Verano docet

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È significativo che l’attenzione sui problemi funebri e cimiteriali italiani emerga solo quando accadono fatti che colpiscono l’opinione pubblica, come quelli recenti del Verano a Roma.
Mi ha stupito la grande enfasi con cui la stampa ha divulgato questi avvenimenti, non solo quando si supponeva che vi fosse una matrice razzista nello scempio compiuto sulle tombe ebraiche, ma anche successivamente, quasi come se si fosse infranto il tabù di affrontare ciò che riguarda i cimiteri.
Altro fatto nuovo è che la Magistratura ce la sta mettendo tutta per arrivare a mettere a nudo i difetti della gestione del settore funebre e cimiteriale.
E ciò è positivo, anche se sulla graticola stanno dirigenti del settore che conosco personalmente e stimo, che in passato non hanno fatto mistero di operare per la moralizzazione del settore; ora mi spiace leggerne i nomi sui giornali, dove si fa di tutta l’erba un fascio.
A seguire il fatto della distruzione delle tombe ebraiche sono intervenuti altri filoni di indagini:
– su lavori di manutenzione a tombe all’interno del cimitero svolto da personale non autorizzato, dipendente o ex dipendente del Comune;
– su concessioni in deroga per la sepoltura nel Verano di persone con “particolari meriti” nel campo della scienza, della società, ecc.;
– sulla gara per entrare da parte di AMA Spa nella gestione delle camere mortuarie in un ospedale romano, rompendo così il monopolio di fatto instaurato da qualche impresa funebre che vi stazionava;
– sulle tombe riassegnate sulla scorta di autocertificazioni dei nuovi richiedenti, essendo non rintracciabili i vecchi concessionari.
Chi opera nel settore funerario comprende immediatamente che ognuno di questi problemi è un nervo scoperto non tanto e non solo a Roma, dove la dimensione della città è tale da ingigantire ogni cosa, ma dappertutto.
Non ditemi che non si sa che in ogni camposanto c’è il pulitore di tombe, che va dal pensionato che lo fa in nero all’operatore cimiteriale che si “accontenta” di qualche mancia.
Non ditemi che non vi è mai capitato il caso umano, la pressione politica, la richiesta di avvicinamento di feretri, per le quali utilizzare i regolamenti con l’elastico o, peggio, dimenticandone l’esistenza.
Non ditemi che nessuno sa che le quote di mercato maggiori delle pompe funebri si fanno con il controllo della camera mortuaria dell’ospedale o con la connivenza con personale infermieristico e qualche volta medico.
Non ditemi ancora che credete sempre a quel che viene scritto sulle autocertificazioni, ben sapendo che solo talvolta fate degli accertamenti, perché se li doveste fare sempre a cosa servirebbe l’autocertificazione?
E allora, se questi sono i problemi e se essi non sono solo una questione romana, perché non affrontarli a viso aperto?
Perché quando sono apparsi sui giornali questi fatti ben pochi hanno chiesto di cambiare le regole esistenti, per farne di nuove, con maglie più strette, capaci di ridurre i casi in cui essere tentati di superarle?
Invece sui giornali trova spazio l’intervista del Ministro della salute che anticipa che sta per consentire la creazione di cimiteri per animali domestici.
Cose utili, in parte, ma certamente non la risposta politica alla serie di problemi sopra evidenziati.
Signor Ministro, Signori Parlamentari, non Vi pare che sia giunta l’ora di emanare nuove regole per il settore funerario?

Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 3/2002.

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