Eredità digitale, alla moglie password marito defunto

Voleva le password degli account e dell’I-Cloud del marito defunto, perché sperava di trovarvi eventuali pensieri e lettere di addio, la donna che il Tribunale di Milano ha autorizzato a entrare in possesso dei beni digitali del deceduto.
La sentenza consegna alla moglie le chiavi d’accesso alla vita virtuale del marito, alimentando anche in Italia il dibattito sull’eredità digitale, e sulla sua convivenza con il diritto alla privacy, che nel mondo va avanti ormai già da qualche anno.
La ritrosia delle grandi Big Tech della rete a fornire l’accesso ai dati dei defunti in loro possesso ha determinato il sorgere di una serie di contenziosi nel mondo e da qualche tempo anche in Italia.
La prima sentenza risale all’inizio del 2021, quando il Tribunale civile di Milano ha ordinato ad Apple di fornire ai genitori di un ragazzo, morto in un incidente stradale, il recupero dai suoi account dei contenuti digitali del suo telefonino.
Analoga decisione l’ha presa lo scorso novembre 2021 il tribunale di Bologna, che ha ordinato ad Apple l’accesso ai dati personale contenuti nello smartphone del figlio deceduto.
Anche l’ultimo provvedimento del Tribunale di Milano, quello a favore della vedova, “ricorda come i dati contenuti nei nostri account possano entrare a far parte dell’eredità, al pari delle lettere o delle fotografie custodite gelosamente nei cassetti delle nostre scrivanie”, spiega l’avvocato difensore della donna, che rileva però un problema, ovvero il fatto che “una volta ottenute le chiavi di accesso si entra in possesso in maniera indiscriminata di tutto quanto custodito nell’account”.
Compresi i segreti, se ce ne sono, che ciascuno di noi potrebbe voler portare nella tomba. Un vero e proprio caos virtuale che rischia di travolgere anche i diritti fondamentali.
Insomma il vecchio e caro mattone e dove riporre i segreti da custodire con cura resta sempre il luogo più inaccessibile!

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