Palermo, 2-4 maggio 2025: Convegno Nazionale del Network Italiano Morte e Oblio (NIMO)

Presso il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino si terrà il Secondo Convegno Nazionale del Network Italiano Morte e Oblio (NIMO), un evento che si preannuncia di eccezionale rilievo per studiosi, professionisti del settore funerario, antropologi, storici, tanatologi e operatori museali. L’appuntamento non rappresenta solo un momento di incontro e riflessione sul morire, ma costituisce anche un termometro delle trasformazioni culturali, religiose e scientifiche che stanno ridefinendo le forme di presenza dei morti nel mondo dei vivi.

Un programma denso e interdisciplinare

Il convegno si articola in tre giornate dense di interventi e tavole rotonde, con keynote speakers di rilievo internazionale come Ruth Penfold-Mounce e Jennifer Uzzell, entrambe esponenti del panorama accademico britannico attive nella promozione della “Death Education” e nello studio dei riti funerari contemporanei.
L’apertura dei lavori, venerdì 2 maggio, vede la professoressa Penfold-Mounce introdurre il tema della cultura della morte come riflesso e sintomo di dinamiche sociali più ampie, quali la criminalità, la devianza e la celebrità. L’attenzione si è sposterà poi su argomenti come il rito della vita (Maria Angela Gelati), le esperienze di pre-morte (Davide De Alexandris) e le strategie di partecipazione sociale alla morte (Costanza Lanzara e Elisa Sirianni).
Nel pomeriggio, la sessione vedrà protagonisti studiosi come Renata Santoro, che tratterà della valorizzazione culturale dei cimiteri tra tradizione e digitale, e Valeria Leotta, che propone un’analisi sul cimitero come luogo di reinvenzione culturale post-pandemica. L’intervento di Ana Cristina Vargas rilancia la necessità di ripensare il tabù della morte, mentre la sessione conclusiva offre una prospettiva internazionale con M. Romão, L. Setti, K. Woodthorpe e S. Barello sul tema “Vivere con la Morte”.

Tra decomposizione, narrazione e identità collettiva

La seconda giornata si apre col contributo della ricercatrice Anna Tozzi Di Marco, che presenta un affascinante studio sulla città dei morti del Cairo e sulle narrazioni etnografiche dei “margini della morte”. Seguiranno i contributi di Elisa Menicacci e Alessia Zielo sulla death education, di Martina Pili sui bisogni spirituali dei caregiver e di Francesca Benna, che tratterà il tema del rituale funerario tra gli aborigeni australiani (“Sorry Business”).
Il keynote di Jennifer Uzzell sposta poi il baricentro della giornata verso una prospettiva comparativa, analizzando la ritualità druidica contemporanea nel Regno Unito come esempio di rinegoziazione del sacro.

Il pomeriggio vedrà protagonisti:
Roccolorenzo Scianguetta con un’indagine sulla morte “impura” tra i Parsi;
Accursio Graffeo che ha coniato il concetto di “Digi-Immortalità” nel contesto di IA e religione;
Salvatore Marsiglione con un focus su “FloreMoria”, e Alessandra Romeo, che illustrerà il caso dei “child-killing demons” nell’antica Grecia come archetipo di demonizzazione del lutto.

Terza giornata: gestualità, decomposizione e riti Wayuu

Il 4 maggio il convegno si apre con un intervento di Serena Fumero, che dimostra quanto la morte non sia “così brutta come la si dipinge”, evidenziando la forza dell’immaginario come strumento per reinterpretare la fine della vita.
A seguire, Giuseppe Fontana esplora il ruolo della gestualità nei riti funebri medievali in Sicilia, mostrando quanto il corpo in movimento fosse un vettore di memoria collettiva.
Alessandro Mancuso trasporterà il pubblico nella penisola della Guajira, tra i Wayuu, un popolo indigeno per cui la presenza dei morti si prolunga in pratiche di riesumazione e doppia sepoltura.
L’ultimo intervento, affidato a Camella Maria Dragusin, tratterà della chimica della decomposizione come processo ecologico, materiale e simbolico.

“Morire a Palermo”: il documentario evento

Il 3 maggio alle ore 21 verrà proiettato il documentario “Morire a Palermo” di Caterina Pasqualino, che offre una lettura critica e commossa dell’emergenza sepolture nel cimitero dei Rotoli. La pellicola, della durata di 66 minuti, restituisce un’immagine viva e dolorosa del rapporto tra i palermitani e i loro morti, sospeso tra culto e crisi strutturale.

Death Studies, patrimoni e innovazione: una convergenza necessaria

L’evento traccia un filo rosso tra studi accademici, esperienze rituali, pratiche funerarie e forme di narrazione della morte. La prospettiva adottata è stata profondamente interdisciplinare, con un forte accento su:

  • tanatologia culturale e visuale,
  • cimiteri come luoghi patrimoniali e dispositivi di memoria,
  • educazione alla morte (Death Education)
  • e ritualità post-secolari e religiosità digitali.

In questo contesto si rivela centrale anche il ruolo del comparto funerario professionale: l’evento ha offerto spunti concreti per l’evoluzione delle pratiche di accompagnamento al lutto, la progettazione di rituali più personalizzati, l’utilizzo del digitale nella commemorazione e la creazione di nuovi format educativi e museali legati al morire.

Il Secondo Convegno NIMO conferma quanto il tema della morte sia oggi uno snodo cruciale per comprendere la società contemporanea.
Se un tempo la tanatologia era dominio quasi esclusivo delle scienze mediche e della teologia, oggi è invece un campo ibrido e dinamico, capace di attrarre ricercatori, artisti, professionisti e innovatori sociali.
A Palermo si vuol dar voce a un bisogno urgente:
quello di ripensare la morte non come tabù, ma come lente attraverso cui osservare le mutazioni della nostra umanità.

Chi fosse interessato può leggere il PROGRAMMA, oppure PRENOTARE LA PARTECIPAZIONE DI PERSONA o, infine, PRENOTARE LA PARTECIPAZIONE ON LINE

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