Necroscopia e trattamenti sulle salme

DOMANDA 1
L’uso della mentoniera mi riesce sempre problematico.
Anche quando la tolgo, perché la salma ha acquisito un assetto più stabile, il cadavere sembra sempre “impiccato” con il collo teso e la testa che si piega indietro.
Perché? Cosa potrei fare?

RISPOSTA:
Il problema, che si è evidenziato in questo caso, è dovuto alla non corretta posizione del corpo quando viene adagiato.
Se la salma è mantenuta fermamente in una posizione corretta, la rigidità cadaverica si svilupperà nei muscoli, ma senza modificarne l’aspetto e la posizione; infatti, la comparsa e la scomparsa del rigor mortis ha inizio proprio dai muscoli masseteri ( quelli della mascella ) e dai muscoli nucali per progredire poi in senso cranico-caudale (ossia lungo l’asse della spina dorsale) verso i lombi fino a raggiungere le estremità del corpo.
Va, quindi, messo assolutamente un rialzo sotto la testa del cadavere e le spalle saranno leggermente sollevate così da permettere alla rigidità post mortale di diffondersi in modo omogeneo e corretto.
La mentoniera è una soluzione superata proprio per gli inestetismi che frequentemente produce, siccome costringe il mento ad una postura incassata ed innaturale con effetto “mascellone squadrato”.

DOMANDA 2
Anche se siamo ancora in inverno, con temperature miti e fresche, una salma ha cominciato improvvisamente a gonfiarsi.
In poche ore è diventata impresentabile sotto lo sguardo sgomento dei dolenti. Come mai?

RISPOSTA:
La putrefazione gassosa, detta anche fase enfisematosa, è quel particolare passaggio del fenomeno degenerativo cellulare durante cui batteri producono gas, questo rilascio comporta ovviamente un rigonfiamento del cadavere (sono proprio i germi anaerobici a provocare la formazione dei gas mentre aggrediscono la materia organica ).
Certo, le alte temperature facilitano senza dubbio l’insorgere dei miasmi aeriformi, ma essi posso svilupparsi repentinamente persino in condizioni ambientali teoricamente meno favorevoli. Molto dipende anche dalla causa del decesso. Sarebbe, comunque, opportuno avvisare il medico necroscopo perché egli possa adottare o comunque proporre (se quest’ultimi spettano al Sindaco quale Autorità Sanitaria Locale) i trattamenti d’emergenza di cui all’Art. 10 DPR n. 285/1990, tra i quali si annovera l’immediata chiusura della cassa. Potrebbe esser il caso residuale in cui a discrezione del medico necroscopo praticare la puntura conservativa che ormai molte regioni tendono a disapplicare per l’intrinseca tossicità della formalina. L’ideale sarebbe il ricorso ad una sostanza meno nociva, ma anche all’Estero tutti i balsami conservanti sono pur sempre a base di aldeide formica.

DOMANDA 3
Alcuni colleghi mi consigliano sempre di usare la colla per chiudere bene bocca e occhi, ma è legale questo sistema? Debbo aspettare il via libera del medico oppure basta il silenzio assenso?

RISPOSTA:
Il metodo della colla per la bocca non è esteticamente piacevole, anche perché questa soluzione non impedisce alla mandibola di pesare e provocare una deformazione dei tratti del viso.
La soluzione più adeguata sarebbe la legatura fatta con ago e filo.
In ogni caso per questi interventi bisogna sempre tener a mente un criterio fondamentale: nel periodo d’osservazione non si deve mai porre in essere nessuna operazione atta ad impedire un’eventuale manifestazione di vita, colla o ago sono entrambi due sistemi “violenti” quindi, per procedere, il corpo esanime su cui si lavorerà deve esser stato ufficialmente riconosciuto come cadavere.
C’è poi una zona d’ombra nel nostro sistema normativo: teoricamente un semplice necroforo non potrebbe, durante la preparazione di un cadavere, ricorrere a tecniche cruente come cucire ed incollare parti del corpo, esse sarebbero riservate a personale medico o, comunque, sanitario, ma la realtà operativa spesso è diversa dal dettato delle regole formali.
Per l’occhio, invece, è sufficiente introdurre sotto le palpebre un apposito guscio di materiale plastico, questo espediente serve anche per sostenere le palpebre dall’improvvisa infossatura causata dal cedimento del globo oculare.
Il bulbo, infatti, è costituito principalmente d’acqua che durante i fenomeni post mortali tende ad evaporare.

