Leggende del II Novembre

Crisantemo fiore unicoSapete perché il fiore dedicato ai morti sia il crisantemo: se avete pazienza ed animo sensibile leggete questa storia, forse non vi arrecherà subito un guadagno ma vi spiegherà l’importanza del linguaggio floreale.

C’era una volta, tanto tempo fa, in una terra lontana lontana una misera famigliola in cui il padre, morto da diversi anni e la madre, invece, era molto malata.

La figlioletta, mentre sedeva dinnanzi al camino quasi spento pregava intensamente perché Dio non le strappasse la mamma, almeno nella sera d’Ognissanti

D’improvviso l’ angelo della morte le apparve in tutto il suo tetro splendore per concederle la grazia richiesta.

La bimba fissava per nulla impaurita quella sinistra figura, che maestosa ed imponente si ergeva dinnanzi a lei tra lampi di neri bagliori e strazianti gemiti.

“Donerò a tua madre tanti anni quanti saranno i petali del fiore che mi donerai”, disse la morte con tono beffardo ed irridente.

La bambina corse subito fuori nel giardino, ma dinnanzi ai suoi occhi si schiuse un panorama spettrale desolante: la luce ormai lontana moriva nel punto più lontano del cielo, proprio là dove si perde il giorno, sul terreno quasi ghiacciato i passi risuonavano sordi, mentre raffiche di vento come sferzate colpivano i rami secchi degli alberi, strappando le poche foglie secche ancora rimaste.

Tra le fredde zolle e qualche erbaccia restava però un piccolo fiore, dall’aspetto sgraziato e con solo qualche debole petalo maltrattato dalla brina notturna.

La bimba colse delicatamente con le sue minute mani quel prodigioso fiorellino che sfidava i rigori del profondo autunno pur di salvare la sua mamma.

Mentre con angoscia contava gli sparuti petali una straordinaria idea le illuminò lo sguardo: cominciò allora freneticamente a ritagliarli in sottilissime strisce così da aumentarne fortemente il numero, ogni nuovo petalo, così sarebbe divenuto un giorno in più per la vita della sua povera mamma.

La morte, quando già pregustava il suo trionfo e s’accingeva a spegnere nel suo freddo soffio quell’esile fiamma, che manteneva ancora in vita la donna malata, vide la protagonista di questo racconto correrle in contro, ansimante, ma felice perché recava tra le dita un fiore dai mille petali.
L’angelo nero dovette, allora, ammettere la propria cocente sconfitta dinnanzi ad una bambina così piccola ed indifesa, ma mossa da un amore senza confine per la propria madre.

Da quel giorno creature celesti, spiriti ed ombre vaganti senza pace nella nebbia del regno oltremondano trassero un grande insegnamento dal coraggio di un umile fanciullina capace di beffare morte stessa, nonostante la sua tragica onnipotenza:

“Se rimane anche un solo fiore sulla terra la vita non potrà mai completamente estinguersi e solo un anima candida può conservare nel cuore questo segreto di un amore universale “che move il sole e l’altre stelle” (Dante, Paradiso, Canto XXXIII).

Written by:

Carlo Ballotta

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