Effetti dell'ulteriore cambiamento del Titolo V della Costituzione

Effetti dell’ulteriore cambiamento del Titolo V della Costituzione

La Camera dei Deputati, in questi giorni, discute degli ulteriori cambiamenti previsti per il Titolo V della Costituzione e, in particolare della nuova formulazione dell’articolo 117 (in C4862 ed abbinati).
Dalle anticipazioni emerge che cambierà l’impostazione oggi vigente: la sanità da legislazione concorrente, per la sola parte di “norme generali sulla tutela della salute” sarà esplicitamente materia di legislazione esclusiva dello Stato.
Le Regioni legifereranno in via esclusiva sulla “assistenza e organizzazione sanitaria” nonché su tutto ciò che non sia riservato alla legislazione statale.
Al di la della questione ancora in discussione circa la possibilità dello Stato di intervenire in materie anche regionali, ove queste contrastino con l’interesse nazionale, si aprirà una ulteriore e nuova fase del “tormentone” della modifica della legislazione funeraria.
È vero che i tempi di questo ulteriore cambiamento normativo non saranno brevissimi, però è già prevedibile la creazione di una frattura normativa tra Regioni che sono state più sollecite a legiferare in materia funeraria o che si apprestano a farlo e Regioni che invece non lo hanno fatto, né hanno intenzione di muoversi a breve.
Con questa premessa andiamo ad analizzare le nuove norme della Lombardia e dell’Emilia Romagna, che determinano, tra l’altro:
– la volontà di slittare le funzioni di medicina necroscopica anche sui medici di medicina generale (opportunamente formati), con l’obiettivo di effettuare risparmi gestionali nelle ASL;
– il riconoscimento dell’attività funebre – ed era ora! – con il contemporaneo rafforzamento delle dotazioni organiche e infrastrutturali richieste per operare in tale settore;
– la separazione societaria tra attività svolta in monopolio (cimiteriale, necroscopica) e attività svolta in concorrenza in mercati contigui (funebre e lapidea);
– la separazione effettiva tra chi gestisce servizi mortuari ospedalieri e chi svolge attività funebre;
– la regolamentazione delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali e in particolare quelli cimiteriali e di cremazione;
– la cremazione e la pianificazione cimiteriale vengono individuate come il toccasana per modificare i risultati della gestione dei cimiteri;
– la risposta a bisogni in parte effettivi (miglioramento dei riti di commiato) con la creazione di un sistema ridondante di strutture per garantirli (alla partenza, intermedi e all’arrivo), ma anche di una tipologia nuova di trasporto (di salma, prima dell’accertamento di morte).
Indipendentemente dalle maggioranze politiche al Governo nelle due Regioni, sembrano questi gli assi portanti della riforma regionale del settore funerario.
Sembra quindi che anche la legislazione nazionale di settore (l’ormai famoso AC 4144), quando vedrà la luce, non potrà che suggellare queste scelte oltre che dare soluzione alla questione della dispersione delle ceneri e, ci si augura, intervenire anche nella modernizzazione delle tecniche cimiteriali, ferme in Italia da oltre un secolo.

Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 4/2004.

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