DOMANDA 4
E’vero che una salma sottoposta a tanatoprassi non richiede mai la doppia cassa, anche se è destinata a tumulazione?

RISPOSTA:
Il trattamento di TANATOPRASSI è l’operazione finalizzata a bloccare solo temporaneamente i processi putrefattivi e non è un intervento devastante o demolitorio.
Attenzione, la tanatoprassi non è un’imbalsamazione, la differenza di metodo è fondamentale: con la tanatoprassi il corpo rimane perfettamente integro unicamente per il tempo necessario allo svolgimento delle esequie, i suoi effetti conservativi, allora, sono di durata limitata.
L’imbalsamazione, invece, si propone un risultato definitivo e protratto nel lungo periodo: una salma imbalsamata, infatti, può resistere all’aggressione della putredine anche per secoli.
La legge italiana è chiara ed almeno sino a quando le norme in vigore non saranno novellate le salme destinate a tumulazione (sottoposte o no a tanatoprassi) continueranno ad esser sempre racchiuse in una duplice cassa. (lignea e metallica).
Potrebbero, invece, esser previste fattispecie diverse per il trasporto: una salma trattata con formaldeide, forse, non avrebbe bisogno di esser racchiusa in vasca e zincata per i trasporti oltre i 100 KM se la destinazione è l’interro o la cremazione, siccome l’intervento conservativo ritarderebbe notevolmente l’insorgere dei primi fenomeni cadaverici, come appunto il rilascio di liquami e gas maleodoranti.

DOMANDA 5
Perché anche a poche ore dalla morte certi cadaveri rilasciano cattivi odori?
Come si può evitare questo spiacevole inconveniente?

RISPOSTA:
I batteri sono naturalmente presenti in un corpo vivente, e non spariscono con la morte, al contrario continuano a svilupparsi e moltiplicarsi generando putrefazione.
La soluzione ideale sarebbe quella dello svuotamento preventivo dei liquidi e dei che ristagnano nelle parti cave dell’organismo.
Si possono, tuttavia adottare dei rimedi più semplici con l’utilizzo di prodotti particolari adatti ad eliminare i cattivi odori, anche se in questo caso la durata nel tempo è assai inferiore, con una sola raccomandazione: coprire l’olezzo acre di un cadavere con un profumo ancora più intenso e stomachevole non risolve il problema, anzi lo esaspera con la camera ardente infestata da odori irrespirabili, cercate di ricorrere a deodoranti che non si limitano a coprire il puzzo, ma lo neutralizzano a monte.

DOMANDA 6
E’ vero che la tanatoprassi più avanzata prevede l’eviscerazione delle salme per asportare la parti molli del corpo?

RISPOSTA:
La TANATOPRASSI è un trattamento conservativo che non comporta assolutamente alcuna mutilazione né eviscerazione, certo si ricorre spesso ad una metodica invasiva per incanalare vene ed arterie, così da rimuovere sangue e liquami, ma le interiora rimangono nella loro naturale sede, ossia l’addome.
Al massimo con la siringazione cavitaria (conosciuta anche come “puntura conservativa”) si inietta nelle viscere una soluzione a base di formolo, per impedire il rapido deterioramento delle anse intestinali e delle parti molli, le prime responsabili della decomposizione cadaverica.

