[fun.news.099] Nel settore funerario gente senza scrupoli, servono regole

“Sarebbe un errore il pensare che le tangenti che giravano nelle camere mortuarie degli ospedali di Torino siano un fatto episodico”. Daniele Fogli, coordinatore della Sefit, Federazione delle imprese pubbliche e delle gestioni comunali che operano in campo funebre e cimiteriale rilancia e denuncia, in una intervista all’ANSA: in questo settore c’è gente senza scrupoli. E, per questo, l’inchiesta della procura di Torino sul racket del ‘caro estinto’ non lo coglie di sorpresa. E dice: va data subito attuazione al regolamento di polizia mortuaria ferma in sede di Conferenza unificata Stato autonomie locali. In questo settore ”c’è gente senza scrupoli che attirata dal miraggio di un guadagno alto e facile, non esita ad utilizzare ogni mezzo pur di accaparrarsene una fetta. E tra corrotti e corruttori – aggiunge – c’è poca differenza”. Secondo gli operatori “basterebbe una maggiore attenzione da parte di direzioni sanitarie degli ospedali, delle case di cura e di riposo, e delle forze dell’ordine”, per scoprire che la pratica è diffusa sull’intero territorio nazionale. Di sicuro c’è però anche che in Italia mancano regole certe e controlli sulle imprese funebri. “Attualmente in Italia – spiega Fogli -, un settore come quello funebre, che fattura più di 3000 miliardi l’anno, non ha una normativa di riferimento. Per essere impresario funebre, basta una semplice autorizzazione al commercio diversa dalla alimentare, per vendere la bara, e aprire una agenzia d’affari, per fare le pratiche”. Tra l’altro a questo ci si arriva solo su base interpretativa, con circolare ministeriale o con sentenze giurisprudenziali. Il sistema sanzionatorio è praticamente inesistente, tranne quando si arriva a situazioni limite come quella di Torino. “È incomprensibile – secondo la Sefit, che occupa circa il 5% del mercato funerario nazionale – che sui tavoli ministeriali stia navigando da anni la modifica del regolamento di polizia mortuaria nazionale. Attualmente il testo è in attesa di essere discusso in Conferenza unificata Stato Autonomie Locali. “È uno strumento normativo – spiega Fogli – che per la prima volta definisce e regola l’attività funebre, sottoposta al regime autorizzatorio. Pone divieto esplicito di trattare gli affari nelle camere mortuarie, negli obitori, negli ospedali. Stabilisce un sistema di cautele nella scelta del personale che opera nel settore funebre (le stesse che regolano le assunzioni nel pubblico impiego, e quindi senza precedenti penali). Inoltre, frena la proliferazione delle imprese funebri, attirate dal miraggio di facili guadagni, stabilendo degli standard minimi per poter operare, tra cui quello di utilizzare personale in regola coi contributi. E, ancora, istituisce dei meccanismi di pubblicità e di confronto dei prezzi”. Il provvedimento, inoltre, individua precise sanzioni, fino alla revoca della autorizzazione all’esercizio in caso di accaparramento di funerali. “È da due anni – osserva il coordinatore tecnico della Sefit – che una parte dell’imprenditoria funebre privata sta ritardando l’uscita di questa riforma, accusandola di essere troppo garantista e troppo vicina agli interessi pubblici. L’imprenditoria sana, anche privata, “non ha nulla da temere da queste regole. Chi ha qualcosa da temere è invece la famiglia del defunto che, con l’attuale situazione, è lasciata, spesso, alla mercé del primo venuto”.

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