Cresce l’interesse sulla sepoltura di prodotti abortivi

Ha suscitato grandi polemiche la decisione presa lo scorso 30 gennaio dalla Regione Lombardia, vale a dire un regolamento che permette di seppellire i feti, anche al di sotto delle 20 settimane, provenienti da aborto sia spontaneo che volontario. La Giunta Moratti, modificando un regolamento di polizia mortuaria, considerato norma tecnica, ha anche scelto di creare unarea ad hoc per le ceneri dei feti nel cimitero milanese di Musocco.
La normativa precedente (un DPR del 1990) prevedeva infatti la sepoltura dei feti di presunta età inferiore alle 20 settimane solo su esplicita richiesta alle ASL da parte dei genitori; le norme di attuazione del decreto Ronchi, che riorganizzava la legislazione in tema di rifiuti e bonifiche, prescrivevano, poi, che le parti anatomiche non riconoscibili (quali ad esempio residui operatori, placente e, appunto, feti) fossero considerati rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e che, come tali, non potessero essere accettati in cimitero o in crematorio, bensì destinati a termodistruzione (come prescritto da un decreto del Ministero dellAmbiente).
Dunque, se finora i feti al di sotto delle venti settimane venivano considerati rifiuti organici, e trattati di conseguenza, adesso potranno essere richiesti sepoltura, cremazione e perfino funerale degli stessi. In mancanza di una richiesta esplicita dei genitori in questo senso, il feto sarà trattato come le altre parti anatomiche riconoscibili (braccia, gambe, etc), che, a differenza di quelle non riconoscibili, trovano sepoltura in unarea riservata dei cimiteri.
Una richiesta simile a quella lombarda è stata già presentata anche nei Consigli Regionali di Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lazio, sempre da esponenti del Centro- Destra.
Se è giusto o sbagliato considerare i feti come esseri umani, sta alla coscienza di ognuno stabilirlo. È inevitabile, però che una norma del genere porti ogni cittadino a porsi alcune domande.
È vero, ad esempio, come sostengono radicali ed affini, che la presenza di una tomba (…) raggiunge lobiettivo di una colpevolizzazione permanente della donna?. La colpa – è il loro argomento – sarebbe così rappresentata da un luogo fisico, di modo che la donna, colpevole, non possa più dimenticare il suo crimine.
La replica di chi propone tale norma è che sarebbe assurdo pensare che la Regione abbia previsto la sepoltura dei feti con il “sadico” obiettivo di far sentire in colpa le donne che abortiscono. Dunque, se da una parte è innegabile che Alleanza Nazionale ed il centrodestra – come alcuni partiti di sinistra del resto – sono per la difesa della vita e riconoscono al concepito la dignità di persona umana, dallaltra è altrettanto innegabile che le modifiche al Regolamento regionale danno solo una possibilità in più alle madri, ovvero quella di seppellire i loro feti. Né più, né meno.
Le critiche alla norma lombarda arrivano anche sullaspetto pratico della questione. Dopo lentrata in vigore delle nuove regole (il 9 febbraio scorso), agli ospedali non sono arrivate, contestualmente, delle istruzioni precise, così che i feti, in attesa che le strutture stabiliscano le procedure da seguire, stanno molto spesso in piccole scatole, nelle celle frigorifere delle sale di anatomia patologica degli ospedali. Dal 9 febbraio, dunque, i feti sono rimasti così parcheggiati. Si stima che in Lombardia saranno circa 25.000 (di cui 7.000 nella sola Milano) i prodotti del concepimento che dovranno essere seppelliti ogni anno.
Dallaltra parte della barricata, non si rileva altrettanta problematicità in merito allo smaltimento dei feti in quanto, in mancanza di una richiesta specifica, si dà per scontato il ricorso al modus operandi precedente.
Insomma, restano molte le perplessità non soltanto sulla decisione specifica, ma anche sul discorso più ampio dellopportunità o meno di un legislatore etico, che provveda a fattispecie quali questa. Come andrà a finire, ovvero se la questione si ridurrà a un puro scontro ideologico o no, sarà possibile scoprirlo solo osservando quanto faranno le altre regioni (tra cui, lo ricordiamo, il Lazio) che hanno proposto gli stessi interventi.

fonte voceditalia.it articolo del 30/3/2007 di Aurora Russi

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