Inail: 156.766 denunce infortuni Covid, 499 morti. Da inizio pandemia al 28 febbraio 2021. Le pompe funebri hanno meno rischi dei baristi e ristoratori

Sono 156.766 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate all’Inail dall’inizio dell’epidemia, circa un quarto del totale delle denunce di infortunio arrivateda gennaio 2020 e il 5,4% dei contagiati nazionali. Lo si legge nel Report dell’Inail aggiornato al 28 febbraio nel quale si registrano 499 denunce di casi mortali.

Il Report non tiene conti dei lavoratori non assicurati all’Inail come i medici di base e i farmacisti non dipendenti. La seconda ondata ha avuto sul lavoro un impatto più grande della prima: il periodo ottobre 2020-febbraio 2021 incide per il 64,4% sul totale delle denunce di infortunio da Covid-19.
Per quanto riguarda invece i casi mortali l’andamento è opposto con oltre due terzi dei morti di Covid sul lavoro denunciati nella prima ondata e meno del 30% nella seconda.

Di seguito si riporta il report:

I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail superano quota 150mila
Le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto alla data del 28 febbraio sono 8.891 in più rispetto al 31 gennaio (+6,0%). Con il 64,4% dei casi, l’incidenza della “seconda ondata” del periodo ottobre 2020-febbraio 2021 è il doppio rispetto a quella del trimestre marzo-maggio 2020. I decessi sono 499 (+38 rispetto al mese precedente)

Vediamo l’incidenza delle malattie per categoria professionale:
rispetto alle attività produttive (classificazione delle attività economiche AtecoIstat 2007) coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale
(ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 68,4% delle denunce; seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2%; dal noleggio e servizi di supporto (servizi di vigilanza, di pulizia, call center…) con il 4,4%; dal settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, stampa, industria alimentare) con il 2,8%; dalle attività dei servizi di alloggio e
di ristorazione con il 2,5%, dal trasporto e magazzinaggio con il 2,1%, dalle altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…) con l’1,9%; dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale) e dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con l’1,8% ciascuno.
Invece analizzando l’incidenza dei defunti per attività professionale si vede:
il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 27,1% dei decessi codificati; seguito dalle attività del manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, stampa, industria alimentare) con il 12,3%; dal trasporto e magazzinaggio (11,7%) e dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 10,0%; dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 9,4%; dalle costruzioni con il 6,8%; dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (dei consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale) con il 4,3%; dalle attività inerenti il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (servizi di vigilanza, attività di pulizia, fornitura di personale, call center…) con il 4,0%; dai servizi di alloggio e ristorazione con il 3,4%; dalle attività finanziarie e assicurative e dalle altre attività dei servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…) con il 3,1% per entrambi;
Contrariamente a quanto manifestazioni che stanno toccando il settore funebre (sfilate di carri funebri in varie città per chiedere precedenza nella vaccinazione) risulta che gli operatori delle pompe funebri hanno ogegttivamente un rischio di contrarre la malattia COVID-19 e di morire per complicanze intervenute inferiore ai ristoratori.
Ma è egualmente utile dare la precedenza per i vaccini, non per motivi egoistici, bensì altruistici e cioé gli operatori dei servizi funebri, di quelli cimiteriali e di cremazione sono fondamentali per garantire l’esecuzione dei funerali, che in pandemia sono parecchi e quindi questo è il vero motivo per cui occorre vaccinarsi e in fretta!

I dati analitici sono rinvenibili nel PDF cui che si può leggere/scaricare cliccando REPORT INAIL

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