Amare riflessioni sul morire, conciò che ne consegue

Trovato sul web. Da non perdere. Si tratta di una amara riflessione su un funerale. IL blg da cui è tratto il post è www.river-blog.com. Ma quel che è altrettanto interessante la serie di commenti, che sono stati riportati in calce al post.

La ritualità post mortem mi affascina e al tempo stesso mi spiazza. E mi rincuora. Sapere che dal momento in cui chiudiamo per sempre gli occhi, ci sarà qualcuno che prenderà in mano la pratica, e seguirà passo passo un copione già scritto, mi dà almeno la certezza che il mio cadavere non finirà in strada divorato dagli avvoltoi. Gli avvoltoi ci sono, ma sono umani, semmai.

E’ morta la mamma di un mio caro amico. Sabato. Era grande. E soffriva, da troppo tempo. Alzheimer. Una malattia atroce. Scoprendola, attraverso i suoi racconti, so che se mai me la dovessero diagnosticare, mi suiciderei. Dico sul serio. Vivere allo stato di una larva, non è vivere. Qua lo scrivo, e lo sottoscrivo. Se n’è andata con una gradualità spaventosa, quasi studiata a tavolino. Prima ha spesso di bere e di mangiare, poi si è abbassata la pressione, infine ha smesso di respirare. In quest’ordine. S’è staccata la spina della vita, da sola.

Muore. Dopo le lacrime, il telefono. La prima cosa che si fa quando muore una persona è telefonare. Non a parenti o amici (escluso l’sms che ha mandato a me, due parole due, senza punti, con un accento). Ma bensì alle pompe funebri. Lavoro facile facile, il loro. E non solo perché non ci sia crisi, ma perché è l’unico settore in cui la concorrenza non serve a niente. Mi spiego: quando dobbiamo scegliere un gestore telefonico, studiamo i diversi piani disponibili e li raffrontiamo. Poi puntiamo sul più conveniente. Le pompe funebri, invece, puntano tutto sullo spiazzamento mortale. Mai ti viene in mente di fare 3 telefonate ai vari Scifoni, Lorenzetti and company (perché certi cognomi fanno SOLO quel lavoro?) per fare un raffronto. Insomma: tu chiami, e loro, subito, ti sparano la loro formuletta magica. “Pensiamo a tutto noi”. Musica per le tue orecchie. Intercettano la tua paura delle burocrazia, della vestizione del cadavere, della prenotazione della chiesa, e così via. Seimila euro, in questo caso. Ma un mio amico, poche settimane fa, ne aveva spesi cinquemila. Vaglielo a dire. “Dovevi chiamare X, risparmiavi”. Fa pure maleducato.

Arrivano a casa tua un’ora dopo. Il catalogo se lo portano dietro. Scegli la bara. Se vuoi vestirla tu, fai pure (la morte deve apparire bella e senza puzze, ovvio). Passano altre due ore, ed eccoli tornare con la bara. Luminosa, pulita, splendente e bella. Legno massiccio. Non il laminato, ecco. Deve sembrare resistente. Per conservare forever un corpo che vogliamo immaginare vestito e pettinato bene. Alcune volte la bocca del morto s’apre. Ma anche là, niente paura. Collare intorno al collo, e il viso sembra rilassato. Già. Parola gettonatissima. “Sorride, sembra rilassata”, sento dire a più persone. Cos’è quel corpo, mi chiedo io? Dov’è la cosa che lo animava? Un brivido. E’ come pensare all’universo. La mente si ferma di fronte al muro autoeretto dall’uomo. Oltre non si va. Al limite, ci si affida a Dio. O alla scienza, i più audaci.

La bara viene chiusa il giorno dopo. Penso ci siano problemi di odore. Le protagoniste assolute sono le viti. Sono loro le perfide entità che ci separeranno per sempre da quel corpo. Penetrano il legno una volta sola, e in un processo irreversibile. Quelle viti non si sviteranno mai. Mai. Sono la barriera tra noi e ciò che resta del nostro caro. Da quel momento in poi, avremo solo l’immaginazione. Le foto. I sogni. Scopro che la domenica non si celebrano funerali. Perché ? E’ per caso il giorno dedicato alle messe, ai matrimoni e ai battesimi.

