C’era una volta il sordo, ora c’è il non udente. C’era una volta l’handicappato, poi subentrò il disabile ed ora c’è il diversamente abile.
Ma il morto? Come può essere sostituita questa parola così brutale?
Ci ha pensato lo scrittore Andrea Bajani che, nel corso di un dibattito a “Parole in gioco” ad Urbino, ha così risposto ad una domanda:
“Il problema non è come nominare più gentilmente i necrofori: è come nominare i morti. I morti non sono morti, sono diversamente vivi”.
Questa espressione soddisfa infatti ogni credenza religiosa e non: il cristiano con la sua vita eterna, il musulmano con il suo confortevole Paradiso, chi è convinto della trasmigrazione delle anime, ecc..
D’altronde “vivrai diversamente” è decisamente più accettabile di “non vivrai più”.
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