I dipendenti di Hera settore funerario puntano a diventarne azionisti

«Siamo consapevoli che il ritorno ad una gestione totalmente pubblica non è una soluzione praticabile e forse nemmeno auspicabile; ma perché non prevedere, per la parte privata, la possibilità di individuare più soci, magari coinvolgendo anche i lavoratori della Certosa, associazioni di cittadini, fondazioni private, aziende che già svolgono attività nel cimitero?».
E’ l’appello che lanciano i dipendenti della Certosa di Bologna, con un documento congiunto in cui chiedono che sia posticipata la data della discussione in Consiglio comunale, prevista il prossimo 21 novembre.
Da tempo Hera ha espresso l’intezione di uscire dalla gestione dei servizi cimiteriali e il Comune ora è orientato a creare una società mista pubblico-privata (in cui l’amministrazione avrebbe il 51%) che gestirebbe il cimitero, i servizi di trasporto funebri, il polo crematorio, con un contratto di concessione di 30 anni. Palazzo D’Accursio rimane il proprietario della Certosa. Ma preoccupa i dipendenti che, «nonostante le posizione di minoranza, il socio privato avrebbe il potere di nomina dell’amministratore delegato della nuova società».
Per individuare il socio privato del Comune si aprirà un bando pubblico di ricerca; l’obiettivo è trovarlo entro metà del 2012. Ciò che ‘piace’ ai dipendenti è la conferma da parte della Giunta «di un ruolo preminente del pubblico nella gestione di servizi così delicati e sensibili come quelli collegati al cimitero», ma «non nascondiamo una fortissima preoccupazione per la soluzione così come si delinea nella delibera della Giunta». E dunque, scrivono, «vogliamo dirlo con chiarezza: un socio privato con il 49% della società e con il diritto di nomina dell’amministratore delegato ci pare inevitabilmente destinato a comandare e decidere politiche di servizio, prezzi, gestione del personale, eccetera».
Inoltre, leggendo la delibera di Giunta, «ci pare di capire che i futuri lavori di manutenzione straordinaria e recupero saranno finanziati con un accantonamento annuale a carico del Comune: non vorremmo trovarci in una situazione in cui i costi sono a carico della collettività ed i guadagni sono incamerati dal privato».
Questo, annotano i dipendenti, non è «lo spirito che il recente referendum sui servizi pubblici essenziali ha evidenziato essere presente nella cittadinanza, specialmente in quella della nostra città».

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