Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, accompagnato dall’amministratore delegato dell’Ama, Domenico Tudini ha chiesto e ottenuto dal pubblico ministero Adelchi D’Ippolito, titolare dell’inchiesta sul raid al complesso monumentale, di incontrarlo, «per fornire – ha spiegato – elementi che potessero essere utili per l’accertamento dei fatti». A conclusione dell’audizione il sindaco ha voluto ribadire che «dopo sei mesi dal suo insediamento», non appena ha visto l’elenco delle persone che avevano richiesto una tomba, ha pensato che fossero troppe e che quindi il sistema andava rivisto. » Veltroni ha sottolineato che già da gennaio aveva imposto «regole più rigide e chiare per la concessione delle deroghe necessarie per edificare tombe e cappelle nei cimiteri della Capitale». «Sono venuto con l’amministratore delegato dell’Ama – ha ribadito – perché ritenevamo tutti e due di avere qualcosa di utile da dire. Dopo aver ricordato il rafforzamento della sicurezza interna al Verano susseguito agli atti di vandalismo dello scorso luglio, il sindaco si è soffermato sul ruolo dell’Ama, l’azienda che gestisce dal 1998 i servizi cimiteriali: «La mia impressione – ha puntualizzato – è che l’Ama sia impegnata, e non da oggi, in un risanamento della gestione del cimitero e che debba continuare su questa strada perché i cittadini di Roma hanno tutti il diritto di essere messi in condizione di poter seppellire i propri morti senza che ci siano problemi di alcun tipo». Leggermente più lunga è stata la deposizione davanti al giudice dell’amministratore delegato dell’Ama. «È stato ribadito – ha detto Tudini al termine della verbalizzazione – che tutte le misure messe in atto da quando abbiamo preso la gestione dei cimiteri devono essere seguite per regolare l’attività e renderla trasparente. Noi, per conto del Comune, agiamo nell’interesse dei cittadini». Sui fatti che riguardano l’inchiesta giudiziaria e sui quali la Procura sta continuando a indagare, l’amministratore delegato ha fatto riferimento ad un’indagine interna all’azienda nell’ambito della quale sono stati sentiti custodi, operatori e funzionari. «Noi – ha precisato – abbiamo l’interesse che si vada avanti perché ci sentiamo parte offesa. L’idea complessiva è che queste azioni siano state poste in essere perché si voleva contrastare un’azione di regolazione e di trasparenza dell’attività. Ci può essere stata, perciò, la reazione di qualcuno che ha visto limitata la propria possibilità di azione».
Di norma la risposta al quesito è data entro 3 giorni lavorativi.
Per quesiti complessi ci si riserva di non dar risposta pubblica ma di chiedere il pagamento da parte di NON operatori professionali di un prezzo come da tariffario, previo intesa col richiedente
Risposta a quesiti posti da operatori professionali sono a pagamento, salvo che siano di interesse generale, previa conferma di disponibilità da parte del richiedente.