Il via-vai in casa è continuo. Si offrono pasticcini. Adoro i Ricciarelli di Siena, gusto nocciola, me mangio due, contenendo la fame. Si beve un po’ d’acqua. Si parlotta e si scherza pure. Sbircio, ma non guardo. Non l’ho vista da viva, la mamma del mio amico. Non voglio vederla ora. Preferisco continuare ad immaginarmela come la donna alla quale ha più voluto bene in vita sua, ad oggi.

La burocrazia è facile, con Scifoni. Molte cose neanche te le citano. Fanno tutto loro. Tu firmi, loro eseguono. Macchine che si muovono con educazione (falsa, ma meglio di niente) e il giusto opportunismo di chi fa affari sui morti. In fondo anche i giornalisti – alcuni – fan lo stesso. E poi, non si dice sempre dei becchini che “meno male che c’è qualcuno che fa questo lavoro?”. Un po’ come per gli spazzini.

Il funerale meriterebbe un capitolo a parte. La sua maestà dipende da tre cose: dai soldi infilati nel forziere delle pompe funebri (autolusso? cassachic? tombaglamour?); dal ruolo del parente più vicino vivente; da ciò che la morta ha seminato in vita. Queste tre variabili, combinate tra loro, possono influenzare in maniera decisiva il numero di “partecipanti”, i fiori inviati, i telegrammi, gli abbracci a fine messa.

E io mi commuovo. Mi commuovo non per lei – e, anzi, credo di averti già detto che sia stato meglio così, soffrivi perché la vedevi soffrire, non era vita – ma per il dolore che provi e per l’amore che vedo in quella chiesa. Lo dico da ateo. Io credo nell’amore delle persone. Siamo noi a rendere questo mondo più o meno schifoso, non dio. E là dentro a quella chiesa vedo un affetto sincero. La cosa mi angoscia. Mi angoscia, perché mi chiedo al mio funerale chi verrà. Cosa ho seminato? Scrivo a xmille lettori virtuali. Verranno loro? E l’ex a cui ho forato le gomme del motorino? Ci saranno i miei genitori a piangermi? E dove dovrebbe farsi seppellire un ateo non battezzato? Mi accontenterei di una festa, forse. Possono venire tutti, anche chi m’ha odiato, ma a patto che non dica che m’ha voluto bene. Poi mi viene un dubbio: e se senza l’estrema unzione andassi certamente all’inferno? Magari un aiutino dovrei chiederlo, in extremis.

Il prete cita Isabel Allende (ah, l’impegno del prete dipende da quanto, in vita, quella famiglia abbia frequentato quella parrocchia; ho visto certa gente svogliata sul pulpito, da prendere a calci nel sedere): “Quando c’e’ il ricordo non ci sara’ mai separazione definitiva”. E’ vero. Ma il ricordo fa male.

Oggi ho ricordato la mia vita. E ho avuto paura.

1. Alessandro Says:
November 8th, 2010 at 9:24 pm

il ricordo di mio papà è gioia e dolore della mia vita. Da quel giorno, sono morto un po’ anch’io. che amarezza


