Chiusura loculo nella tumulazione stagna: ipotesi e soluzioni tecniche a confronto

Nel panorama della polizia mortuaria italiana, la tematica della chiusura ermetica del loculo rappresenta un punto tecnico-giuridico di grande delicatezza.
Essa assume una rilevanza non solo strutturale, ma anche igienico-sanitaria, in quanto direttamente correlata alla tutela della salubrità degli ambienti cimiteriali e alla prevenzione del rischio biologico.

1. Il sistema feretro: valvola depuratrice e chiusura non più stagna

Ai sensi dell’art. 77, comma 3, del D.P.R. 285/1990, è consentito l’uso di valvole depuratrici a carboni attivi sul cofano metallico, in alternativa alla cerchiatura con liste di lamiera (le cosiddette “reggette”, previste all’art. 30, comma 11).
Questo dispositivo rende il feretro non completamente stagno, ma sigillato a rilascio controllato, in quanto consente la fuoriuscita di gas in sovrappressione attraverso il filtro, evitando così la pericolosa accumulazione interna.
Le valvole sono normalmente tarate a 0,03 atm, ma alcuni tecnici suggeriscono una soglia inferiore per aumentare il margine di sicurezza.

2. Il vero elemento stagno: il loculo

La camera sepolcrale nella tumulazione è, di fatto, l’unico ambiente pensato per essere realmente a tenuta ermetica.
Tuttavia, il punto critico è rappresentato dalla tamponatura del foro d’ingresso: l’apertura attraverso cui viene introdotto il feretro.
Secondo l’art. 76 del D.P.R. 285/1990, vanno osservate precise prescrizioni costruttive:

  • Comma 6: le pareti dei loculi devono essere impermeabili a liquidi e gas e mantenerne le proprietà nel tempo.
  • Comma 7: i piani di appoggio devono essere inclinati verso l’interno per evitare la fuoriuscita di liquidi.
  • Comma 8: chiusura tramite muratura in mattoni pieni a una testa intonacata esternamente.
  • Comma 9: alternativa con pietra naturale, cemento armato vibrato o altro materiale stabile, con spessori idonei, resistenza meccanica e sigillatura ermetica.

3. La muratura tradizionale: vantaggi e limiti

La chiusura con mattoni pieni a cortina, secondo la “buona regola dell’arte”, richiede:

  • posa con malta cementizia idrofugata o antiritiro;
  • intonacatura esterna (più estetica che funzionale);
  • accuratezza nelle giunzioni e nei ricorsi.

Tuttavia, resta il dubbio sull’efficacia dell’impermeabilizzazione ai gas putrefattivi, soprattutto a distanza di tempo.

4. I rischi della cattiva chiusura

Una chiusura mal eseguita può portare a fuoriuscite di liquidi e gas, specie in caso di rottura della cassa metallica. Le conseguenze sono:

  • miasmi ambientali;
  • percolazioni verso altri loculi;
  • insalubrità e rischio igienico-sanitario.

Le responsabilità possono ricadere su:

  • il Comune o gestore del cimitero;
  • i produttori del cofano di zinco;
  • il personale necroforo che ha saldato lo zinco o movimentato lo zinco con possibili danneggiamenti;
  • il personale di posa del tamponamento;
  • e il progettista, in caso di difetti di progettazione, per non parlare della ditta esecutrice della costruzione del loculo, se non fatto a regola d’arte.

5. Materiali alternativi: lastre in fibrocemento

Le lastre in fibrocemento sigillate con schiuma poliuretanica rappresentano oggi una soluzione leggera, pratica e da preferire nei tamponamenti già dalla 3^ fila in su. I vantaggi:

  • peso contenuto (<8 kg);
  • posa semplice e a secco;
  • minori problemi per il personale in termini di sicurezza sul lavoro;
  • ottima tenuta se ben sigillata con schiume specifiche
  • forte riduzione dei tempi di posa.

È fondamentale che la posa sia accurata e la schiuma compatibile con l’uso cimiteriale.

6. Il cemento armato vibrato: solidità vs praticità

La lastra in c.a.v. garantisce elevate performances statiche:

  • spessore di 3–4 cm;
  • talvolta con maniglie o ferri di presa in acciaio;
  • posa con malta cementizia antiritiro.

Lo svantaggio principale resta il peso (oltre 25 kg), che può creare criticità in quota e in manovra. ma anche possibili incidenti col personale per effetto di schiacciamento di dita in fase di montaggio o smontaggio.

7. Requisiti normativi minimi

I requisiti essenziali, secondo l’art. 76 del D.P.R. 285/1990, sono:

  • impermeabilità a liquidi e gas (comma 6);
  • stabilità strutturale equivalente ai materiali storici (comma 9);
  • tenuta ermetica della sigillatura (comma 9).

8. Obblighi degli operatori e responsabilità

Il responsabile cimiteriale o il custode devono verificare:

  • la conformità dei materiali;
  • l’esecuzione a regola d’arte;
  • la sigillatura finale ermetica.

In caso di danni o fuoriuscite, la responsabilità può essere solidale fra più soggetti coinvolti.

9. Dimensioni standard del loculo

Secondo la Circolare Ministeriale n. 24/1993, la profondità minima utile interna del loculo deve essere pari a 2,25 metri.
Oggi, vista la sempre maggior richiesta di collocazione di urne cinerarie nel tumulo – assieme al feretro – avere una parete di tamponamento la più sottile possibile diventa un plus fondamentale per aumentare la capienza dei loculi esistenti, contenere i costi per le famiglie e ridurre gli investimenti necessari per nuove costruzioni cimiteriali.
Diventa quindi vincente la soluzione della lastra di c.a.v. e ancor di più (è più sottile) quella di fibrocemento, che ha in aggiunta la rapidità d’intervento (e la flessibilità dimensionale, essendo facilmente adattabile al vano con pochi colpi di flessibile).

10. Considerazioni finali

La chiusura del loculo è una fase cruciale, che coinvolge pratica, igiene pubblica e norme cimiteriali da osservare.
La scelta del materiale e la cura della posa devono garantire durata, sicurezza e conformità alle prescrizioni di legge.
L’adozione di soluzioni alternative alla muratura è legittima, ma richiede attenzione sia nella ricerca del giusto prodotto di tamponamento come dei corretti sistemi di sigillatura.
E buona pratica da parte del posatore.

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