Non c’è spazio nel cimitero di Lampedusa per le bare dei 13 somali che oggi saranno imbarcate sulla motonave «Sansovino» per Porto Empedocle. La prefettura di Agrigento ha già stilato l’elenco dei cimiteri della provincia dove le bare senza nome saranno sepolte. Non hanno un nome, un’età, una religione, le vittime somale. Non avranno neanche posto nel piccolo cimitero di Lampedusa, già pieno di sepolture anonime. Sono le vittime dei tanti viaggi della speranza, senza identità, senza nazionalità, senza religione, anche se la maggior parte dovrebbero essere musulmani. Nel 2003 sono stati seppelliti 6 corpi, l’anno scorso 12, secondo le usanze cristiane. Dice Franco Mingoia, responsabile della moschea di Mazara del Vallo: «La tradizione islamica vuole che i corpi vengano lavati, avvolti in un lenzuolo e deposti nella nuda terra. I piedi devono essere in direzione della Mecca: i morti devono poter guardare alla città santa. Il volto della persona dev’essere coperto da pietre per evitare il contatto con la terra. I musulmani credono che un angelo chieda al morto chi sia il profeta e quale sia la sua religione e per questo il cadavere deve avere la bocca libera». Il problema è che non sapendo la religione e l’identità si seguono le usanze proprie dell’Italia.
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