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Carlo Ballotta

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46 thoughts on “Necroscopia e trattamenti sulle salme

    1. L’ECG, detto anche tanatogramma è un mezzo ancillare alla funzione del medico necroscopo (Art. 8 D.P.R. 10 settembre 1990 n. 285, entrato in vigore il 27 ottobre 1990). Se compito precipuo del medico necroscopo è l’accertamento dell’incontrovertibilità del decesso, questa attestazione comporta una verifica dei signa mortis inequivocabili (algor, rigor, livor mortis) direttamente sulla salma, attraverso ispezione esterna. Ma ciò comporta un certo lasso di tempo, proprio perchè i signa mortis si formino.
      Invece con rilevazione di ECG piatto, protratta per non meno di 20 minuti primi, il sanitario sarà subito in grado di rilasciare il relativo certificato prima del decorso dell’usuale periodo d’osservazione. L’ECG, quindi, non è un obbligo, è solo un’opportunità, una soluzione diversa e più moderna a disposizione della polizia mortuaria, anche per ragioni organizzative del servizio di medicina necroscopica e di accelerazione dei flussi informativi, nel complesso meccanismo degli adempimenti legali, per il post mortem.

  1. Salve da poco è morto mi padre in casa quando è venuto il medico di famiglia mi ha fatto il certificato di morte senza visitarlo,poi dopo quasi 30 ore è venuto il medico necroscopo,lui se mio padre non era morto se ne sarebbe accorto?la ringrazio anticipatamente della risposta.

    1. X Aurora,

      accantoniamo profili di natura disciplinare o penalistica (omissione in atti d’ufficio?) sui medici che redigono certificazioni attinenti alla polizia mortuaria, senza effettivo riscontro sul corpo esanime (e se fosse morte apparente?), e concentriamoci, invece, sulla funzione precipua dell’accertamento necroscopico, da parte del medico incaricato di tale mansione. Essa è, appunto, acclarare l’incontrovertibile e certa cessazione definitiva di ogni segno di (possibile? REsiduale?) segno di vita. Agli effetti concreti il necroscopo attesta ufficialmente la morte di una persona. Prova inconfutabile è data dall’a volte lento, altre volte tumultuoso formarsi dei c.d. signa mortis sulla salma (rigidità cadaverica, lividezza, graduale raffreddamento della temperatura corporea rilevata) che il medico all’upo allertato deve saper leggere ed interpretare, altrimenti, per maggior rapidità si ricorre al famigerato tanatogramma, cioè un normale ecg con registrazione protratta e costante per almeno 20 minuti primi, il cui tacciato sia completamente piatto. Se, a questo punto, il presunto defunto, non lascia riscontrare ancorchè flebili manifestazioni di attività cardiaca, si avvia tutta la procedura di polizia mortuaria, il cui termine iniziale è proprio dato dall’esito della visita necroscopica.

  2. Salve.

    Perchè ai corpi non vengono effettuati tutti i trattamenti opportuni per un loro più integro mantenimento? A quanto sembra tra varie tecniche, ibernazione e altri ci si può realmente avvicinare al mantenimento scientifico dei corpi e delle loro parti interne ed esterne. Oggi vediamo il ritrovare di corpi di civiltà del passato…se all’epoca sapevano mantenere i corpi in questo mod ad oggi la scienza, unendo i risultati delle varie realtà scientifiche potrebbe portare a risultati vicini al 100%, se non…
    Chissà si possa tornare ad un maggiore rispetto dei defunti…forse il permettere una vita più libera può aiutare a voler mantenre i corpi in vita…
    Che sia fatta la Sua Volontà…

    un motto: Fede, mele, carne, malva, un pò di vino…una preghiera…diritti e un pò di sana scienza…competenza e esperienza…

    Un grazie a tutte le buone Volontà…

    1. X Domenico,

      Ragioniamo: il cimitero a rotazione è, ormai, l’unica soluzione praticabile, se i cadaveri non si decomponessero secondo legge di natura, non rimarrebbe spazio sulla terra per i vivi, ed i nostri cimiteri tentacolari ad accumulo, ne sono la patente dimostrazione.

