E la versione dell'impresario funebre e del Comandante la polizia municipale

Ripresa da Il Mattino di Napoli online

«È stato un funerale come tanti altri, il caso di Vittorio Casamonica è solo un episodio ingigantito». Non ha dubbi Alfonso Cesarano, il re delle pompe funebri napoletane, tra i fondatori dell’omonima ditta di Calvizzano proprietaria dell’antica carrozza usata l’altro giorno per l’ultimo saluto al padrino di Roma. «La stessa utilizzata nel 1967 per i funerali di Totò», sottolinea orgoglioso il gestore della ditta di pompe funebri. Nelle foto dell’epoca però non c’è traccia della carrozza. La cita in una intervista anni dopo Mario Castellani, spalla storica di Totò. Ma Alfonso Cesarano è sicuro di sè: «C’era anche mio padre, Ciro, quel giorno. Un cocchiere guidava la carrozza e lui controllava il resto del personale».
Ciro Cesarano, defunto, è capostipite di una famiglia originaria di Castellammare di Stabia trasferitasi a Marano verso la fine degli anni Sessanta. Alfonso, 54 anni, ne ha visti tanti di funerali come quello che sta facendo parlare mezzo mondo. E non esita a dire la sua: «Non capisco dove sia lo scandalo – racconta – Casamonica era un uomo libero e non c’era alcun motivo per vietare le esequie. Non eravamo al cospetto di un detenuto. In casi del genere la questura dispone che il funerale sia svolto in forma privata per evidenti ragioni di ordine pubblico». Ad Alfonso Cesarano e al figlio Ciro, il titolare dell’agenzia funebre, è toccato organizzare anche quello del superboss di Marano Angelo Nuvoletta, morto qualche tempo fa nel carcere di Parma. «In quell’occasione le forze dell’ordine ci indicarono il da farsi e imposero che i funerali si tenessero in forma strettamente privata. Ma si tratta di una vicenda diversa da Casamonica». La banda, l’elicottero, i fiori, la gigantografia del boss all’esterno della chiesa? Tutto normale, o quasi, per Alfonso Cesarano, fratello di Attilio Cesarano, tuttora implicato in una vicenda giudiziaria con alcuni affiliati del clan Polverino. «Sono cose che ho visto in centinaia di funerali napoletani. La musica de "Il Padrino"? – aggiunge – L’ho ascoltata per la prima volta nel 1990, in occasione dei funerali del papà di un noto boss napoletano. L’unica nota stonata, l’altro giorno, era quella foto del defunto in versione Papa affissa all’ingresso della chiesa». Il racconto sulle esequie di Casamonica continua così: «Siamo stati contattati da due agenzie romane. Sono stati loro a organizzare tutto, a mettere a disposizione la bara e il trasporto in auto al cimitero. Ci hanno contattati perché, in Italia, siamo tra i pochi a disporre di un parco carrozze e di numerosi cavalli. Siamo leader in questo settore, abbiamo circa 300 richieste all’anno. L’affitto di una carrozza costa all’incirca 2 mila e 500 euro. Siamo partiti con due camion da Napoli – prosegue Cesarano -. Erano le 5, abbiamo caricato sui mezzi la carrozza e i cavalli, sei frisoni olandesi. Ci siamo fermati all’Ikea dell’Anagnina e da lì ci hanno scortati i vigili fino alla casa del defunto». «Quaranta minuti abbiamo impiegato per arrivare in chiesa con il carro trainato dai cavalli – spiega Cesarano – e per questo si è bloccato il quartiere. Inizialmente non sapevamo chi fosse il defunto.
C’erano tanti nomadi e per questo non mi sono meravigliato per la musica, le Rolls Royce e per lo sfarzo. Abbiamo appreso che si trattava di Casamonica quando siamo arrivati alla sua abitazione».
Di contatti con la famiglia non ve sono stati: ho avuto contatti soltanto con l’agenzia funebre romana», sottolinea Cesarano. Tra i ricordi però affiora un precedente. «Nel 1990 fummo chiamati direttamente dalla famiglia Casamonica per i funerali del papà di Vittorio. Furono loro a scegliere i cavalli. Ricordo che anche in quell’occasione circolammo senza alcun problema per le strade di Roma».

Mentre da Il Tempo apprendiamo:

Il Comandante Clemente ha spiegato:
«Ieri mattina alle 10 il gruppo Tuscolano (VII) ha ricevuto la comunicazione di un grande ingorgo sulla Tuscolana, fuori dal Gra in direzione centro. A quel punto la sala operativa ha inviato una pattuglia per verificare la situazione. Gli agenti intervenuti hanno così scoperto che l’intralcio era dovuto alla presenza del corteo funebre. In un primo momento si è deciso di farlo accostare per far defluire la circolazione che si era intasata alle spalle della processione. Poi il corteo è stato fatto transitare per piazza Quinto Curzio fino alla chiesa». «Pertanto – sottolinea Clemente – l’attività della Polizia locale di Roma Capitale si è limitata alla garanzia della sicurezza stradale insieme ad Ama che seguiva il serpentone di auto con un mezzo per ripulire il manto stradale» diventato un tappeto di fiori. Clemente non fa alcun riferimento a presunti permessi che la famiglia del defunto avrebbe dovuto chiedere.

La Prefettura, ha confermato la versione della sera precedente: «Nessuno ci ha avvisato», sottolineando che un corteo funebre «non ha bisogno di autorizzazioni a meno che non si possano ravvisare problemi per l’ordine pubblico». Dalla prefettura precisano, inoltre, che «il nuovo regolamento dei cortei vieta manifestazioni non autorizzate in centro, non in periferia».

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