Elogio dell'inumazione

Sempre piu' spesso sulle pagine delle riviste specializzate e di settore compaiono articoli sullo spinoso problema dell'inconsunto cimiteriale, vale a dire sul curioso fenomeno trasformativo conservativo a carico della materia organica morta per cui, dopo gli anni di sepoltura legale, molti defunti vengono rinvenute ancora intatti.

Con l'avvento prima della Circolare del Ministero della Sanita' n. 10 del 31/07/98, poi del DPR 254 del 15 luglio 2003 questi cadaveri incorrotti vengono sovente inviati direttamente a cremazione per risolvere la questione dell'ormai cronica mancanza di posti salma.

Una consistente parte dell'opinione pubblica, forse tradizionalista, troppo conservatrice o semplicemente anticremazionista, tuttavia, non e' affatto favorevole a questa soluzione, cerchero' di enucleare brevemente alcune argomentazioni 'forti' per respingere la tesi del 'cremiamo tutto a tutti i costi', magari persino conculcando ricordi e sentimenti di pieta' in nome di una spietata efficienza.

L'incinerazione dopo la paermanenza di 10 anni nella fossa o 20 anni nel tumulo per molti italiani continua ad esser avvertita come una violenza gratuita, anche sul versante economico.

Chi paga il funzionamento del forno? Forse il comune come avveniva in passato o, come temo io, i parenti del morto?

Con la Legge n. 26/01 la cremazione, in effetti, e' divenuta un servizio a titolo oneroso per l'utenza.

A chi spettano le spese per il trasporto, magari anche fuori comune, siccome non tutti i cimiteri sono dotati di propri impianti per la cremazione?

Perche' mai si debbono sempre caricare i dolenti di ulteriori oneri monetari a causa di una cattiva programmazione degli spazi sepolcrali?

Tanto vale consentire un congruo prolungamento del tempo minimo di sepoltura sino a quando non avvenga la totale distruzione delle spoglie mortali nello stesso terreno dove sono state inumate.

Adesso, tra, l'altro rimodulare i turni di rotazione per le quadre d'inumazione, sulle specifiche esigenze avvertite a livello locale e' divenuto molto piu' semplice, grazie al processo di decentramento amministrativo intrapreso negli scorsi anni.

In diversi comuni si adotta questa tecnica, con discreti risultati, tra l'altro: quando un feretro esumato o estumulato presenta al proprio interno parti molli o, comunque, tessuti saponificati, corificati o mummificati si procede ad una nuova inumazione per almeno altri 5 anni nel campo inconsunti o addirittura nella stessa buca in cui la bara fu interrata il giorno del funerale.

Diversi utenti del servizi cimiteriali, dopo un primo momento di disorientamento, sembrano apprezzare questo sistema ed anche gli 'ultras' della tumulazione, dinnanzi ad una scelta secca tra sepoltura in fossa e cremazione, potrebbero essere favorevoli ad estenderlo anche ai resti mortali provenienti da tumuli e cappelle gentilizie, secondo il dettato dello stesso regolamento nazionale di polizia mortuaria.

Chi opta per la tumulazione senza se e senza ma di solito nutre un terrore ancestrale per il fuoco assieme ad un certo disprezzo per la tomba ticavata nella nuda terra, ma dovendo scegliere tra un aut aut potrebbe verificarsi un certo riposizionamento su di una linea piu' tollerante ed aperturista verso l'inumazione.

In questo caso, per i corpi estumulati basterebbe semplicemente rimuovere il coperchio metallico e sotterrare il resto mortale sempre con la stessa cassa, senza il bisogno di un nuovo cofano o di particolari e dispendiose metodologie per smaltire i rifiuti prodotti dalle operazioni cimiteriali.

Occorrerebbe solamente rifarsi al monito bibblico scandito nei versetti della Genesi: 'dalla terra ti ho tratto ed alla terra ritornerai!' pe imprimere una dtrastica sterzata alla gestione delle aree sepolcrali.

Per una volta almeno partiamo da concetto che il corpo umano, anche dopo la morte, non e' semplice spazzatura di cui sbarazzarsi subito sbattendola senza pieta' all'inceneritore.

Nella societa' italiana, anche se in modo silente e quasi sotterraneo si e' ormai sviluppato un certo orientamento culturale, ancorche' minoritario, convinto fautore dell'inumazione, anche nelle classi medio-alte almeno per tre motivi.

la sepoltura nella terra, infatti:

1) e' una scelta di semplicita' francescana e concilia, in fondo, un po' tutte le confessioni religiose e gli ideali antropologici e 'metafisici' di ciascun individuo. Le grandi religioni monoteiste da sempre predicano il ritorno dell'uomo alla terra e per Cristiani Ortodossi, Islamici ed Ebrei l'inumazione e' la sola forma di sepoltura prevista dalla piu' autorevole tradizione.

2) salvaguarda quella cornice tipicamente romantica che deve avere il Camposanto.

3) Offre un contributo senza paragoni all'ambiente; poiche' (senza lo sbandieramento di alcun ideale ambientalistico ecologista radical chic) un bel po' piu' di verde, coltivato con cura sulle fosse, specie nei tentacolari cimiteri delle grandi citta', a rigor di logica farebbe solo bene, anche all'estetica del sacro recinto.

Proprio alcuni mesi or sono, una cosa simile e' venuta fuori da se'; parlando con un amico che mi illustrava il perche' avesse insistito (ed anche ottenuto.. cosa rara qui!) sull'attuale ubicazione in un certo campo dei propri genitori.

Mi disse infatti che era soddisfatto poiche' i suoi cari riposavano all'ombra di due grossi alberi e che quindi, quando fosse venuto il duro momento dell'esumazione, avrebbe potuto nutrire maggiori e piu' ragionevoli speranze di trovarli gia' mineralizzati senza incappare nell'orribile sorpresa del fenomeno cadaverico di tipo trasformativo/conservativo, di cui sappiamo ormai bene.

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Carlo Ballotta

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