  3. Buonasera,
    Corre un quesito anche a me, in riferimento alla vicenda della ragazza brasiliana dichiarata morta per errore del medico nel 2006. La ragazza ha avuto un grave incidente in auto, sul posto è arrivata un ambulanza con u medico ed un’infermiera, che dopo 2o minuti ne hanno dichiarato il decesso. La ragazza è stata salvata dai necrofori che fortunatamente, si sono accorti che ancora respirava. Mentre il medico che ne ha dichiarato la morte non si è accorto di nulla. Ma il quesito è, come mai è stato autorizzato il trasporto ai necrofori senza la visita necroscopica del medico legale che sarebbe dovuta avvenire prima della chiusura nella bara del trasporto? Il caso è presente ancora su internet.
    Andy

    1. X Andy,

      1) il sanitario del 118 pone unicamente diagnosi di morte, non certifica l’incontroveribilità del decesso, poiechè essa è competenza esclusiva del medico necroscopo.

      2) il periodo ordinario di osservazione delle salme è di 24 ore.

      3) Il trasporto necroscopico (recupero salma incidentata) si effettua sempre a cassa aperta, per non inibire eventuali e residue manifestazioni di vita.

      1. Quanto si può sopravvivere in una cassa aperta? (immagino lei intensd non sigillata).
        Povera ragazza in ogni caso.
        Fortuna che i necrofori se ne siano accorti.
        Da quanto scritto sui giornali il medico era poi stato immediatamente sospeso.

  4. Leggendo gli interessantissimi quesiti riportati in questo sito mi è tornata alla mente la vicenda di Grazia Bruno, la donna siciliana deceduta nel 2014 per un tumore e sepolta dopo 8 giorni senza che, stando alle cronache del periodo, si siano mai manifestati sul suo corpo i tipici fenomeni cadaverici come il Rigor Mortis, il Pallor Mortis, l’abbassamento della temperatura e soprattutto la decomposizione.
    La famiglia si é opposta in tutti i modi alla chiusura della bara nonostante i medici avessero diagnosticato il decesso della donna con l’elettrocardiogramma, si può presupporre protratto per 20 minuti, anche se gli articoli non riportano questo dettaglio.
    Alla fine il Sindaco ha emanato un’ordinanza per la celebrazione coattiva del funerale e la tumulazione della salma, o presunta tale.
    Partendo dal presupposto che quanto riportato dagli organi di informazione sia vero, fatta salva qualche inesattezza che comunque non inficia la veridicità dei fatti, come possiamo spiegare razionalmente tutto ciò?

    1. X Stefano,

      attenti al sottile fascino del facile sensazionalismo, declinato su base miracolistica…e parlo da credente: cattolico-apostolico romano. Mi risulta agli atti evangelici, secondo la celebre narrazione dei terribili eventi del Santo Triduo Pasquale che solo un Tale di Nazareth, sia resuscitato da morte sicura ed acclarata, dopo 3 giorni di permanenza nel sepolcro. Per noi mortali, purtroppo non è così, e la legge, quale prodotto dell’umano intelletto (legge n. 578/1993), defettibile e, quindi, sempre perfettibile, definisce il processo “morte” come la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.
      In caso di morte apparente la salma (o presunta tale) può rimanere in osservazione per più tempo, meglio se in apposita struttura di medicina legale, dove potrebbero esser svolti esami più approfonditi, necessariamente NON invasivi, data la particolarità della fattispecie in esame.

  5. Buongiorno,
    circa venti giorni addietro è mancata mia nonna. Dopo circa un’oretta e mezza dal decesso, in attesa dei necrofori, io ho provato a chiuderle gli occhi, ma durate quest’operazione le palpebre le sono tornate indietro e gli occhi sono rimasti aperti. Le sono poi stati chiusi dai necrofori. A cosa è dovuto questo fenomeno? E’ normale?

