Infiltrazioni mafiose in imprese funebri foggiane

Dieci persone tra presunti mafiosi, titolari e dipendenti di imprese di pompe funebri sono state arrestate a Foggia dalla polizia con l´accusa di aver imposto ad altre imprese di onoranze funebri un ´pizzo´ di 500 euro per ogni funerale organizzato e l´affidamento ad imprese riconducibili alla mafia del disbrigo di pratiche amministrative per il trasporto dei defunti.
Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip del tribunale di Bari Michele Parisi su richiesta del pm inquirente della Dda Francesco Cavone, viene notificato da agenti della squadra mobile. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni.
Le famiglie Sinesi-Francavilla da una parte e quella Prencipe-Trisciuoglio dall’altra secondo l’accusa avrebbero organizzato un racket delle onoranze funebri.
Di qui il nome dato all’operazione: Osiride, in onore della dea dei morti, stando alla mitologia. Universal, Annunziata, Csf (Centro Servizi Funebri) e Angeli.
Queste quattro imprese funebri monopolizzavano il business.
In Capitanata, però, operano in tutto una dozzina di imprese funebri e chi non era dentro al cartello (delle 4) doveva versare il pizzo di 500 euro a funerale al comitato d’affari.
Chi non ci stava subiva minacce ed episodi intimidatori.
Le indagini sono partite dopo le scarcerazioni dei pregiudicati presunti mafiosi Roberto Sinesi, 45 anni e Raffaele Tolonese, 48 anni, entrambi ritenuti ai vertici delle organizzazioni criminali di stampo mafioso della Capitanata, avvenute rispettivamente il 28 marzo e il 14 febbraio 2006, entrambi soci di una cooperativa di onoranze funebri, entrambi arrestati insieme con Federico Trisciuoglio, 54 anni, pregiudicato e sorvegliato speciale, Savino Buononato, 47 anni, imprenditore di onoranze funebri, Giuseppe Cavallone, pregiudicato, socio di una cooperativa, Moreno Laviano, 24 anni, pregiudicato, Savino Loberto, 27 anni, imprenditore delle onoranze funebri, Paolo Ferdinando Mancini, 45 anni, pregiudicato e socio cooperativa, Ciro Moffa, 49 anni, pregiudicato e dipendente del Comune di Foggia, impiegato al cimitero e socio della cooperativa di onoranze funebri, Antonio Sabetta, 29 anni, imprenditore di onoranze funebri.
Il Gip ha respinto tre ordinanze di custodia cautelare richieste dalla Dda.
Nel registro degli indagati sono iscritte complessivamente 22 persone tra le quali ci sono dipendenti degli Ospedali Riuniti di Foggia, guardie giurate, dipendenti e volontari del 118, accusati di assecondare il ruolo dei “procacciatori d’affari”, cioè coloro che presidiavano la principale fonte di reddito, l’ospedale, per accaparrarsi il maggior numero di funerali. L’accusa è di associazione mafiosa finalizzata a numerose estorsioni. Nove casi sono stati accertati dagli investigatori.
A volte i presunti estorsori non si sarebbero “accontentati” di falsare il gioco della concorrenza, minacciando gli imprenditori rivali, ma si sarebbero spinti addirittura minacciando i parenti delle vittime decedute in ospedale.
“Se non fai il funerale con noi, il tuo parente non esce dall’ospedale”, era la minaccia più ricorrente.
“Era una realtà molto remunerativa – ha dichiarato il capo della squadra mobile di Foggia Antonio Caricato -.
Su circa 120 decessi mensili, il giro d’affari si aggirava sui 300mila euro”.
Dalle indagini, ma su questo filone c’è il massimo riserbo, sarebbero emerse delle conferme all’ipotesi secondo la quale la mafia foggiana aveva progettato di uccidere il sostituto procuratore della Repubblica di Foggia Giuseppe Gatti.
Il magistrato, impegnato in indagini per reati contro la pubblica amministrazione, doveva essere ucciso nella stazione ferroviaria di Foggia, nel momento in cui arrivava in treno. Attualmente il magistrato è sotto tutela.

