d.d. legem habemus
Finalmente un testo di riforma del settore funerario!
È risaputo che l’attuale legislazione italiana in materia funeraria è superata o carente. Lo stesso regolamento di polizia mortuaria nazionale, vera e propria norma di settore, emessa nel 1990 è una riscrittura con modifiche marginali di norme del 1892.
Quando il Ministro della salute, Girolamo Sirchia, affrontò la questione ritirando il precedente schema di regolamento di polizia mortuaria (era in Conferenza Unificata per il previsto parere), molte voci si levarono contro (tra cui la mia) non solo per le intenzioni annunciate, ma anche per il ritardo che avrebbe comportato questa decisione.
Nel frattempo cambiava la cornice legislativa più complessiva per i noti fatti del trasferimento di funzioni da Stato a Regioni e in parte ad Enti Locali, per effetto della modifica del Titolo V della Costituzione, ma anche la visione delle soluzioni politiche al problema.
Ciò comportò una modifica radicale dell’impianto del cambiamento normativo:
a) la scrittura di un DDL di iniziativa governativa, che tendeva a spostare diverse competenze sulle Regioni, non solo normative e pianificatorie ma anche amministrative, ad introdurre cimiteri privati, a togliere la esclusiva comunale per la realizzazione di crematori;
b) la revisione della precedente impostazione della modifica del regolamento di polizia mortuaria nazionale, sia con l’attuazione dei principi di cui a tale DDL, sia riducendo il ruolo dei Comuni a tutto vantaggio dell’imprenditoria privata ed in particolare di quella funebre.
Il 26 febbraio 2002, il Consiglio Superiore di Sanità esprimeva parere favorevole ad un testo di DDL di modifica della legislazione mortuaria (vds. in documentazione), confermando le due questioni politicamente rilevanti (cimiteri privati ed eliminazione del monopolio comunale della cremazione) e a fine maggio dello stesso anno dava il suo parere su uno schema di regolamento che venne immediatamente messo in un cassetto per capire come avrebbe potuto essere portato avanti.
Da allora l’impegno del settore pubblico italiano (che trovò larghi consensi in seno alla società) fu quello di dimostrare che tale impostazione era antistorica per un Paese come l’Italia; che non potevano esserci le condizioni per un simile cambiamento.
Nel frattempo si determinarono alcune novità:
1) la prima con l’inserimento di un emendamento alla Camera, poi tradottosi nell’art. 28 della legge 1 agosto 2002, n. 166, che ha modificato in modo estremamente preoccupante la norma sulle zone di rispetto cimiteriale, unica vera possibilità anche nei secoli a venire per gli ampliamenti cimiteriali, che rischia di compromettere irrimediabilmente le aree di naturale espansione dei cimiteri, a tutto vantaggio dell’edilizia abitativa;
2) la seconda con la presentazione di un organico DDL, di iniziativa parlamentare, con testo analogo, sia al Senato (AS 1265) che alla Camera (AC 2664).
Inoltre, col passare dei mesi è cresciuta l’attesa (sono più di 7 anni da quando si è cominciata la revisione del regolamento di polizia mortuaria nazionale) da parte di cittadini, operatori del settore , dei Comune e delle Regioni, soprattutto pressati da ritardi applicativi della legge 130/01 (che stabiliva termini in genere di 6 mesi per le revisioni delle norme, del tutto inapplicati).
Tanto che il 18 febbraio 2003 gli On.li Violante, Turco e altri presentavano alla Camera una interpellanza urgente sulle motivazioni del ritardo nella uscita di norme attuative della L. 130/01 (in documentazione).
Il Ministro della Salute (sempre in documentazione) rispondeva il 20 febbraio 2003 chiarendo la posizione del Governo e di fatto impegnandosi ad una sollecita soluzione dei problemi lamentati.
Il Governo dava seguito a questo impegno approvando uno schema di DDL nel Consiglio dei Ministri del 7 marzo 2003 (riportato in documentazione) il cui testo risulta profondamente cambiato nei contenuti rispetto alla prima stesura, superando la maggior parte delle preoccupazioni fino ad allora emerse non solo in ambito pubblico, e quindi con le caratteristiche per coagulare un buon consenso sui suoi contenuti favorendone una rapida approvazione.
Fin qui la cronaca di un percorso accidentato, con il riconoscimento esplicito al Ministro Sirchia di aver rispettato il programma che aveva annunciato, ma solo in zona Cesarini.
Si apre ora la fase più complicata: l’iter approvativo.
È chiaro che il provvedimento è perfettibile, soprattutto laddove necessita aumentare le garanzie richieste per l’esercizio dell’attività funebre, per chiarire che quando occorre la presenza calmieratrice o moralizzatrice l’impresa pubblica che opera in campo funebre non può essere messa sullo stesso piano del privato, o ancora che si deve fare di più e meglio per facilitare l’ampliamento dei cimiteri, ma nel suo complesso è bene chiarire che questo provvedimento è una buona base di partenza per la discussione parlamentare.Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 2/2003.
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