Cremazione: sistema tariffario italiano ormai obsoleto

Un quadro normativo fermo al passato

Il sistema tariffario che regola la cremazione in Italia è rimasto sostanzialmente invariato per oltre vent’anni.
I parametri utilizzati per la determinazione del corrispettivo massimo da applicare alle famiglie sono ancorati a un contesto tecnologico, economico e sociale profondamente mutato.
La tariffa per la cremazione è infatti stabilita da ciascun Comune entro il tetto massimo definito dal Decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con la salute, del 1° luglio 2002, modificato nel 2006, e poi con aggiornamenti annuali basati sull’inflazione programmata, con riallineamenti periodici tra inflazione prevista e inflazione reale.
Tuttavia, questo sistema – pur avendo garantito una certa stabilità per anni – oggi risulta strutturalmente inadeguato. Cambiamenti radicali sia nel settore impiantistico che nel contesto normativo impongono una revisione profonda del modello.

Le criticità tecniche del sistema tariffario attuale

  • Evoluzione tecnologica degli impianti

Negli anni Duemila, la media nazionale era di un solo forno per crematorio. Oggi, ogni impianto moderno dispone di almeno 2 linee di cremazione, con un conseguente aumento degli investimenti in tecnologie e in sistemi di filtraggio, i quali – ormai – incidono ben più della costruzione del forno in sé.
Le normative ambientali, inoltre, sono divenute molto più stringenti, incrementando sia i costi di investimento iniziale che quelli gestionali e manutentivi.

  • Crescita della domanda, dell’offerta e aumento dei ricavi medi

In base ai dati di Utilitalia SEFIT nel 2000, l’Italia contava 35 crematori, che effettuavano in media ciascuno 862 cremazioni annue, coprendo solo il 5,38% dei decessi. Nel 2023, gli impianti sono saliti a 91, con una media di 2.777 cremazioni per impianto, per una copertura del 37,65% dei decessi. Questo incremento è derivato senz’altro da un aumento dell’offerta, ma anche della domanda. Ciò ha generato maggiori ricavi annui, rendendo superata la logica di un tariffario pensato per un settore residuale e a bassa diffusione.

  • Inadeguatezza del meccanismo di aggiornamento

La tariffa massima per la cremazione di cadavere viene aggiornata annualmente in funzione dell’inflazione programmata, parametro slegato dall’effettivo andamento del mercato delle costruzioni e delle componenti tecnologiche del settore (acciaio, refrattari, sistemi informatici, ecc.). I fattori congiunturali – dalla pandemia alla guerra in Ucraina – hanno poi determinato shock sui costi energetici e la necessità di posti refrigerati per l’attesa della cremazione, elementi non adeguatamente compensati da un banale adeguamento all’inflazione, anche se vi è da considerare che l’aumento della domanda ha generato economie di scala non indifferenti.

L’intreccio con la riforma dei servizi pubblici locali (D.Lgs. 201/2022)

A rendere il quadro ancora più complesso è l’entrata in vigore del D.Lgs. 23 dicembre 2022, n. 201, che ha riformato la disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Questo decreto pone interrogativi fondamentali sul posizionamento giuridico del servizio di cremazione.

  • La cremazione come servizio pubblico locale “a rete”?

La legge 130/2001, all’articolo 6, prevede che ogni Regione debba dotarsi di almeno un impianto di cremazione e approvare un piano territoriale di coordinamento dei crematori da realizzare dai comuni.
Queste disposizioni legislative potrebbero far rientrare la cremazione nella definizione di servizio pubblico locale a rete, ai sensi dell’art. 2, comma 1, lett. d) del D.Lgs. 201/2022, poiché si tratterebbe di attività “organizzabili tramite reti strutturali”.
In tal caso, la competenza tariffaria passerebbe da Ministero dell’Interno e Salute a un’Autorità di regolazione (ancora da individuare), come previsto dall’art. 7 del D.Lgs. 201/2022.

  • Oppure un servizio economico non a rete?

Se si ritenesse che la cremazione non costituisca un servizio pubblico locale a rete, la competenza regolatoria, inclusa quella tariffaria, spetterebbe al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. 201/2022.
L’articolo 4 del D.Lgs. 201/2022, difatti, stabilisce chiaramente che le disposizioni del decreto prevalgono sulle normative di settore previgenti, tranne nei casi in cui siano previste specifiche clausole di salvaguardia. Cosa non presente per i crematori.
Questo significa, in termini pratici, che l’attuale sistema tariffario nazionale non è più legittimamente utilizzabile, se non – forse – come criterio provvisorio in attesa di nuove direttive. In ogni caso, si tratta di un cambiamento sostanziale nella governance del settore, che rende anacronistico l’attuale sistema di determinazione delle tariffe.

Un vuoto normativo che rischia di paralizzare il settore

In assenza di nuove regole:
• Si continuerà ad applicare il vecchio sistema?
• Oppure verrà sospesa l’applicazione di tariffe massime?
Entrambe le soluzioni aprono scenari complessi e potenzialmente critici: il rischio è quello di creare diseguaglianze territoriali, rincari incontrollati o, peggio, una paralisi amministrativa.

Cosa fare adesso: un appello al decisore politico

Serve un intervento chiaro e tempestivo da parte del Governo per:
• Stabilire a quale Autorità sarà affidato il compito di regolazione del servizio;
• Definire i nuovi criteri di determinazione delle tariffe, coerenti con i reali costi gestionali, tecnologici e ambientali;
• Garantire una transizione ordinata tra il vecchio e il nuovo sistema.

In gioco non c’è solo la sostenibilità economica dei crematori, ma anche la tutela dei cittadini e la trasparenza nei rapporti tra pubblico e privato.

Serve un nuovo equilibrio tra mercato, regolazione e diritti

La cremazione non è più un servizio marginale: è oggi una componente centrale del sistema funerario nazionale.
Trattarla ancora con strumenti normativi nati venti e più anni fa, per un contesto che è profondamente mutato, significa ignorare l’evoluzione tecnologica, i bisogni sociali e la nuova geografia di questi servizi.
È tempo di superare le inerzie istituzionali e affrontare, con visione e competenza, una riforma organica del sistema tariffario della cremazione.
La posta in gioco è alta: si tratta di garantire equità, sostenibilità e qualità in un servizio che, sempre di più, rappresenta una scelta di civiltà per milioni di cittadini.

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