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  1. TORINO-Quante sono le spie delle onoranze funebri alle Molinette? E quante le imprese coinvolte? Un nuovo caso è stato segnalato ieri: una donna torinese di 47 anni, Marina A., racconta di aver trovato nella buca delle lettere un pieghevole di un’impresa pochi giorni dopo l’esito – purtroppo infausto – di una biopsia: «Per il tuo funerale rivolgiti a…».

    Tre casi in tre giorni. Troppi per parlare di una combinazione. Il primo è stato segnalato martedì scorso dall’Adoc: un cinquantenne che abita in piazza Bengasi ha ricevuto la réclame pochi giorni dopo un esame che ha rivelato la presenza di un cancro alla prostata. Così per Anna Marina Farro, medico dell’Asl 6, morta lo scorso inverno a 52 anni: dimessa dalle Molinette perché ormai le restavano pochi giorni di vita, ha trovato nella buca delle lettere la stessa pubblicità.

    Malati venduti. Esattamente come per lo scandalo del caro estinto: in cambio di una segnalazione tempestiva – era stato scoperto allora dalla Finanza – chi segnala riceve una mancia.

    «Io – racconta Marina A. – sono stata in cura alle Molinette per tre anni. I primi due esami istologici, a settembre e ottobre 2008, hanno dato esito negativo, ma per il terzo, purtroppo, non è stato così: il mio tumore al seno ha dato metastasi, mi hanno dato pochi mesi di vita». Tornata a casa, disperata per il verdetto, Marina ha trovato pochi giorni dopo nella buca delle lettere un pieghevole: «Per il tuo funerale rivolgiti a…».

    «All’inizio ho pensato a una combinazione, ma ho notato che quel volantino era solo nella mia buca. Non ricordo quale fosse il nome dell’impresa: era una scritta su sfondo scuro. L’ho buttata via, indignata». Marina non ha ancora vinto la sua battaglia contro il tumore, «ma – racconta – sono viva grazie a un medico del Martini che mi ha operata per la terza volta, e alla sperimentazione di un nuovo farmaco che sto facendo a Milano».

    Di quel giorno in cui ha trovato il volantino le resta la rabbia. Tanta rabbia: «E’ vergognoso ciò che sta succedendo ai malati come me. Così ci seppelliscono prima del tempo», dice amaramente.

    Sul caso delle spie in ospedale il direttore generale delle Molinette promette battaglia: «E’ una vergogna, una porcata, il peggio del peggio – sbotta -: se scoprirò il responsabile sarò inflessibile: sarà licenziato in tronco».

    Marina è pronta a schierarsi contro le spie in ospedale, se l’associazione consumatori Adoc deciderà di procedere raccogliendo in un solo fascicolo i casi denunciati in questi giorni. Intanto la vicenda esce dalle mura del principale ospedale piemontese e diventa questione politica: Ferdinando Ventriglia, An, parla di «industria del caro estinto» e chiede con un’interpellanza al sindaco Chiamparino, «quali sono i provvedimenti adottati anche dalla Città, dal febbraio 2007 in poi, contro le speculazioni sulla sofferenza dei malati e delle loro famiglie». Ancora: «Per quali ragioni questi provvedimenti sono falliti alla luce delle denunce di queste ultime settimane?».

    Il direttore delle Molinette ha già aperto un’indagine interna, e invita «chiunque venga avvicinato da personale dell’ospedale nel momento del lutto a segnalarci immediatamente la cosa». Appello già lanciato al tempo dello scandalo delle morgue che aveva coinvolto non solo l’ospedale di corso Bramante. «In questo caso però – riflette il direttore Galanzino – scoprire i responsabili mi sembra molto più difficile, perché si tratta di malati che vengono in contatto con molti dipendenti dell’ospedale».
    Fonte: http://ritaglidalmondo.myblog.it/

  2. A Torino il sig. pinco pallino va all’ ospedale Molinette a ritirare i risultati degli esami. Scopre di avere il cancro. ll giorno seguente nella cassetta delle lettere trova un pieghevole dell’ agenzia funebre xxx, indirizzato a LUI. E’ già successo alcune volte e finalmente i giornali ne hanno parlato.Ogni commento è superfluo. C’è da sperare che i quotidiani pubblichino nome e cognome di questi banditi.Saluti.

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