonte; mentre la totalità dei Comuni di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Basilicata detiene partecipazioni azionarie in imprese. Sono alcuni aspetti messi in luce dalla ricerca Anci sulle imprese partecipate dai Comuni. In particolare, tornando alla ‘distribuzione regionale’ delle aventi quote di partecipazione per Regione, risulta che 1.502 Comuni lombardi hanno quote di partecipazione in 597 imprese, seguono 1.196 Comuni del Piemonte con quote di partecipazione in 320 imprese. Al terzo posto in classifica troviamo il Veneto (580 Comuni per un totale di 275 imprese) e la Campania (491 Comuni e 237 imprese). La ‘maglia nera’ va alla Valle d’Aosta (40 Comuni con quote di partecipazione in 42 imprese), mentre in coda alla graduatoria si trovano la Basilicata (131 Comuni che hanno quote in 39 imprese) il Molise (131 Comuni e 22 imprese) e l’Umbria (90 Comuni e 66 imprese). Se si analizza la media nazionale si evince che circa il 95% dei Comuni possiede almeno una quota partecipativa in imprese esterne: sono 7.723 i Comuni che detengono partecipazioni rispetto a quelli – solo 369 – che non ne hanno. In valore assoluto i Comuni del Lazio sono quelli maggiormente esclusi dal processo di partecipazione (81), seguono i Comuni della Campania (60) e Liguria (53).
La partecipazione dei Comuni in imprese commerciali è un fenomeno significativo (interessa 7.723 Comuni, su 8.094), ma certamente non patologico: le società partecipate dai Comuni e operative – escluse le quotate – sono 3.662, cioè una società ogni poco più di due Comuni. Lo evidenzia una ricerca realizzata dall’ Anci, presentata in una conferenza stampa con il Presidente Graziano Delrio, il vicesegretario generale Alessandro Gargani e i giornalisti di Corriere della Sera, Sergio Rizzo e del Sole 24 Ore, Gianni Trovati.
La ricerca rileva che il 64% dei Comuni ha partecipazioni in non più di 3 imprese; mentre il 12,6% delle partecipazioni sono “simboliche”, non raggiungendo, infatti, il 5% delle quote. Invece, per 1.375 imprese la percentuale di presenza dei Comuni raggiunge quote che si attestano al di sopra dell’80%. Ma per questi valori va considerato che le informazioni presenti nel data base Anci consentono di esaminare solo 3.487 imprese sulle 3.662 ‘indagate’.
La Lombardia è la Regione con il numero più elevato di imprese partecipate dai Comuni (sono circa 600), seguita da Toscana (330 imprese) e dal Piemonte (320). Si tratta di imprese di produzione o servizi, società a capitale interamente o parzialmente pubblico che erogano servizi legati ai bisogni e all’economia dei territori.
L’indagine ha considerato 4.206 imprese, per un totale di 10.625 unità produttive tra sedi legali e unità produttive legali, all’interno delle quali i Comuni possiedono almeno una quota partecipativa. Per la prima volta il ‘fenomeno partecipazioni’ è stato fotografato utilizzando i dati del registro delle imprese, contrariamente a tutte le indagini realizzate negli ultimi anni basate sulla compilazione di questionari, da parte dei Comuni.
La ricerca sulle imprese partecipate dai Comuni presentata oggi in Anci si sofferma anche sulle caratteristiche dei municipi azionisti. Il 44% dei Comuni che hanno almeno una partecipazione sono quelli con popolazione inferiore a 2mila abitanti, se invece si considerano i Comuni fino a 5mila abitanti la percentuale arriva ad un valore pari al 71,5%. La percentuale più bassa dei Comuni azionisti (87,6%) si registra per quelle realtà tra i 20mila e i 60mila abitanti. Se poi si considerano le distribuzioni dei Comuni azionisti per fasce territoriali si evince che al Nord Ovest si riscontra la percentuale più alta di Comuni aventi quote di partecipazione (38%), seguono il Sud (22%), il Nord Est (19%), il Centro (12%) e le Isole (10%). Quanto invece ai settori di attività, 1470 imprese sul totale di quelle considerate (3662) svolgono soprattutto attività per la fornitura di servizi pubblici locali (40%). Seguono a debita distanza le imprese impegnate in attività di supporto legale, di consulenza gestionale, di ricerca e selezione del personale (19%), quindi la categoria infrastrutture ed edilizia (15%) che considera le imprese che si occupano di ingegneria civile, costruzioni, architettura. L’8% sul totale si riferisce alla categoria del commercio e della cultura, turismo e tempo libero, il 6% ad altre attività imprenditoriali. Solo il 4% delle imprese partecipate svolge attività di ricerca scientifica, sviluppo e istruzione, sono i centri di formazione, i parchi scientifici e tecnologici.
Le società partecipate dai Comuni – in media e come trend generale – sono gestite in maniera efficiente e producono valore: il 16,5% delle imprese ha un amministratore unico; il 34,5% ha consigli d’amministrazione con meno di tre consiglieri; complessivamente nel 2009 hanno prodotto oltre 243 milioni di utili. E’ uno degli altri aspetti evidenziati dalla ‘fotografia’ scattata dall’ Anci sul fenomeno delle partecipate comunali. Sono soprattutto nelle regioni del Sud le imprese partecipate dai Comuni con un bilancio complessivo in rosso, con il Lazio che ha registrato il risultato peggiore. Il rapporto tra perdite e utile complessivi ha segno negativo anche per la Puglia (-24,4 mln euro), la Campania (-17,5 mln di euro), Sardegna (-12,5 mln di euro), Abruzzo (-10,3 mln di euro), Calabria (-5,2 mln), Molise (-3 mln). Invece il Trentino Alto Adige è la Regione con le partecipate che segnano il migliore risultato di esercizio complessivo, ossia oltre 202,4 mln di euro. Secondo l’analisi i Comuni partecipano ad imprese per averne il controllo e svolgere funzioni importanti per la comunità: il 57,5% delle ‘partecipate’ vedono i Comuni detenere oltre il 50%; mentre il 40% delle imprese partecipate dai Comuni svolge servizi pubblici locali. Appare evidente che spesso i Comuni detengono partecipazioni del tutto simboliche (il 21,1% delle imprese partecipate dai Comuni vedono i Comuni detenere partecipazioni inferiori al 15%) per svolgere funzioni di aggregazione e garanzia per il territorio. Tra le 1470 imprese che operano nel settore dei SPL il settore che registra il più alto livello di partecipazione è quello dell’energia (22%) per un totale di 329 imprese che erogano direttamente o gestiscono energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata. Circa 300 imprese pari al 20%, svolgono attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti, mentre 268 sono le imprese che svolgono attività correlate al ciclo integrato dell’acqua (raccolta, trattamento, fornitura e gestione delle reti fognarie.

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