    1. X Andy,

      sì, è del tutto normale, si tratta del famigerato fenomeno post mortale del rigor mortis (alla lettera rigidità cadaverica).
      Questo, quando si manifesta, interessa progressivamente tutti i distretti muscolari, persino i più minuscoli, e quindi, anche quelli del viso ed il sembiante può assumere un’espressione sgradevole e contratta, con, appunto, l’atiestetico aprirsi delle palpebre.
      Ci sono tecniche di tanatocosmesi, molto discrete e per nulla cruente, funzionali a gestire queste situazioni, per i dolenti assai scabrose, ma del tutto normali per un buon necroforo.

        1. Buongiorno,
          se posso vorrei solo fare ancora una domanda, anche se in ritardo. Da da quanto mi pare di capire dalla sua gentile risposta, questo fenomeno di “rigor mortis” escluderebbe a prescindere un eventuale caso di morte apparente? Grazie mille.

          1. X Andy,

            Il “RIGOR MORTIS”, è un segno certo di morte, molte volte nell’ispezione esterna della salma si cerca SUBITO di riscontrare questo fenomeno, inequivocabile.

            Segue la legge di Nysten:
            Compare in senso cranio-caudale (prima a carico dei muscoli mimici della faccia,poi ai muscoli della nuca, arti superiori, tronco, infine agli arti inferiori).

            Inizia 2-3 ore dopo la morte, si completa entro le 12-24 ore, si risolve completamente dopo 72-84 ore.

            Ad ogni modo, per fugare anche il solo dubbio di morte apparente si può sempre ricorrere al c.d. “tanatogramma”, cioè la rilevazione strumentale dell’avvenuto decesso attraverso un semplice ECG, con tracciato piatto – naturalmente – da protrarsi per non meno di 20 minuti primi, come ci spiega l’art. 8 del regolamento nazionale di polizia mortuaria di cui al D.P.R. 10 settembre 1990 n. 285

  6. Buonasera,
    mio padre è deceduto alle ore 09.00 del mattino per infarto miocardico acuto in una calda giornata di giugno, alle ore 16 ( circa ) il necroforo gli ha messo il coperchio frigo sulla bara, dicendo che da lì a poco si avrebbero avuti cattivi odori? E’ normale ?

    1. X BARBARA,

      Il periodo di osservazione di eventuali manifestazioni di vita è di 24 ore (portato a 48 ore nei casi di morte improvvisa o con dubbi di morte apparente).
      La visita del medico necroscopo deve essere effettuata non prima di 15 ore dal decesso e non dopo le 30 ore. Sono fatti salvi i casi di decapitazione, maciullamento, morte dovuta a malattia infettivo-diffusiva.
      La delimitazione del periodo di effettuazione dell’accertamento necroscopico, specie nei casi di decesso antecedenti festività, rende necessaria l’attivazione di uno specifico servizio di guardia necroscopica. In alternativa, è consentito dotare il medico necroscopo di apposite apparecchiature di ausilio per l’accertamento della morte.
      In tal caso, dopo il decesso, anche prima delle 15 ore, ai sensi del combinato disposto dell’art. 4/5 e dell’art. 8, il medico accerterà la morte con registrazione, protratta per almeno 20 minuti prima, di un elettrocardiografo.
      Sono fatte salve le disposizioni della legge 2 dicembre 1975, n. 644, e successive modificazioni (prelievo di parti di cadavere a scopo di trapianto terapeutico).
      3.2. I cadaveri non possono essere sottoposti a conservazione in celle frigorifere o con apparecchi refrigeratori nel periodo di osservazione.
      Uniche eccezioni si hanno nei seguenti casi:
      1. accertamento preliminare di morte con ECG ai sensi dell’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285/1990;
      2. decesso con decapitazione o maciullamento;
      3. speciali ragioni igieniche sanitarie di cui all’art. 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285/1990.

      Così, almeno la circolare esplicativa 24 giugno 1993 n. 24 del regolamento nazionale di polizia mortuaria.

      Sì, comunque è vero: gli infartuati possono presentare copiosi problemi durante l’intenso momento della veglia funebre (esempio: perdite di sangue, strani rigonfiamenti, rilascio di odori acri e pungenti).

