Svizzera: cremazioni dall’Italia criticate sulla TV svizzera

Ogni anno centinaia di salme italiane attraversano la frontiera per raggiungere il Canton Ticino. È uno strano flusso di servizi di cremazione, silenzioso ma costante, che coinvolge in particolare le zone di confine — Porlezza, Valle d’Intelvi, Alto Lario — e che spinge molte imprese funebri italiane a preferire i forni ticinesi rispetto a quelli di Como o Sondrio.

Le motivazioni? Non solo la prossimità geografica.
Secondo quanto emerso nell’inchiesta del programma “Patti Chiari”, andata in onda il 24/10/2025 su RSI LA1, pesano anche i frequenti guasti tecnici che limitano la funzionalità dei crematori italiani di confine e, soprattutto, le condizioni economiche più favorevoli offerte da alcuni impianti svizzeri alle onoranze funebri italiane.

Il programma ha infatti rivelato l’esistenza di un documento riservato in cui un crematorio privato del Sopraceneri, penalizzato da un numero ridotto di cremazioni, avrebbe presentato un’offerta dedicata al mercato italiano: trasporto, cremazione, urna e riconsegna delle ceneri in un pacchetto unico a prezzo scontato.
Gli sconti, secondo quanto verificato dalla redazione, arriverebbero in alcuni casi a dimezzare il costo ordinario, e addirittura a ridurre fino al 30% le tariffe rispetto a quelle applicate ai cittadini ticinesi.

Una situazione paradossale:
gli italiani pagano meno per lo stesso servizio che, in patria, risulterebbe più caro e meno accessibile. Eppure, come evidenzia RSI, i crematori ticinesi restano tra i più costosi della Confederazione:
800 franchi a Lugano, Chiasso e Carasso; 650 per i residenti di Bellinzona; fino a 880 franchi a Riazzino, il più caro in assoluto. Il cambio franco euro è semplice: 800 franchi sono circa 860 euro.

Il motivo di fondo è strutturale.
In Ticino operano cinque crematori per 360.000 abitanti, con una media di sole 700 cremazioni l’anno per impianto — circa un quarto rispetto alla media oltre Gottardo.
Troppi impianti, poche cremazioni:
per coprire i costi di gestione, i gestori sono costretti ad alzare le tariffe.
E così, a pagare il prezzo di questo squilibrio, sono soprattutto i cittadini ticinesi.
Il frutto di mancata pianificazione nella dislocazione svizzera di impianti di cremazione.

Fonte: “Patti Chiari”, RSI LA1, puntata del 24 ottobre 2025.

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