Referendum: de profundis per l’articolo 23 bis

Referendum: de profundis per l’articolo 23 bis

«Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art.

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Un cappio al collo

Un cappio al collo

Forse mai come in questo periodo storico i servizi delle Amministrazioni pubbliche e quelli pubblici locali hanno dovuto scontare un normativa penalizzante: compressione delle possibilità di investimento e riduzione dei trasferimenti erariali connessi al rispetto del Patto di Stabilità, ma anche limiti alle assunzioni di personale e vincoli di ogni genere alla espansione o anche al solo mantenimento del livello qualitativo dei servizi prestati alla collettività, a fronte di necessità imperiose di crescita tariffaria per compensazione dei ridotti trasferimenti centrali e ad una sempre maggiore attenzione alla qualità dei cittadini, che giustamente se pagano di più pretendono di più.

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L’evoluzione prossima del settore cimiteriale in Italia

L’evoluzione prossima del settore cimiteriale in Italia

In Italia è in atto un processo di privatizzazione dei servizi pubblici locali particolarmente celere. Ciò avviene sia per la spinta politica del Governo Berlusconi (ma anche la precedente maggioranza aveva su questi temi impostazioni quasi analoghe), sia per la grave crisi economico finanziaria in atto. In particolare i tagli decisi a livello centrale per gli EE.LL. (nel solo 2011 si stimano 4 miliardi di euro) in-cidono fortemente sui Comuni, che sono costretti a forti razionalizzazioni, tra le quali la cessione di imprese pubbliche o parti di esse, ad aumentare i livelli tariffari di servizi prima considerati sociali, a non coprire gli organici e quindi a trasferire lavorazioni all’esterno o a ridurre la qualità e quantità dei servizi prestati.

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A schifio se finisce!

A schifio se finisce!

Non si è ancora spento l’eco dei fattacci degli operatori cimiteriali di Genova, cui è dedicato un articolo in questo numero della rivista, che si ripresenta (e ormai è una sorta di tormentone) la denuncia dell’associazione “SOS racket usura” sulle connivenze nel milanese tra personale delle camere mortuarie e impresari funebri.
Un paio di video passati anche sui TG nazionali, cui hanno fatto seguito decine e decine di segnalazioni pervenute a quella associazione, provenienti da molti comuni della Lombardia, ma anche dal Lazio e da altre regioni.

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C'era una volta …

C’era una volta …

È questa l’espressione che si usa per ricordare quel che c’era. E anche i servizi sociali, in particolare quelli pubblici degli enti locali, rischiano di passare nel dimenticatoio. Il motivo sta nella tenaglia data dalle nuove norme introdotte dall’ormai famoso “art. 23 bis”, combinato con i tagli ai Comuni derivanti dall’osservanza del patto di stabilità e ora dalla manovra economica di cui al D.L. 78/2010. Queste misure creano quella miscela esplosiva che si può così sintetizzare:
” Si alzano le tariffe per avvicinarsi ai costi di produzione dei servizi; quelli “sociali”, cioè con tariffe inizialmente non commisurate ai reali costi di gestione, si allontanano dal criterio di socialità e si avvicinano al carattere di servizi a rilevanza economica (non solo come classificazione giuridica, ma di fatto) e diventano sempre più appetibili per l’imprenditoria privata;
” I Comuni per osservare il patto di stabilità devono tagliare sia gli investimenti, sia la spesa corrente e poi, per far cassa, devono cedere i gioielli di famiglia: e quindi vendere al settore privato fette importanti di servizi cosiddetti “industriali”, cioè il gas, l’elettricità, i rifiuti, l’acqua e ora anche i trasporti;
” I servizi funebri pubblici, che costituiscono circa il 5% dell’intero mercato funebre italiano, faranno anch’essi questa fine.

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La riforma dei servizi funerari in mezzo al guado

La riforma dei servizi funerari in mezzo al guado

Il 16 dicembre 2009 in Commissione XII (Sanità) al Senato è stato approvato, a maggioranza, il testo del DDL di riforma dei servizi funerari, frutto da parte del relatore Sen. DI GIACOMO (PDL) della unificazione di 3 distinti DDL: (56) TOMASSINI – Disciplina delle attività nel settore funerario (511), PORETTI e PERDUCA – Nuove norme in materia di dispersione e di conservazione delle ceneri, (95) Marco FILIPPI ed altri – Disposizioni fiscali in materia di prestazioni di cremazione.

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