      Comunque ogni trattamento conservativo (refrigerazione compresa) deve esser posto in atto dopo la visita necroscopica, da parte del medico, incaricato di questa funzione dell’A.USL.

      1. La visita necroscopica è stata fatta dopo circa un’ora dal decesso, essendo esso avvenuto fuori casa, con intervento del 118 che ha effettuato le manovre rcp per 40 minuti, con rilevamento ecg. Il medico necroscopo ha fatto, per quanto ne so’, solo la visita ma non ha effettuato ecg per 20 minuti. Sul foglio è stato dichiarato decesso per infarto miocardico acuto. E’corretta la procedura?

        1. X BARBARA,

          1. Le modalità relative alla visita del medico necroscopo e la connessa certificazione di morte in caso di arresto cardiaco accertato secondo quanto previsto dall’art. 1, seguono le disposizioni contenute negli articoli 4, 8 e 9 del regolamento di Polizia mortuaria, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285. Nel caso in cui il riscontro elettrocardiografico sia stato eseguito da un medico necroscopo, il medesimo provvede direttamente alla compilazione del certificato necroscopico.
          2. L’accertamento della morte eseguito con le modalità indicate negli articoli 1, 3 e 4 esclude ogni ulteriore accertamento previsto dall’art. 141 del regio decreto 9 luglio 1939, n. 1238, sull’ordinamento dello Stato Civile, e dagli articoli 4, 8 e 9 del regolamento di Polizia mortuaria soprarichiamato.
          3. L’obbligo della compilazione del certificato necroscopico previsto dall’art. 141 del suddetto regio decreto 9 luglio 1939, n. 1238, spetta, in qualità di medico necroscopo, al medico che ha effettuato l’accertamento secondo quanto previsto dall’art. 1, o al componente medico legale nel collegio di cui all’art. 2, comma 5, della legge 29 dicembre 1993, n. 578, o, in mancanza, al suo sostituto nel predetto collegio.
          4. Il presente decreto viene trasmesso agli organi di controllo per la registrazione e sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
          Trascorsi quindici giorni dalla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale cesserà l’efficacia del decreto ministeriale 22 agosto 1994, n 582: «Regolamento recante le modalità per l’accertamento e la certificazione di morte».

          1. QUINDI MI CORREGGA SE SBAGLIO, SE LA VISITA NECROSCOPICA VIENE FATTA DOPO SOLO 1H DAL DECESSO E’ CORRETTO PERCHE’ SI TRATTA DI UN GIORNO PRE-FESTIVO? E SE IL MEDICO NON EFFETTUA ECG PER 20 MINUTI, E’ PERCHE’ HA RILEVATO GIA’ DOPO 1H DEI SEGNI DI MORTE CERTA?

            1. X Barbara,

              obiettivamente non capisco la ratio profonda e recondita del Suo quesito, perchè mai tanto accanimento su una questione procedurale e non sostanziale.

              Comunque, aderisco parzialmente alla Sua ipotesi qui avanzata: una certa compressione temporale (isteresi?) negli adempimenti tecnici, o sanitari di polizia mortuaria sarebbe anche condivisibile, purchè si rispetti sempre il timing e la funzione precipua di ogni singolo istituto delineato dal nostro ordinamento giuridico, in tema di post mortem.

              Per completezza si veda anche il D.M. 11 aprile 2008 (art. 6?) sulle modalità di accertamento della morte e sul ruolo del medico necroscopo in particolari frangenti. Pensi che, addirittura, vedrebbe nel medico necroscopo una figura del tutto superata e da abrogare.

              Personalmente sono contrarissimo a questa soluzione prospettata da alta ed illustre letteratura di settore, rimanendo forse ancorato a vecchi stereotipi.

              Rimango in stand by, in attesa di Sue notizie.

              Saluti By Carlo.

