Maxirisarcimento chiesto per amministratori e dirigenti del Comune e del CEV di Viterbo

Sedici tra amministratori e dirigenti del comune di Viterbo sono stati condannati dalla Corte dei Conti a risarcire oltre 3 milioni di euro, in relazione al crack del Cev, la impresa mista comunale incaricata della gestione dal verde pubblico, l’illuminazione, i servizi cimiteriali e di pulizia. Il sostituto procuratore generale Marco Smiroldo aveva chiesto un importo molto più elevato: 7 milioni e 300mila euro.

Le indagini della guardia di finanza hanno preso avvio da un’ordinaria ispezione fiscale presso la società Cev (Centro energetico Viterbo Spa), a capitale misto, comunale e privato. La sezione Tutela finanza pubblica del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Viterbo accertò irregolarità nelle attività gestionali, compiute tra il 2004 e il 2008 da amministratori e dirigenti del Comune di Viterbo riguardanti i rapporti con il Cev.

Tali irregolarità furono illustrate in un’articolata relazione datata 4 luglio 2008, girata alla Procura regionale della Corte dei conti per la Regione Lazio e alla Procura di Viterbo.

Tra i condannati anche l’ex sindaco Giancarlo Gabbianelli che, secondo i giudici, deve risarcire 270mila euro. Oltre all’ex sindaco Gabbianelli sono stati condannati tutti i membri della sua giunta: Antonio Fracassini e Mauro Rotelli (210mila euro), Giovanni Arena, Maurizio Tofani, Francesco Moltoni e Marco Maria Bracaglia (190mila euro). La stessa cifra dovrà essere rimborsata dall’Ad del Cev Roberto Leone. La condanna più pesante è quella inflitta al’ex dirigente del settore lavori pubblici, Paolo Izzi: oltre 900mila euro.

“L’azione gestionale dell’amministrazione, in persona sia di chi rivestiva funzioni deliberanti che strettamente amministrative – dice la sentenza – è stata caratterizzata non solo da una consapevole violazione di norme di legge, ma da disordine programmatico, arbitrarietà decisionale, sovrapposizioni ed elusioni di funzioni amministrative, disordine contabile, carenza documentale, ma soprattutto da una visione privatistica nell’utilizzazione delle risorse pubbliche…”.

Sulla gestione del Cev è in corso anche un’inchiesta penale, scaturita dalle indagini della guardia di finanza di Viterbo.

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