2. Benny Says:
November 8th, 2010 at 9:56 pm

Sembrerà strano, eppure il pensiero della mia morte o quella di un mio familiare stretto viene a trovarmi spesso. Mi chiedo com’è che reagirò e come avrò intenzione di comportarmi. Chissà se dovrò mettere per iscritto le modalità del mio funerale. Non amò le veglie, non amo le donnine che pregano sul capezzale, non amo la visita di sconosciuti neppure quella di parenti con i quali in vita si ha avuto un cattivo rapporto o inesistente. Non voglio messe, non amo quelle foto che si danno dopo qualche tempo, non voglio i manifesti.
C’è un’unica richiesta che faccio ed è la cremazione. In seguito, però, le ceneri possono anche essere usate come concime, mi innervosciscono le gite nei cimiteri dove si sbirciano le tombe degli altri, si osservano le foto e si commenta bene o male, quello dipende dai casi.
Poco chiasso, poco spreco. Niente fiori. Odio la puzza di tanti fiori messi insieme. Odio lo sperperò di denaro. Odio la comunella. Odio la preoccupazione di acquistare fiori e lumini per il 2 Novembre. Perchè è così. Nei primi tempi il tumulo sembra un campo fiorito. Dopo qualche anno però, diventa preoccupazione e stress concentrato solo a Novembre. Lo eviterei…
Così immagino il mio funerale.


3. Abenula Says:
November 8th, 2010 at 10:27 pm

Sono atea, vorrei essere cremata e dispersa in mare (è un’idea stupida ma che mi mette serenità, è un posto dove mi piace pensare di stare e da cui mi piace pensare di tornare nel ciclo della vita, in qualche forma), non vorrei nessuna commemorazione, nè laica, nè religiosa. Penso però che non sia per chi va ma per chi resta e che se chi ci sarà avrà bisogno di un rito, di qualunque tipo, per esorcizzare il momento, faccia pure di gusto suo, non mio. l’unica cosa su cui non transigo è la cremazione. e spero tanto di non essere sottoposta ad un’autopsia: ho troppo chiaro come sono e non vorrei esser dall’altro lato. Quanto alle imprese di pompe funebri, non è vero che non c’è concorrenza ed a volte sono letteralmente degli avvoltoi, si aggirano per le camere mortuarie, coccolano i medici (di base soprattutto) per avere delle dritte, approcciano la famiglia prima ancora che il caro sia del tutto estinto…


4. Effy Says:
November 8th, 2010 at 10:52 pm

Improbabili se non impossibili i problemi d’odore. E le viti si riaprono, quando poi trasferiscono i tuoi resti nell’ossario, per far posto ad altri cadaveri più caldi.
Se l’amico leggerà (e spero di no), massima vicinanza, sincera quanto virtuale.


5. Massi Says:
November 8th, 2010 at 11:30 pm

…gran bel pezzo River!
6. M.K.G. Says:
November 9th, 2010 at 12:35 am

leggendo questo post mi è tornato alla mente mio padre,si è spento così da un momento all’altro, magari con il ricordo di me che gli urlo dietro “….nn devi esagerare con gli sforzi poi se ti senti male dobbiamo andare al pronto soccorso” ed al pronto soccorso ci siamo andati, in quella sala d’aspetto ho ripercorso mentalmente tutta la mia vita ed in un attimo però tutto si è fermato. Ho capito che da quel pronto soccorso sarei tornato a casa da solo. Tutt’ora sono a casa da solo e mi sembra che da un momento all’altro possa passare quella porta e tornare qui da me come se il pronto soccorso fosse stato solo un incubo ed ora mi fossi svegliato. Ma non è così, l’incubo continua e ho scoperto che la vita è precaria.
Ci rivedremo un giorno?

Cordoglio per il tuo amico.
Scusate lo sfogo.


7. jocksock Says:
November 9th, 2010 at 12:43 am

Per puro caso ho appreso anch’io stamane di una signora anziana deceduta deceduta per Alzheimer, più o meno con le stesse modalità.
La cosa mi fa, pertanto, supporre che si tratti della stessa persona: per caso, questo tuo amico ha un fratello che si chiama Emiliano???


