Cambieranno le norme italiane sulle bare

Questo articolo è parte 3 di 3 nella serie Riforma servizi funerari

Sì, per una volta, buone novelle dal fronte funerario. Si è finalmente riaperto il cantiere della discussione in Parlamento sulla riforma complessiva dei servizi per il post mortem.
Proprio così: la “novella” proposta in Commissione Affari Sociali, al testo in esame di riforma dei servizi funerari concerne soprattutto l’art. 13, centrale in tutta l’architettura normativa allo studio del Legislatore.
Si ragiona, infatti, di realizzazione dei cofani funebri, in relazione al loro uso, per il trasporto e sepoltura dei defunti sull’intero territorio della Repubblica. Vediamo come si arriverà a queste modifiche.
Il 25 maggio 2022, la Commissione Affari sociali della Camera, ha approvato in sede referente (quindi il percorso perché ci si trovi di fronte ad una legge applicabile abbisogna di tempi adeguati) una profonda revisione dell’Art. 13, rubricato: “Caratteristiche dei feretri”, del Testo base di riforma del settore funerario in esame in Commissione. Il nuovo testo dell’articolo diventa il seguente:

Art. 13. (Caratteristiche dei feretri)
1. Per garantire il libero trasporto dei feretri nel territorio nazionale, i cofani funebri, in relazione alla destinazione finale, sia essa l’inumazione, la tumulazione in loculo stagno o areato ovvero la cremazione, dovranno possedere le caratteristiche tecnico-costruttive di cui alle norme UNI 11519:2014 e UNI 11520:2014 e successive modificazioni ed essere confezionati in conformità alle disposizioni di cui alle norme UNI 15017:2019 e successive modificazioni ferma restando la possibilità che il Ministero della salute, anche su richiesta degli interessati, sentito il Consiglio superiore di sanità, può autorizzare, per i trasporti di salma da comune a comune l’uso per le casse di materiali diversi da quelli previsti dall’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990, prescrivendo le caratteristiche che essi devono possedere al fine di assicurare la resistenza meccanica e l’impermeabilità del feretro.

L’articolo, dalla sua entrata in vigore, sopprimerà una serie di disposizioni molto puntuali e stringenti sulla costruzione delle casse nonché di modalità di chiusura per quest’ultime, con un più agile rinvio a specifici standards UNI già esistenti, in connessione con la parte degli standards europei sui servizi funerari EN15017:2019 inerente al confezionamento del feretro.
Rimane una clausola di salvaguardia in capo al legislatore delegato (Min. Salute) che potrà, in base all’evoluzione della tecnologia applicata al comparto funerario, autorizzare nuovi materiali, originariamente non contemplati dall’art. 30 del D.P.R. 285/1990 (essi – ricordiamo – sono il legno massiccio e per la controcassa lo zinco o il piombo) e ovviamente quanto già contenuto nelle norme UNI citate e nelle EN15017.
Una profonda revisione concepita con una filosofia di fondo a favore del mercato, della leale concorrenza, a tutto vantaggio sia degli operatori funebri sia delle famiglie italiane colpite da un lutto.
Di fatto, ogni cofano funebre prodotto dovrà portare un identificativo che specifichi le caratteristiche costruttive (ad es. tipo di legname, spessore, ecc.), la destinazione per il quale è permesso, e la certa tracciabilità del costruttore.
Saranno, infatti, i costruttori a rispondere del rispetto delle norme costruttive.
Chi compera le bare per utilizzarle, chi alla partenza deve verificare la rispondenza alla norma in base alla destinazione, chi ha il compito di controllare all’arrivo il feretro, risulterà molto facilitato nel proprio dovere d’ufficio.
Le modalità costruttive e le garanzie che deve possedere il cofano funebre non discenderanno più da una norma cogente esplicita (ad oggi gli articoli 30, 31, 74, 75, 77 del DPR 285/1990) ma dal rispetto di standard elaborati nelle sedi opportune nazionali ed europee (UNI ed EN).
E sono standards a cui hanno contribuito, in fase di stesura, sia i produttori di cofani, sia gli operatori funebri, sia i gestori di cimiteri e crematori, attraverso le proprie Associazioni nazionali di riferimento.
Queste norme UNI, essendo standards tecnici, possono cambiare con l’evolvere delle conoscenze tecnologiche e delle necessità di mercato: una sorta di rivoluzione per l’Italia funeraria, abituata ad operare per decreti ministeriali ormai vetusti e decrepiti.
Già oggi, invero, esisterebbero queste norme tecniche, ma esse valgono solo volontariamente. Per poter essere cogenti e valevoli erga omnes, però, necessita che una legge le imponga come tali. Ed è proprio ciò che con la riforma dei servizi funerari si sta tentando di ottenere.
In altri Paesi, come la Francia, la Spagna si è arrivati prima di noi a questa soluzione, ma come suol dirsi, .. per l’Italia non è mai troppo tardi!
I vantaggi di questa scelta strategica sono quindi una certa flessibilità ed adattabilità di tali standards nel tempo, senza dover sempre passare nelle Aule Parlamentari o dai Ministeri interessati.