              1. LA RATIO PROFONDA E’ DOVUTA AL FATTO CHE MI CHIEDO COME SIA STATO POSSIBILE METTERE UN FRIGO DOPO 7 ORE , SENZA ( SI SUPPONE ) AVER FATTO ECG PER 20 MINUTI. VOGLIO PENSARE CHE SIA STATO TENUTO IN CONSIDERAZIONE QUANTO ESPRESSO NELL’ART.4 DEL D.M. 11 aprile 2008, ( CHE HO LETTO DIETRO SUO GENTILE SUGGERIMENTO ),CHE PREVEDE UNICAMENTE UN PERIODO DI OSSERVAZIONE DI 6 ORE,DOPO IL QUALE, MI CORREGGA SE SBAGLIO, SAREBBE TERMINATO IL PERIODO DI OSSERVAZIONE,AGGRAVATO FORSE DA QUESTI ODORI FORTI CHE SAREBBERO SOPRAGGIUNTI DATO IL CALDO. E’POSSIBILE QUESTA IPOTESI?LA RINGRAZIO IN ANTICIPO.

              2. X Barbara,

                il c.d. tanatogramma (ECG con rilevazione piatta, protratto per non meno di 20 minuti primi) di cui all’art. 8 D.P.R. 10 settembre 1990 n. 285 è una prova di morte certa, con rilevamento strumentale, alternativo al naturale formarsi dei signa mortis (algor, livor e rigor) che però richiede più tempo. il lasso di tempo funzionale al manifestarsi dei signa mortis è compreso in un range dalla 15 esima alla 30 esima ora dopo la morte (leggi regionali a parte) almeno per la normativa nazionale e speciale di settore.
                La Legge (art. 8 primo periodo D.P.R. n. 285/1990 vieta tassativamente di refrigerare un corpo se prima non si sia proceduto con l’accertamento di morte attraverso opportuna e necessaria visita necroscopica, questa proibizione è ribadita dalla Circ.Min. Sanità 24 giugno 1993 n. 24, esplicativa del regolamento statale di polizia mortuaria. Tale infrazione al D.P.R. 10 settembre 1990, se il fatto, ovviamente, non costituisce reato, è anche sanzionabile in via amministrativa.
                Nel certificato di avvenuta visita necroscopica il medico incaricato della funzione può anche specificare i motivi per cui sia stato possibile abbreviare o, comunque, comprimere, per ragioni particolari, il periodo d’osservazione, fissato nelle canoniche 24 ore dall’exitus. Segni di avanzato stato di decomposizione cadaverica potrebbero esser un esempio assai calzante, in questo caso ultimo, in realtà la riduzione di questo arco temporale spetterebbe al Sindaco, quale massima autorità sanitaria del Comune, anche se oggi è sempre più diffusa la pratica di bypassare l’autorità comunale, perchè sia a dettare direttamente disposizioni lo stesso medico necroscopo…

  7. Buonasera, io sono di Varese, il 15 Luglio è deceduto un amico di famiglia presso l’ospedale di C.
    Il Giorno dopo è stato portato presso la casa funeraria.
    Il giorno 17 Luglio, nel momento di salutarlo, ho avvertito un odore sulfureo simile a uova marce proveniente dalle narici e dalla bocca leggermente aperta.
    Il giorno successivo l’odore era più forte, nonostante il condizionatore acceso.
    È normale?
    Poichè, di solito dopo le 24 ore dalla morte, viene fatta la puntura all’ombelico afine di prevenire proliferazione di batteri e miasmi.
    Grazie.

    1. X Enio,

      A far data dalla Circolare 26/06/2000 n. 32 (di dubbia legittimità, ma poi sempre confermata in tutto l’impianto della propria normativa speciale di settore)La Regione Lombardia disapplica (ma non abroga) l’obbligatorietà della siringazione cavitaria, altrimenti conosciuta come puntura conservativa con iniezione nelle cavità corporee del cadavere di 500 cc. di formalina f.u. di cui all’art. 32 del vigente regolamento statale di polizia mortuaria (D.P.R. 10 settembre 1990 n. 285), lasciandone così la decisione sul procedere o meno alla prudente discrezionalità del medico necroscopo, fatti, naturalmente salvi i trasporti transfrontalieri o fuori Regione, laddove sussistano insomma rapporti di extra territorialità e prevalgano norme di rango superiore nelle fonti del diritto funerario rispetto a quelle promulgate dalle autorità regionali

      La formalina è, infatti, sostanza tossica, mutagena, potenzialmente cancerogena e rallenta notevolmente, quando proprio non inibisce, i naturali processi disgregativi della materia organica morta, eppure è ancora largamente impiegata presso le strutture di medicina legale, soprattutto per la conservazione dei reperti anatomici.