8. Alessio Says:
November 9th, 2010 at 1:05 am

Anche io credo nell’amore delle persone, e quando l’ho visto scritto mi hai fatto capire che non sono il solo. Grazie.
9. Emanuela Says:
November 9th, 2010 at 1:45 am

Oggi abbiamo seppellito il papà del mio fidanzato, se n’è andato in casa anche lui, assistito 24 ore su 24 dai suoi famigliari, a causa di un mesotelioma pleurico, la malattia dell’amianto. Lui, che l’amianto lo sparava sulle navi quando ancora non era stato messo fuori legge, fino a quando non gli hanno diagnosticato la malattia (due anni fa) non aveva percepito nessun indennizzo. Eppure sino all’ultimo diceva: non dite che sono morto a causa del lavoro.
Un uomo giusto e di fede sino alla fine. Quando si è aggravato, martedì scorso, è venuto il prete a dargli la comunione e lui gli ha detto: mi dà il passaporto…
E poi, in un momento di lucidità, riemergendo dalla morfina, ha cominciato a dire parole come: meno preghiere, più cuore e misericordia.
L’ultimo giorno, in quella casa silenziosa, si sentiva solo il suo respiro pesante che si aggrappava alla vita a tutti i costi.
Oggi il prete ha fatto un’omelia bellissima e suo figlio, il mio fidanzato, ha avuto il coraggio anche di “servire messa” e di preparare l’incenso per la benedizione finale.
Il don ha detto: vorrei essere pronto io come lui ad affrontare la morte. E Luigi, così si chiamava, lo era davvero, nonostante tutto.


10. GODOT Says:
November 9th, 2010 at 1:53 am

Ho perduto mia madre ad appena 11 anni, ma seppe prepararmi a quel momento. Di quel giorno e del suo funerale ricordo pressocchè tutto: oltre al dolore, il timore -tutt’oggi ancora presente- di poterla dimenticare, misto al sollievo nel sapere di non vederla più soffrire.
@river: da ciò che scrivi non credo davvero che tu sia ateo(per affermarlo bisogna avere una fede non meno forte di quella dei credenti) o, almeno pare a me, credo che tu sia inconsapevolmente credente. L’aver pensato alla propria vita,ai propri affetti, o alla propria solitudine e conseguentemente aver paura della morte non è da veri epicurei(“la morte non va temuta perchè quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi”).
Se siamo noi a rendere, come tu dici, il mondo meno schifoso, forse è perchè siamo ispirati da qualcuno o qualcosa a cui tra cinquant’anni(o chissà domani stesso) dovremo rendere conto. Forse è questo che fa paura


11. Luca_CO Says:
November 9th, 2010 at 2:04 am

Un funerale? un cimitero? no, mi spiace.

Per me una persona è una persona, non è un corpo. Quando il corpo si spegne mi piace credere che la persona esita ancora, e magari non solo nei ricordi, ma sicuramente non ha più nulla a che vedere con un corpo in decadenza. Per conto mio buttate pure il mio corpo in un mega-compostatore, io non sarò più lì.
Non visito mai il cimitero (e pensare che ci abito a lato, il mio prato confina con il cimitero) i miei nonni, i miei zii e i miei amici defunti non so di preciso dove siano ora, so però che non sono in quei loculi.


12. ilary Says:
November 9th, 2010 at 8:06 am

madò m’hai fatto venire in mente il mio funerale, e mi sono commosso!! sob!
13. Valentina C. Says:
November 9th, 2010 at 8:42 am

Ovviamente la morte porta dolore e tutto il resto. Ma siccome ho amici nel ramo, tocca che spezzo una lancia a loro favore. A meno che non sei una grande famiglia dalla grande tradizione, spesso e volentieri il guadagno non è altissimo, la fatica è tanta ( vogliamo parlare della preparazione stessa della tomba) e gli operai costano. Per non pagare delle tasse. Sono quelle che fanno salire i prezzi dei funerali. Io ne sono rimasta sconvolta!


