Anche da morti la fila per ottenere il diritto di essere sepolti

Dopo la rabbia e le accuse della famiglia di Antonio Rocco, la vittima del crollo della terrazza di Conca dei Marini, al cimitero di Soccavo (Napoli) – dove in un primo momento dopo i funerali non si trovava un posto per la sepoltura – è stato individuato un luogo dove interrare la salma.

Per protesta la moglie si era incatenata ad un albero del cimitero. “Starò qui – aveva detto – fino a quando non si trova il posto per la bara di mio marito”. La figlia di Antonio Rocco ha parlato di ricatti. “Sono cresciuta con l’idea dell’onestà e per quattro sporchi soldi ci ricattano”. Lucia Rocco chiama in causa la gestione delle sepolture nei cimiteri: “Qui tutti sanno che cosa c’é dietro, però tutti accettano”. “Mio padre ha il diritto sacrosanto di essere sepolto”, ribadisce Lucia.

A chi le chiede se ci sia una carenza da parte delle istituzioni, la ventunenne ha risposto: “Le istituzioni, in questo momento, non ci interessano, loro non sono responsabili. Siamo noi responsabili perché non parliamo. Chi elegge le istituzioni siamo noi”.

C’è stato bisogno della sovraesposizione mediatica per dare sepoltura ad un morto. Un diritto, dapprima negato e poi a forza di un incatenamento della vedova ai cancelli del cimitero, riconosciuto, sotto gli occhi di milioni di italiani, sgomenti.

Ma sarebbe bene che un caso come questo scoperchiasse la realtà del napoletano, dove non ci sono le sole emergenze che appaiono periodicamente sui media, ma vi è pure quella dei cimiteri e dove la pianificazione cimiteriale è una chimera.

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