      Una casa funeraria, di per sé ambiente accogliente ed elegante (molto più delle squallide camere ardenti ospedaliere) non sempre solo per i suoi tratti estetici è ambiente idoneo ad una decorosa ed intensa veglia funebre a cassa aperta.

      Tempo addietro al primo insorgere dei fenomeni putrefattivi (esempio: rilascio di cattivi odori o liquidi marcescenti) la soluzione sarebbe stata brutale, ma di indubbia efficacia: chiusura immediata della cassa, ma il fine di una moderna ed efficiente funeral home è proprio permettere un’esposizione della salma più protratta nel tempo. Per ottenere questo effetto i corpi oltre che ben abbigliati debbono preventivamente esser trattati (tamponatura degli orifizi con cotone imbevuto di sostanza antisettica e profumata, chiusura della bocca attraverso particolari tecniche di cucitura), altrimenti non ha un senso logico permettere il trasporto a cassa aperta dal luogo di decesso alla casa funeraria, se l’impresa funebre non sa garantire queste operazioni di igienizzazione.
      Chi le scrive -solita voce fuori del coro – in fattispecie estreme (esempio: anomalo rigonfiamento del defunto) è favorevole al ripristino della puntura conservativa, unica manipolazione cruenta ed invaasiva- a scopo conservativo, ancor oggi ammessa dalla legislazione penale. (la tanatoprassi, così come conosciuta in altri Stati, anche Europei è infatti ancora vietata, salvo non incorrere nel reato di vilipendio di cadavere)

    1. X Andrea,

      In via del tutto empirica e senza esser un anatomo patologo, risponderei così:

      il curioso fenomeno delle salme che s’allungano (almeno per i non addetti ai lavori) è legato principalmente al rigor mortis nel suo manifestarsi o cessare: vediamolo nel dettaglio con una scheda tecnica.

      LA RIGIDITA’ CADAVERICA

      Segue la legge di Nysten:
      Compare in senso cranio-caudale (prima a carico dei muscoli mimici della faccia,poi ai muscoli della nuca, arti superiori, tronco, infine agli arti inferiori).

      Inizia 2-3 ore dopo la morte, si completa entro le 12-24 ore, si risolve completamente dopo 72-84 ore.

      PERIODO DI INVASIONE
      Inizia alla 3°-4°ora dalla morte

      PERIODO CULMINANTE
      la 7° e la 12°ora (max intensità 36°-48°)

      PERIODO DI RISOLUZIONE
      Inizia alla 48° ora e termina alla 72°ora

      Fattori che influenzano il rigor mortis
      Temperatura esterna (il caldo è un catalizzatore = accelera il processo e lo estingue prima).

      Impegno muscolare pre-morte.

      Rapidità del decesso (rigidità catalettica).

      Trofismo muscolare.

      Anche in ordine alla tipologia del decesso (esempio: spasmi protratti nel tempo, agonia prolungata) la salma può assumere un aspetto rattrappito apparentemente accorciandosi proprio per effetto della contrazione muscolare dovuta al rigor mortis, quando quest’ultimo si risolve spontaneamente tutta la muscolatura (anche quella liscia) si distende in stato di completo abbandono ed è facile notare come il corpo ormai esanime guadagni qualche cm di lunghezza, soprattutto a carico degli arti. ecco perché questo aspetto debba sempre esser considerato quando si prendono le misure per la cassa mortuaria, in cui deporre il defunto

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