14. marco Says:
November 9th, 2010 at 11:15 am

la morte, i funerali, un argomento per certi versi ancora tabù. spesso questo tipo di pensieri emerge quando la morte ci sfiora: la morte di un parente, di un parente di un amico, di un conoscente. quando, invece, la morte riguarda una delle persone più importanti della nostra vita, allora si presenta con una forza distruttriva incredibile, con un impeto che per un attimo ci annienta, ci svuota, ci toglie il fiato. se si potesse incanalare questa energia negativa, avremmo una fonte alternativa di energia inesauribile…i più credenti, forse, pensano all’altra vita, all’immagine paradisiaca e un po’ fiabesca che il catechismo, qualche libro e qualche film sono stati in grado di creare. io non riesco proprio a farmela “andar giù”, se non quando la morte diventa una liberazione dalla sofferenza. le tue parole, river, sono tanto belle quanto sentite ed evocano sicuramente ricordi di esperienze che, ahimè, più o meno tutti noi abbiamo vissuto in passato. anche io non voglio un funerale classico, voglio essere cremato e, paradossalmente, vorrei che chi rimane riuscisse a fare quello che io non sono mai stato in grado di fare: affrontare la (mia) morte in modo sereno.
Io non riesco proprio a non disperarmi, quello che più mi fa male è non poter interagire più con chi mi ha lasciato, non poter sentire più la sua voce. rispetto al resto, però, caro river – chi ci sarà? ci sarà partecipazione? quanto saranno dispiaciuti? cosa ho seminato? – ho capito che non mi interessa, ho capito che voglio raccogliere i frutti della mia vita semplicemente da vivo, voglio interessarmi solo di questo, di far arrivare il mio amore a chi amo. solo così potrò morire tranquillo


15. Orange Says:
November 9th, 2010 at 11:46 am

è un post magnifico, mi ha fatto riaffiorare in mente tanti ricordi. Se ti può essere d’aiuto, non sei l’unico al quale nascono tutti questi pensieri. Condivido in pieno tutto quello che hai scritto.


16. avereoessere Says:
November 9th, 2010 at 12:02 pm

Grazie per questo post, sei sempre così sincero e delicato con i tuoi sentimenti e quelli degli altri.
La frase che mi ha colpito di più è “Siamo noi a rendere questo mondo più o meno schifoso, non dio.” Parole sante.


17. anonimo Says:
November 9th, 2010 at 12:14 pm

non commento questa volta col mio solito nick, perchè sono la persona interessata. intanto conoscendo il blog di river (e le sue ruvidità) lo prendo come un grande atto di affetto nei miei confronti e indirettamente di mia mamma. per cui grazie, e anche grazie di essermi stato vicino in un momento così doloroso, perchè come dici giustamente era “la donna alla quale ho più voluto bene”. Parli di amore, nel tuo commento, che si distribuisce e che si riceve. In parte è vero. Voglio aggiungere a questo proposito un fatto, arricchendo così con un inedito questo post/necrologio, quando era già molto malata e parlava già poco, capitava che ci accompagnasse a fare delle compere, ebbene aveva preso una incredibile abitudine, di dire ai negozianti al momento di pagare il conto “be ora tutto questo ce lo regali”. noi ci arrabbiavamo, io e mio padre, e lei un giorno mi disse, ma perchè fai così, non vedi che loro ridono, oggi li ho fatti felici. ecco questa era mia madre.


18. uomomagnetico/Andrea G. Capanna Says:
November 9th, 2010 at 12:42 pm

Riv, mi sono ritrovato molto nelle tue parole, ma le parole di un me stesso di non molto tempo fa. Quando mi ci sono trovato coinvolto personalmente, ho cambiato radicalmente idea. Mi sono annientato, ho pensato alle esigenze di mio padre defunto, a cosa gli sarebbe piaciuto. Allora i rosari infiniti sono stati più che graditi, così come la lunga veglia (tre giorni) per permettere a tutti, parenti, amici, colleghi e altri, di rendergli omaggio. Sulle onoranze funebri. Mi hanno salvato, di una gentilezza unica, hanno litigato pure con il parroco maleducato. Non ho mai pensato ai soldi fino a quando non è arrivata la fattura, altissima. Io e mia madre, dopo aver preso atto dei costi esosi, abbiamo pianto, ci siamo sentiti delle merde. Per una persona cara che muore, non c’è prezzo, i soldi non devono contare niente. E poi, all’atto pratico, è stato un funerale stupendo e curato in ogni dettaglio. Baci.


