Negli ambienti europei o, in via generale, occidentali, raramente si coglie come la Commemorazione dei Defunti, celebrata il 2 novembre spesso con definizioni differenti (es.: Giorno dei morti), non sia un evento isolato, ma collegato ad un altro.
Questo è dovuto al fatto che, in questi ambienti, la Commemorazione dei Defunti è immediatamente preceduta dal 1° novembre – Ognissanti, prossimità temporale che non mette in evidenza le relazioni tra queste due giornate.
Per altro, in pressoché tutte le culture, le “celebrazioni” dei morti sono sempre due.
Ad esempio, nelle culture estremo-orientali, vi è una giornata dedicata al visitare i sepolcri, al fare la pulizia alle tombe, a compiere riti di relazione con i defunti.
Questa è chiamata anche Festa degli Antenati, nelle culture in cui il ruolo di questi ultimi ha peculiare importanza.
Evento che, più o meno, viene celebrato circa 104 giorni dopo il solstizio d’inverno (o il quindicesimo giorno dall’equinozio di primavera).
Spesso, cade il 4 o il 5 aprile, pur notando come, a seguito del calendario gregoriano, risultino meno precisi alcuni riferimenti astrologici.
Basterebbe ricordare il detto: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.
In effetti, prima di quella riforma al calendario, il solstizio d’inverno avveniva all’incirca 10 giorni prima di quando non avvenga l’attuale.
Del resto gli stessi riferimenti astrali accennati (equinozio, solstizio) risentono del fenomeno della precessione, cioè del progressivo cambiamento dell’asse di rotazione del pianeta.
Fenomeno impercettibile negli anni o decenni, ma che diventa di un certo rilievo nei secoli o millenni.
La seconda “celebrazione” dei morti si ha in una fase collocata tra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autunno, in cui vi è una vera e propria “commemorazione” dei defunti.
Essi vengono ricordati nell’ambito familiare e, in certe culture, predisponendo un pasto per i defunti della famiglia da collocare fuori dalla porta.
In tal modo gli “spiriti” dei familiari defunti li possano consumare senza entrare (e disturbare), riconoscendo che la famiglia ha ancora memoria di loro e inducendoli a comportamenti di protezione dei familiari.
Si tratta di due “momenti” simbolicamente distinti: quello dei defunti, di cui si ha una memoria diretta ed un sepolcro specifico e quello di defunti, spesso risalenti, di cui non vi è più una memoria individuale, o individualizzata, ma la cui essenza trova prova nella celebrazione di tale “momento”.
Tali situazioni trovano riscontro anche all’interno dei cimiteri, con la presenza da un lato di “memorie individuali” (singoli sepolcri, con riferimento preciso ad un dato defunto o insiemi di defunti della medesima famiglia) e dall’altro di “memorie comunitarie” nell’ossario comune (oggi, anche nel cinerario comune), ove non vi è un’individualizzazione dei singoli defunti.
Non trascuriamo che la celebrazione di Ognissanti altro non fa se non riferirsi al complesso dei defunti di cui non sia ha più “memoria individualizzata”.
Le stesse celebrazioni di Ognissanti, in alcune culture, specie di influenza nord-europea, avvengono a partire dal tramonto precedente.
Non è ignoto come, nel passato, i computi dei calendari avvenissero in alcune culture a partire dal tramonto ed in altre a partire dal sorgere del sole.
Così come l’inizio dell’anno poteva aversi all’inizio dell’inverno oppure della primavera.
Sistemi differenti, che successivamente hanno trovato mediazioni intermedie.
Tornando ad Ognissanti, sembrerebbe che nelle culture norrene, più o meno in questo periodo, le diverse divinità – maggiori o minori, spiriti e spiritelli, ecc. – si riunissero per programmare come trattare l’umanità nell’anno veniente, ricompensando o punendo quanti meritassero l’una (ricompensa) o l’altra (punizione).
In fondo il “dolcetto, scherzetto” dei ragazzini ad Halloween è un tentativo di ottenere una ricompensa, ingraziandosi chi possa offrirla.
Se a date modalità di celebrazione si potessero “disincrostare” elementi variamente sovrappostisi nel tempo, troveremmo un filo comune sottostante.
Cioè una traccia di quanto la “memoria”, anzi le “memorie”, al plurale, siano state, e siano tuttora, importanti per la popolazione nelle diverse epoche e latitudini.
Al contrario, la prossimità temporale tra Ognissanti e Commemorazione dei Defunti, tanto stretta da apparire non percepibile, limita e comprime la percezione di questi due “momenti”.
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