Il Legislatore, inoltre, sembra voler evidenziare le diverse fasi di vita della cassa funebre:
– costruzione secondo specifici standards;
– confezionamento della bara in funzione di trasporto e contenimento (= feretro) nonché destinazione ultima, con particolare attenzione anche per le nuove forme di sepoltura in senso lato, come la cremazione o la meno “radicale”, ma pur sempre innovativa, tumulazione in loculo areato.
Chi ha redatto questo articolo 13, rimodellandolo sino all’attuale veste così minimale, si limita ad affidare al Ministero competente solamente la prescrizione che i nuovi materiali da utilizzare per i feretri possano assicurare la resistenza meccanica e l’impermeabilità del feretro.
Le norme costruttive e di utilizzo sono invece contenute nelle UNI, il confezionamento oltre che nelle UNI è previsto nelle EN15017.
Di conseguenza il mercato italiano dei cofani funebri continuerà ad avere comunque una sua specifica e propria disciplina di settore.
Ma come reagirà l’industria italiana delle bare a questa rivoluzione?
A buon motivo i produttori di cofani funebri potrebbero anche dirsi soddisfatti, siccome, di fatto, anche loro, con i rispettivi organismi di rappresentanza, hanno partecipato alla stesura della prefata norma UNI e potranno continuare ad intervenire incisivamente, se necessitassero adeguamenti.
La forma del cofano è, resta e rimane libera, a tutto vantaggio di quell’estetica funeraria, di cui il made in Italy da sempre è grande ed indiscusso interprete.
In ultima analisi, aggiungiamo che la norma, dall’entrata in vigore, potrebbe anche avere un qualche effetto iniziale di barriera rispetto all’ingresso di bare di importazione nel nostro Paese, almeno fino a quando i produttori esteri non vengano a conoscere e ad applicare gli standards italiani nei loro impianti produttivi. Poi conterà soprattutto il costo del lavoro, il prezzo delle materie prime e quanto incide l’ammortamento degli investimenti tecnologici per produrre le bare (quindi al netto degli aiuti di stato per Paesi dell’Est europeo) e da ultimo la capacità imprenditoriale.
E quindi per i costruttori che succederà?
La UNI 11520:2014 non si discosta di molto dalla normativa contenuta nel D.P.R. 285/1990 e di conseguenza non vi saranno enormi cambiamenti. Forse il più importante è quello relativo alla limitazione (per motivi ecologici) della quantità di vernice sulle bare (1 Kg. di residuo secco).
Ma di certo chi riuscirà a fare investimenti adeguati e a “leggere” al meglio, e prima degli altri, le innovazioni conquisterà un vantaggio di mercato cospicuo.
E poiché i costruttori italiani di cofani funebri sono tra i migliori come capacità e professionalità in Europa, si ritiene che il nuovo corso impresso al comparto funerario, con le dovute competenze ed il know-how per implementarlo, possa essere acquisito e recepito in tempi rapidi.

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Written by:

Carlo Ballotta

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