19. anonima Says:
November 9th, 2010 at 2:31 pm

Questo post è belllissimo e anche certi commenti lo sono.
Mia madre è morta da un giorno all’altro…e ancora sogno quella stanza d’ospedale…e lei che mentre viene portata in terapia intensiva prega…l’ho rivista solo dopo l’autopsia.e se adesso chiudo gli occhi sento il rumore del trapano che chiude le viti e io daventi a quella porta che guardo fin quando non vengo trascinata via di peso.
Il signore delle pompe funebri,facendomi vedere il catalogo delle bare,mi aveva detto:”sì sì…questa va molto”


20. anonimo83 Says:
November 9th, 2010 at 4:36 pm

mi hai fatto ricordare mio padre come accade ogni giorno.
ma stavolta ho avuto paura… anch’io.

babbo dove sei?.


21. rafael Says:
November 9th, 2010 at 11:11 pm

M’hai fatto ricordare, nel particolare dettaglio delle viti, il funerale di mia cugina.
Non che ci voglia molto…
Ma è stato veramente… un’esperienza unica nel genere.
La bara si copre, si sente il rumore del trapano, che è del tutto fuori luogo in quel contesto, che vrrr, vrrr, vrrr, definisce il distacco.

12 anni. Adesso ne avrebbe 15.
Chissà dov’è, oltre che nei nostri cuori.


22. Ema Says:
November 9th, 2010 at 11:26 pm

Già quando si nasce si parte con l’idea di morire… è forse questo l’unico pensiero che ci rende capaci di vivere sul serio.

Sapere che prima o poi non potremmo più… ci permette di aprirci, di capire che non dobbiamo lasciare che le opportunità volino… e ci da anche la forza di andare avanti, perchè con la morte anche gli errori finiscono. In fondo la morte è un cambiamento, ma che già si conosce, e non si dovrebbe essere tristi per il suo arrivo, ma pensare che si è vissuti. La tristezza deve esserci quando la gente muore giovane, e non quando ha vissuto una vita, e il continuare a vivere avrebbe portato solo sofferenze.

Riv, per rivolgermi ora a te: A mio avviso, quando tu morirai, avrai più dei soli amici, ma anche tutti coloro che ti seguono, e mancherai a molte più persone di quanto immagini. Oramai tu per noi sei diventato un punto focale, una visione della vita da parte di una persona che vede il mondo in maniera diversa, ma nonostante tutto con le nostre stesse aspettative e problematiche. Riv, io ora parlo per me, tu per me sei come un parente, qualcuno che è realmente importante, e ci sei riuscito solo scrivendo… infondo sei qualcosa di impressionante… 😀


23. Omnibus Says:
November 9th, 2010 at 11:39 pm

Ciao River…questo post mi colpita dentro…
Forse non ricorderai, ma un paio di anni fa, scrivendoti di me, ti raccontai che mia mamma è malata di Alzheimer…dal 2003…aveva neanche 60 anni…troppo giovane lei, troppo pochi i miei 21 anni…sono passati tanti anni… la malattia progredisce lenta ed inesorabile… non so quanto piangerò quando lei morirà veramente..per me è già morta, ho già speso tutte le lacrime che avevo…se chiudo gli occhi ho solo ricordi di questi ultimi anni…anche la sua voce, così com’era quando sapeva articolare parole, e chiamarmi “amore”, non la ricordo… Hai ragione, anch’io penso che mi suiciderei se mai dovessero diagnosticarmi questa malattia… E’ brutto morire prima di “testa”, mentre il tuo corpo continua a vivere, anche se non ne hai più il controllo… Diventi bambino… ma è un processo innaturale…
Buona notte river…
Un dolce abbraccio!


24. mercuzio Says:
November 10th, 2010 at 2:10 am

Tranquillo Riv, io ci vengo al tuo funerale.
Assicurati solo che sia in un giorno pari, ché nei dispari ho la piscina.


