Considerazioni finali su TANEXPO 2008

 

Il comunicato stampa conclusivo della Organizzazione
Si è chiusa oggi l’edizione 2008 di TANEXPO, la più importante rassegna italiana, e una delle più importanti a livello internazionale, dedicata al comparto funerario. “Le aspettative che nutrivamo nei giorni precedenti all’inaugurazione – spiega il presidente di Conference Service, Nino Leanza – sono state pienamente confermate. I visitatori che abbiamo registrato sono stati circa 16mila, il 10% in più dell’edizione 2006 di TANEXPO”. A crescere, in questa prima volta del Salone alla Fiera di Bologna, sono stati anche i metri quadrati di superficie espositiva, in totale 25mila, cioè il 15% in più di quelli utilizzati nella passata edizione. “Questo dato in particolare – continua Leanza – è la conferma che la scelta di trasferire TANEXPO da Modena a Bologna è stata vincente. I padiglioni della Fiera di Bologna ci hanno infatti consentito di ospitare meglio i nostri espositori, garantendo loro una maggiore visibilità e quindi un servizio pienamente soddisfacente”. Un grande successo, infine, è stato ottenuto dalla mostra “TanExpo design” che ha ospitato i lavori sull’urna cineraria dei ragazzi di quattro istituti d’arte e quelli sul corredo funebre per loculi, realizzati da designer di fama internazionale. TANEXPO dà appuntamento a espositori e visitatori a fine marzo 2010.

La cronaca della nostra redazione
Domenica: ultimo dei tre giorni alla Fiera TANEXPO 2008.

La mattina buona l’affluenza, anche se non ai livelli eccezionali del sabato (particolarmente elevata di operatori del Nord Italia e ancora dall’estero).
Pomeriggio calma piatta, con alcuni espositori che già cominciavano a “far su le canne” dalle 16 in poi e inevitabili aggregazioni in questo o quello stand di espositori che cominciavano a trarre le conclusioni sulla partecipazione.
Image Che dire ancora? I migliori commenti sulla grande qualità del modo di presentare i prodotti da parte degli espositori. Le maggiori critiche sentite sono sulla logistica della Fiera.
Due padiglioni (il 16 e il 18), su due diversi piani, con un percorso lungo di scala mobile per arrivarci, un percorso ancor più lungo tra la biglietteria e i padiglioni. Si sa noi italiani siamo dei pigroni ….., ma gli stranieri …pure!
Chi ha esposto al piano superiore (padiglione 18) ha lamentato una affluenza inferiore e una stanchezza dei visitatori nell’effettuare i percorsi.
La presenza di operatori funebri del Nord non è stata pari all’attesa; invece massiccia è stata quella dal Sud Italia.
E’ stata notata da più parti la scarsa affluenza di visitatori provenienti da Comuni, complice il fatto che generalmente questi intervengono tra il venerdì e il sabato (ma anche in quei giorni erano pochi).
Forse la crisi economica dei Comuni è tale da non permettere più nemmeno queste trasferte di aggiornamento sulla evoluzione del mercato.
Buono il successo per visite dall’estero. Gli spagnoli sono stati molto numerosi, ma anche tante le visite dal Nord Europa e soprattutto dall’Est Europa.
Pochi i francesi e i tedeschi.
Gli eventi collaterali hanno registrato un buon successo di pubblico, in particolare i 3 convegni, che sono stati effettivamente interessanti e con relatori che hanno consentito di avere una panoramica ampia del settore, centrati tutti su temi di attualità.
Il patron della fiera, Nino Leanza, dovrà considerare attentamente le risultanze ed i suggerimenti del suo staff per decidere il da farsi per la Fiera del 2010. Il 10% di aumento dei visitatori rispetto all’edizione precedente, considerando anche la maggiore superficie a disposizione, è un risultato appena sufficiente.
L’opinione largamente diffusa è che a Modena la logistica della Fiera era migliore, ma Bologna è nettamente superiore in termini di collegamenti viari, ferroviari ed aerei. Per cui occorre rimboccarsi le maniche e correggere gli errori, visto che è più difficile spostare l’aeroporto di Bologna a Modena, che migliorare i percorsi interni.
Le prospettive della Fiera e del mercato funerario italiano
Invece la questione più rilevante sembra quella se, tra due anni, sussisteranno ancora le risorse economiche per poter fare una Fiera come quella a cui siamo tradizionalmente abituati n Italia.
La crisi dei “cassamortari” (il settore dei costruttori di cofani), negli anni d’oro veri e propri Paperon de Paperoni per chi organizza le Fiere, è giunta ad un punto tale da rendere impossibile avere ancora tante e così qualificate presenze come quelle registrate a Bologna quest’anno.
In molti hanno dato fondo agli ultimi soldi (del budget destinato alla pubblicità) per presentarsi al meglio, ma i margini sempre più ridotti fanno disperare sul futuro del settore italiano del cofano. Si è in presenza di una prolungata crisi di prezzi, che ormai si è tradotta in una crisi finanziaria.
Invece regge sempre bene il settore delle autofunebre, che ha margini ampissimi (ormai i prezzi sono da capogiro), ma gli esperti ormai ritengono che sarà il prossimo settore colpito in Italia dalla crisi, assieme a quello dei bronzi.
Image Difatti la restrizione del margini degli impresari funebri da un lato e dei marmisti dall’altro, sta vedendo l’apertura di una competizione dell’una categoria con l’altra per il controllo del mercato del funerale e del post-funerale e il passo successivo (dopo la ricerca di marmi e lapidi a basso prezzo lavorati e prodotti industrialmente in Cina) sarà proprio il contenimento dei prezzi degli arredi tombali.
Le imprese funebri che non sconfineranno nel settore marmoreo saranno tentate di comprimere i costi del proprio servizio, tra i quali uno dei maggiori è proprio quello dell’autofunebre.
Si dovrebbe quindi aprire un mercato più rigoglioso dell’attuale dell’autofunebre usato, che ora invece è canalizzato soprattutto all’estero, e la realizzazione di trasformazioni di auto meno costose, anche se dignitose. per i bronzi è la crisi delle famiglie italiane che detterà un ridimensionamento delle aspettative.
Ci si sta avviando quindi verso tempi in cui il superfluo, il lusso per il lusso, l’ostentazione della novità, lasceranno il passo ai prodotti ed ai servizi essenziali, pur sempre nella qualità.
E’ un po’ la fine dell’era dell’italian style, che ci viene copiato sempre più dall’estero a prezzi insostenibili dal sistema Italia, vista la incapacità del nostro mondo imprenditoriale di lavorare insieme e di far squadra.
Il peccato originale (e comincia ormai ad essere percepito da più operatori) sta proprio nella frammentazione del settore funebre.
Finché non si raggiungeranno dimensioni e organizzazioni di impresa da parte della moltitudine di operatori funebri esistenti il mercato funebre italiano e dei prodotti funerari ad esso correlato sarà inevitabilmente destinato a soffrire (e forse a soccombere). Strette tra la crisi economica delle famiglie, che puntano a funerali meno costosi e a variazioni dei prezzi cimiteriali, anche per la carenza di risorse destinate alla socialità dei comuni, le imprese funebri dovranno profondamente cambiare per non farsi il funerale da sole. Ed è inutile prendersela con gli altri o con la cremazione. Non si ferma la storia e nemmeno il progresso. Ci si può solo adattare.

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