Come comportarsi nel crematorio per minimizzare i rischi da radiazione

Questo articolo è parte 4 di 12 nella serie Casi particolari per la cremazione

Quali precauzioni devono essere prese nel crematorio per limitare l’esposizione degli operatori a potenziali rischi da radiazioni? C’è un potenziale rischio di ricadute radioattive?

La pratica della cremazione si sta sempre più diffondendo nel nostro Paese, parallelamente anche le terapie con radioisotopi stanno anch’esse aumentando, nel nostro Paese così come nei Paesi a più alto livello sanitario, grazie alla loro efficacia ed ai progressi nel campo dei radiofarmaci nel trattamento in particolare dei tumori endocrini.
In Italia, il trattamento con radioisotopi dei pazienti, la loro dimissione post terapia, il trattamento dei rifiuti ospedalieri da loro generati, etc. è strettamente normato e puntualmente verificato sia dal lato “ospedale”, dalle strutture di Fisica Sanitaria, sia dal lato “sito di conferimento” dove ogni arrivo di rifiuti, ospedalieri e non, è singolarmente e attentamente monitorato.
I trattamenti di Medicina Nucleare sono correntemente eseguiti nel nostro Paese e la gestione del paziente è in carico a specialisti competenti in materia ed addestrati sui compiti specifici, inoltre il passaggio delle informazioni tra strutture differenti è ben codificato a vantaggio della sicurezza dei pazienti e della popolazione tutta.
Tranne nei casi di forte esposizione a radiazioni o di ingestione di radioisotopi o comunque quando l’autorità sanitaria lo abbia prescritto, un periodo di quarantena in deposito refrigerato, solitamente di tre giorni, deve essere previsto per un paziente che è stato trattato con radiofarmaci, poco prima del decesso e che deve essere cremato o inumato.
Il problema sta nel fatto che stesso questa informazione manca sia all’impresa funebre, sia al gestore del crematorio, ma anche a chi autorizza la cremazione, che dovrebbe autorizzarla dopo un certo numero di giorni dal decesso.
Se si osserva il periodo di quarantena di 3 giorni, non vi sono rischi specifici per la salute degli operatori di un crematorio e di possibili ricadute in atmosfera per la salute pubblica anche perché oltre alla garanzia data dal ritardo di cremazione, tutti gli impianti italiani sono dotati di efficienti sistemi di depurazione e trattamento dei fumi.
Gli operatori dovrebbero essere informati che è necessario seguire eventuali procedure speciali per maneggiare le ceneri e i rifiuti provenienti da una cremazione e pulire qualsiasi attrezzatura con cui questi sono entrate in contatto, laddove la cremazione interessi un defunto trattato con radiofarmaci poco prima del decesso.
Per il trattamento delle ceneri delle salme cremate gli operatori devono obbligatoriamente indossare guanti, mascherina e occhiali di protezione per evitare una contaminazione da materiale radioattivo e una sua incorporazione. In base al principio di precauzione, è opportuno che gli operatori funebri e dei crematori adottino sempre questi dispositivi di protezione.
È possibile che le strutture interne del forno risultino temporaneamente contaminate a seguito della cremazione di una salma per la quale non siano state rispettate le procedure previste in questi casi.
Infatti le polveri residue che permangono nel forno possono costituire un catalizzatore di radiazioni residue.
Pertanto le precauzioni di sicurezza devono essere attuate dagli operatori dell’impianto di cremazione, specialmente durante due fasi: quella di pulizia del forno e quella di manutenzione/sostituzione del rivestimento refrattario.
Prima della sostituzione completa del rivestimento refrattario buona norma sarebbe quella di misurare la radioattività residua con strumenti facilmente reperibili sul mercato e di conseguenza adottare le opportune misure di sicurezza per i manutentori e di smaltimento del refrattario demolito.
Nelle varie fasi della cremazione fino alla raccolta delle ceneri dovrebbero essere implementate precauzioni generali.
L’apparecchiatura di trattamento delle ceneri deve essere aggiornata per ridurre al minimo la creazione di polvere sospesa nell’aria durante la lavorazione.
Il polverizzatore deve essere alloggiato in una stazione di lavorazione ventilata per allontanare le particelle di polvere dall’operatore.
L’operatore deve inoltre proteggersi indossando i dispositivi di protezione individuale previsti quali tuta da lavoro, occhiali, mascherina, guanti di protezione.
Ciò contribuirà a ridurre la quantità di polvere inalata e ingerita.
Si raccomanda inoltre agli operatori di indossare camicie a maniche lunghe durante la manipolazione dei resti cremati per ridurre la quantità di polvere che viene a contatto con la pelle.
È quindi sempre una buona idea praticare precauzioni universali utilizzando adeguati dispositivi di protezione individuale nella manipolazione dei prodotti derivanti dalla cremazione di cadaveri e resti mortali.

Chi volesse approfondire i rischi connessi alle varie tipologie di radioisotopi è utile leggere lo studio canadese, di cui al seguente link

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Fabrizio Giust

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