25. arlaune84 Says:
November 10th, 2010 at 11:08 am

mio papà e suo padre, a qualche anno prima della morte del secondo, si fecero un giro-sgamo dei becchini della zona. in casa di nonno giravano depliant di economiche bare o altre minchiate assurde: GENIALE!
mio nonno d’un cinismo storico, si scelse tutto…non son sicuro del vestito che credo lo scelse nonna almeno una trentina di anni prima.
al post cerimonia noi ci abbiamo mangiato su.
olé!
mi manca!!!! 😀


26. giampix Says:
November 10th, 2010 at 12:05 pm

l’impegno di quel prete dipende da quanto conosceva quella persona o dai segnali esteriori di fede che può aver dato (uno è se si vedeva o no in chiesa) visto che l’interiorità risulta difficile da misurare… basterebbe che chi non crede avesse la cortesia e la coerenza di non chiedere riti religiosi per sè o per gli altri; capisco che questo sembri elitario e difficile da capire per chi non conosce la fede, ma i luoghi e i riti sacri sono nati per chi crede, pretendere l’ospitalità per costume o scenografia non h senso. per quanto riguarda la mia morte concordo pienamente con river, se non hai una speranza ulteriore la vita dopo un pò finisce di stupirti e ti regala solo problemi. non vale la pena.


27. cris72 Says:
November 12th, 2010 at 12:34 am

Leggo questo blog da tempo..lettore silenzioso..ma questo post mi ha scosso perchè anche a me il rumore di quelle viti che vengono chiuse.. con il trapano elettrico.. che strazio.. quel rumore pesa di più dello squillo del cellulare la sera tardi (non succede mai) con la scritta “casa”, pesa di più della voce di mia madre che mi dice “tuo padre non mi risponde”.. pensa.. che strani meccanismi segue la mente in quei momenti; non mi ha detto “sta male” ma “non mi risponde” perchè era ciò che stava succedendo.. lei lo chiamava e lui non rispondeva.. io ero fuori con M (che, coincidenza, anche lui ha perso suo padre diversi anni fa) e mi sono precipitato a casa ma non ce l’ho fatta a vederlo vivo: lo avevano già portato in ospedale, in rianimazione, di nuovo.. ho visto solo una dottoressa uscire e spiegare tutto quello che avevano fatto quasi a volersi discolpare “è arrivato qui con il sistema circolatorio devastato”… l’ho rivisto… ma non c’era più..l’ho toccato ed era già freddo… e da allora non mi perdono di non aver fatto in tempo…”che avevo anch’io qualcosa da sperare, qualcosa da finire insieme a te…” ciao babbo… mi manchi ogni giorno…
28. river Says:


November 12th, 2010 at 1:10 am

Grazie a tutti per aver condiviso con me un pezzo della vostra vita.


29. don Marco Says:
November 12th, 2010 at 7:30 pm

celebrare un funerale non è mai facile… Ogni volta che lo faccio mi commuovo, pur non conoscendo spesso le persone…
Ma è vero che non sempre è possibile dire qualcosa sulla persona morta, soprattutto se essa era lontana da una vita attiva di chiesa…
Ma al di là di questo, dico grazie a te River per questa tua testimonianza.
Si nasce soli. Si muore soli, pur essendo circondati da tante persone: è l’unica cosa che non si può delegare a nessuno e spero di farlo nel modo migliore, quando sarà. Di esserne all’altezza.
Riporto una storiella ascoltata una volta in un bel film che ho visto coi ragazzi dell’Oratorio: Non è mai troppo tardi.
Gli antichi egizi credevano che dopo la morte l’anima si presentasse agli dei i quali facevano al morto due domande:
1. Hai trovato la gioia nella tua vita?
2. La tua vita ha portato gioia agli altri?
Ecco credo che qui si nasconda una grande verità.
In una giaculatoria Gesù viene chiamato “Causa della nostra gioia”, la nostra gioia…
E’ bello sapere di essere amati.
Ma è anche bello amare gli altri, un altro, forse una sola persona nella vita.
Questo ci salva.
ciao Riv e ciao a tutti.
don Marco

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