Il Duemila: dalla gratuità universale per inumazione e cremazione alla ordinaria onerosità, tranne indigenti

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Nel passaggio al XXI secolo si consolida una svolta: la sepoltura in campo comune non è più gratuita per tutti, ma diventa un servizio a tariffa, al pari delle altre tipologie sepolcrali.
La gratuità rimane solo nei casi socialmente protetti – indigenza/bisogno o disinteresse dei familiari – secondo quanto discende dalla legislazione sociale e dalla disciplina speciale sulla cremazione e sui servizi cimiteriali.
In parallelo, la cremazione esce dalla nicchia e diviene opzione di massa, modificando assetti tecnici, economici e spaziali dei cimiteri italiani.

Dall’inizio degli anni Duemila a oggi la cremazione passa da valori a una cifra a quasi il 40% a livello nazionale, con punte in talune zone anche oltre il 70%.
Effetti: minore pressione sui campi comuni, minori concessioni di loculi e tombe per feretri, riallocazione di superfici verso ossari/cinerari, necessità di logistiche dedicate (sale consegna urne, giardini del ricordo, aree dispersione dove previsto).

Il campo comune tende a una residualità funzionale: scelta volontaria minoritaria o risposta ai casi sociali; l’incidenza media scende sotto il 20% (con differenze territoriali, in particolare nel Centro-Sud, dove spesso l’inumazione in campo comune è riservata ai soli poveri).

Aree sociali e confessionali. Diverse città (es. Torino, Bologna, Milano) hanno introdotto settori sociali con lapidi uniformi, per garantire dignità alla sepoltura minima, e reparti per altri culti nel rispetto della libertà religiosa: layout dedicati, ritualità compatibili, contratti e regole uniformi.

Obbligo pubblico minimo. I campi comuni rimangono in capo ai Comuni quali livello essenziale del servizio cimiteriale (titolarità, pianificazione, controllo igienico-sanitario con ASL). La gestione operativa può essere diretta, in house o affidata in concessione.

Parte la stagione del Project financing cimiteriale.
Il Project financing si è diffuso soprattutto per colombari/loculi e ampliamenti edilizi, dove occorrono investimenti upfront significativi; i Comuni mantengono in genere a proprio carico l’onere della gestione dei campi comuni e delle aree sociali, coerentemente con gli obblighi di accesso universale, mentre al privato viene concesso in uso l’area cimiteriale per soddisfare esigenze di nuove costruzioni di manufatti, che i Comuni, a per carenza di disponibilità finanziarie, non sono più in grado di garantire.

Nel Duemila il campo comune non scompare: cambia funzione. Da opzione generalizzata diventa rete di protezione per i casi sociali e scelta minoritaria per ragioni culturali o economiche.
La cremazione ridefinisce domanda e spazi.
Il crollo delle tumulazioni in loculo e in tomba porta con sé una crisi economica e finanziaria rilevante per l’intero comparto cimiteriale, da gestori di cimiteri a costruttori manufatti e sepolture, a marmisti, ad operatori economici che fornivano beni e servizi in occasione di sepolture.
La cremazione diventa la killer application del settore e negli anni le ceneri abbandonano il cimitero per essere o disperse soprattutto fuori di esso o affidate in urna cineraria ad un familiare.
La fuoriuscita delle ceneri dal cimitero accentua ancor di più la crisi economica del settore, in parte originata anche dalla incapacità di dare soluzioni architettonicamente valide e innovative per la conservazione di urne cinerarie in cimitero.

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