[fun.news.897] Sciopero dei dipendenti del settore privato di pompe funebri

Anche i lavoratori delle pompe funebri fanno sciopero. I sindacati hanno infatti proclamato per il 14 febbraio uno sciopero nazionale di 8 ore dei lavoratori del settore privato pompe e trasporto funebre, per il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro a dieci mesi dalla sua scadenza. E i sindacati minacciano altre iniziative. In una nota Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno infatti intenzione di scendere ancora in campo e le trattative non riprenderanno al più presto e se le associazioni private delle imprese di pompe funebri non “terranno un comportamento corretto”. Tra i nodi da sciogliere nell’ambito della difficile vertenza innanzitutto la questione salariale, ma non solo. I lavoratori del settore, infatti, chiedono il recupero della perdita del potere d’acquisto, ma anche modifiche contrattuali in materia di orario e mercato del lavoro, contro quella che i sindacati definiscono un’eccessiva precarizzazione del settore “Il contratto – spiegano i sindacati – deve salvaguardare la professionalità, e non deve essere lo strumento usato dalle aziende pere ulteriori precarizzazioni, con l’utilizzo di forme di lavoro temporaneo inutili”. Cgil, Cisl e Uil accusano quindi la controparte datoriale di avere “posizioni ideologiche” e di voler “destrutturare il contratto nazionale”. Si cominciano quindi ad intravvedere anche nella contrattualistica i riflessi delle norme regionali (e nazionali, quando entreranno in vigore), che cercano di eliminare il lavoro nero. Gli impresari funebri, di fronte alla necessità di avere imprese “strutturate”, cioè con lavoratori in regola e con un certo qual numero minimo in servizio, cercano di ridurre i costi fissi e abbassare il break even poin (punto di pareggio) aumentando la flessibilità della forza lavoro, da disporre al momento in cui necessita, visto che la morte è un elemento imponderabile e che può dare giorni di bassa mortalità e viceversa situazioni da affrontare con picchi di mortalità. Se a questo uniamo il fatto che in poco più di 5 anni il numero di operatori ufficiali del settore, iscritti alla Camera di commercio, è incrementato di circa il 40%, con un calo del numero medio di funerali per operatore sul territorio nazionale di circa un quarto, si vede come anche questo settore stia cominciando a fare i conti con la crisi.

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