Domanda
Una concessione di sepolcro cimiteriale nel tempo viene nella disponibilità del concessionario A.
Nella tomba sussistono spoglie mortali di persone non appartenenti alla famiglia del concessionario A.
Bensì ad altra famiglia (B) titolare della stessa concessione in epoca passata (rinunciatario).
Ora il concessionario A vorrebbe procedere alla estumulazione delle salme riconducibili al vecchio concessionario B.
I familiari di B segnalano all'Amministrazione comunale che non intendono procedere all'estumulazione delle salme presenti nel sepolcro.
Anzi diffidano l'Amministrazione dall'autorizzare operazioni cimiteriali in tal senso.
Come si deve comportare il Comune?
Chi ha diritto di disporre delle spoglie mortali tumulate in una tomba: il concessionario o il familiare?
Risposta
Il diritto di accesso di cadavere o spoglia mortale in un sepolcro deriva dal rapporto jure sanguinis col titolare della concessione.Che si suppone familiare (se non disposto esplicitamente dall'originario atto di concessione, oppure i casi di convivenza o benemerenza).
Un cadavere in una tomba può essere estumulato su richiesta del familiare avente diritto, che per giurisprudenza è, nell’ordine:
- il coniuge, se in vita;
- in assenza del coniuge, i parenti di grado più prossimo, e se di pari grado tutti gli stessi.
Se non diversamente indicato nel regolamento di polizia mortuaria comunale, i parenti si considerano tali fino al sesto grado.
Un esempio può meglio chiarire.
Il figlio, sposato, del titolare di una concessione cimiteriale muore.
Egli ha diritto di essere sepolto in quella tomba perché figlio del de cuius.
Poi ha titolo a spostare le spoglie mortali la moglie (e non il concessionario, pur essendone il padre e fondatore del sepolcro).
Qui la questione attiene al fatto che una o più salme tumulate nel sepolcro non sono in rapporto di parentela con l’attuale concessionario (A).
Ma figurano sepolte nel sepolcro in quanto legate da specifici legami di parentela col precedente concessionario (B).
Questi, però, nel frattempo aveva rinunciato al sepolcro.
Tali salme avrebbero dovuto essere traslate, con oneri a suo carico, dopo la rinuncia di (B).
La concessione, libera da salme, andava concessa non tanto ad A (agli atti sembra quasi una compravendita tra privati), quanto al soggetto con titolo in ordine alla graduatoria (in base alla data di presentazione della istanza di concessione).
Se così fosse stato non ci si troverebbe nell'attuale situazione.
Unico motivo per cui le salme potevano restare nel sepolcro era il fatto che il nuovo concessionario (A) avesse riconosciuto una particolare benemerenza.
Ma così non è stato e quindi occorre analizzare la situazione creatasi.
1) Al momento è solo l'avente titolo (e cioè il vecchio concessionario B) che può provvedere per la traslazione delle salme in altra sepoltura o l'Autorità giudiziaria.
2) Il concessionario A può rivolgersi all'Autorità giudiziaria per la liberazione del sepolcro se esistano validi motivi (ad es. accordi scritti fra concessionario A e B).
3) Si consiglia un atteggiamento prudenziale del Comune, e cioè di mantenere fermo lo stato di fatto.
Ciò finché intervenga un accordo tra le parti o una sentenza passata in giudicato o, ancora, l'istanza di avente diritto (vecchio concessionario B) alla traslazione delle salme.
Se il regolamento di polizia mortuaria comunale prevedeva che per la rinuncia di un sepolcro lo stesso doveva essere stato liberato da salme, resti o ceneri prima della riconcessione, interviene anche una responsabilità dell'Amministrazione comunale.
Questa non poteva procedere alla nuova concessione con l'occupazione delle salme di prima ancora presenti.
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